Morning Bell: l’ottimismo dei mercati dopo i dati sull’inflazione Usa

Economia & Finanza

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L’indice dei prezzi al consumo annuale, aggiornato a ottobre passa infatti dall’8,2 della precedente rilevazione al 7,7%, ben al di sotto dell’8 atteso. Si allontana lo spettro di aumenti consistenti dei tassi di interesse da parte della Fed

di Riccardo Bastianello

© TIMOTHY A. CLARY / AFP
– La borsa di New York

 

AGI – I mercati ritrovano l’ottimismo dopo i dati di ieri sull’inflazione americana. Dati che mostrano un rallentamento dell’economia a stelle strisce più marcata del previsto e che quindi allontanano, almeno ora, lo spettro di aumenti consistenti dei tassi di interesse da parte della Fed. Male quindi bene, nell’ottica degli investitori.

L’indice dei prezzi al consumo annuale, aggiornato a ottobre passa infatti dall’8,2 della precedente rilevazione al 7,7%, ben al di sotto dell’8 atteso. Nel frattempo aumenta il numero delle richieste iniziali di sussidi di disoccupazioni, da 218 mila a 225 mila (al di sopra dei 220 mila attesi). E le Borse festeggiano.

A New York ieri le contrattazioni si sono chiuse con il Dow Jones a +3,69%, lo S&P 500 a +5,43% e il Nasdaq addirittura a +7,35%. Lo S&P 500 e il Nasdaq hanno registrato il balzo giornaliero più grande dall’aprile 2020, un vero record. Ottimismo anche in Asia dove tutti i principali indici procedono in netto rialzo con l’Hang Seng di Hong Kong che al momento fa registrare un +7,67%. Future europei e americani ancora in rialzo e future sull’oro in ribasso.

Il market mover della giornata potrebbe essere sicuramente il Pil mensile, trimestrale e annuale della Gran Bretagna, atteso in flessione così come le sua produzione manifatturiera.  L’euforia dei mercati delle ultime ore potrebbe però non durare così a lungo.

Nel settimo bollettino economico dell’anno la Bce ha scritto che “sebbene si riscontrino alcune circostanze positive per l’economia mondiale” ma che “persistono rischi al ribasso” e che per questo si prevedono “ulteriori incrementi (dei tassi di interesse, ndr) per assicurare che l’inflazione torni tempestivamente in linea con l’obiettivo di medio termine”.

Il Consiglio direttivo della Bce ha aumentato da 150 a 250 miliardi il limite di obbligazioni che può prestare in cambio di contanti. Per Isabel Schnabel, membro del board dell’Eurotower “si tratta di una misura precauzionale volta ad attenuare la scarsità di garanzie e a sostenere il funzionamento del mercato in prossimità della fine dell’anno”.

Con la Bce che detiene migliaia di miliardi di euro di debito pubblico, gli operatori di mercato spesso faticano a trovare obbligazioni ad alto rating, come quelle tedesche, da prendere in prestito e utilizzare come garanzia nelle operazioni finanziarie.

Guardando ai cambi dopo i dati sull’inflazione americana il dollaro è precipitato sui minimi di due mesi nei confronti di sterlina, yen e, in misura minore, dell’euro. Ieri il biglietto verde ha perso il 2,92% a 1,1690 dollari per sterlina, con la valuta britannica che ha raggiunto il top dalla fine di agosto. Per quanto riguarda l’euro in questo momento la valuta unica è tornata nettamente sopra parità col dollaro e avanza di un nuovo 0,12% (dopo il +1,68% di ieri) a 1,0219, ai massimi da metà agosto.

Sullo sfondo c’è ancora l’esito del voto Midterm Usa. Un voto che che ha sorpreso gli analisti in quanto particolarmente incerto. L’attesa “onda rossa” non c’è stata e per capire come sarà composto, e come cambierà il Congresso, sarà necessario attendere ancora qualche giorno.

Non è escluso infatti che per avere un risultato definitivo si debba attendere il ballottaggio del 6 dicembre visto che nel seggio della Georgia è testa a testa tra i due afroamericani in corsa. E dato che una delle cose più temute dagli investitori è proprio l’incertezza non c’è da stupirsi se ieri l’azionario americano ha sofferto.

Sul fronte geopolitico restano i timori per nuovi rallentamenti dell’economia legati alle politiche di contenimento del Covid in Cina mentre c’è grande attenzione al conflitto russo-ucraino dopo l’annuncio del ministero della Difesa russo del ritiro da Kherson dopo una notte di combattimenti. La notizia è stata però smentita da Kiev che ha precisato di non vedere “alcun segno” del ritiro e teme si possa trattare di una trappola.

L’inflazione americana inizia a frenare

I dati sull’inflazione Usa mettono il turbo alle Borse. I prezzi al consumo a ottobre calano oltre le attese: su base annua si attestano al 7,7% dall’8,2% di settembre.

Le previsioni erano per l’8%. Il dato “core”, ovvero quello depurato dalla componente dei prezzi dei beni alimentari ed energetici, è cresciuto del 6,3%, con le attese per un +6,5%. Su base mensile, i prezzi sono aumentati dello 0,4% come a settembre, più delle stime che erano dello 0,6%.

Il dato “core”, è cresciuto dello 0,3%, contro attese per un +0,5%. Dati che allontanano lo spettro di nuovi consistenti rialzi dei tassi di interesse da parte della Fed. Nella prospettiva di una Fed meno aggressiva, i rendimenti dei Treasury sono crollati, con il tasso dei Treasury a 2 anni sceso ai minimi di due settimane. Balzo per tutti gli indici, i particolare per i titolo del settore tech. Le azioni di Apple, Microsoft e Alphabet sono aumentate di circa il 7%, mentre Meta Platforms ha guadagnato oltre il 10%. Anche i titoli di consumo hanno alzato la testa, con Amazon in rialzo di oltre il 12% sulle scommesse che il rallentamento della pressione inflazionistica allenti la pressione sui consumatori e incoraggi le spese. Su anche Tesla a +7,4%.

Le previsioni fosche della Bce

Pochi prima dell’annuncio della decisone del Consiglio direttivo della Bce di aumentare da 150 a 250 miliardi il limite di obbligazioni che può prestare in cambio di contanti l’Eurotower ha anche diffuso il suo bollettino economico. Un bollettino che, in buona sostanza, mette in guardia per i prossimi mesi.

“Sebbene si riscontrino alcune circostanze positive per l’economia mondiale, legate all’ulteriore allentamento delle pressioni sulle catene di approvvigionamento derivante dai miglioramenti osservati nell’offerta e dalla flessione della domanda, persistono rischi al ribasso” scrive la Bce precisando che “in generale nel terzo trimestre vi è stato un grado relativamente elevato di sincronizzazione tra paesi in termini di indebolimento degli indicatori dell’attività mondiale, a segnalare un deterioramento delle prospettive per la seconda metà di quest’anno”.

Prospettive fosche per l’inflazione (“spinte inflazionistiche a livello mondiale rimangono molto elevate”), per il mercato del gas (“fragile”), per il mercato del lavoro (“solido, ma registra una lieve perdita di slancio”), per le famiglie (“un maggior numero di persone si attende di non essere in grado di pagare entro la scadenza le bollette dei servizi di pubblica utilità”). Uno scenario che in sintesi vede la Bce pronta ad ulteriori incrementi dei tassi di interesse “per assicurare che l’inflazione torni tempestivamente in linea con l’obiettivo di medio termine”.

 

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