A Teheran, Gorgan, Sanandaj o Isfahan, dove i manifestanti hanno danzato intorno ai falò. Ma le manifestazioni pacifiche sono state accompagnate da sparatorie e aggressioni in varie località
di Gianluca Zeccardo
– Una manifestazione contro il velo in Iran
AGI – L’Iran ha vissuto una notte di violenza con manifestazioni e due attacchi armati che hanno causato almeno 12 morti, mentre le proteste per la morte di Masha Amini, la 22enne uccisa dalla polizia morale dopo l’arresto, sono entrate nel terzo mese.
Il caos determinato delle proteste è stato “sfruttato dai gruppi terroristici”, hanno riferito i media locali: a Ize, nel Sud del Paese, uomini armati a bordo di motociclette hanno aperto il fuoco sui passanti e sulla polizia nel mercato centrale della città, uccidendo almeno sette persone e ferendone 15.
Tre sospetti sono stati arrestati per il loro presunto coinvolgimento nell’attacco, ha riferito Ali Dehqani, direttore del Dipartimento di Giustizia del Khuzestan, dove si trova Ize, secondo l’agenzia Tasnim. Nella città si sono verificati pesanti scontri la scorsa notte e i manifestanti hanno dato fuoco a un seminario religioso, secondo Tasnim.
In un altro attacco, uomini armati su motociclette hanno sparato contro le forze di sicurezza nella città centrale di Isfahan, uccidendo due basiji (militanti islamici) e ferendone altri otto. Inoltre, tre persone sono morte nella città di Semirom, nella provincia di Isfahan, in circostanze non chiarite dalle autorità.
Le proteste si sono intensificate da martedì, a seguito di un appello degli attivisti, che hanno esortato a commemorare le mobilitazioni del 2019, in cui furono uccise 300 persone, secondo Amnesty International.

Una manifestazione contro il velo in Iran
Manifestazioni sono in corso in numerose città del Paese, ma e’ difficile conoscerne la portata date le limitazioni di internet e la mancanza di informazioni ufficiali. A Teheran il Grand Bazaar è stato chiuso secondo fonti dei manifestanti. In un altro noto centro commerciale della capitale, diversi negozi sono stati chiusi e alcuni negozianti hanno gridato “morte al dittatore” riferendosi al leader supremo dell’Iran, Ali Khamenei.
Almeno 326 persone, tra cui 43 minorenni, sono state uccise nella repressione della polizia, secondo l’Ong Iran Human Rights, con sede a Oslo. Inoltre, finora cinque persone sono state condannate a morte per la loro partecipazione alle manifestazioni, mentre circa 2.000 sono state accusate di vari reati legati alle proteste.