D’Amato lancia l’allarme: “Impatto devastante dal regolamento Ue sul packaging”

Economia & Finanza

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Passare dal monouso riciclabile alle confezioni riutilizzabili genererebbe il 48% in più di emissioni di CO2

di Elisa Trincia

© Agf – Antonio D’Amato

 

AGI – “Siamo in un’economia di guerra, abbiamo un modello virtuoso – il più virtuoso del mondo – e in nome di un’ideologia, e non si capisce bene di quali interessi, lo vogliamo demolire, siamo veramente fuori strada“. Lo dice all’AGI Antonio D’Amato, vice presidente di Eppa – European Paper Packaging Allinace interpellato, a margine del Forum Coldiretti, sul nuovo Regolamento Ue su imballaggi e rifiuti da imballaggi che sta provocando la forte preoccupazione di tutti i settori industriali coinvolti.

“Il regolamento Ue mette in allarme tutte le filiere dell’economia italiana ed europea e mette in particolare allarme tutta la filiera agro industriale, perché questa proposta di regolamento sul packaging e ‘packaging waste’ corre il rischio di realizzare una devastazione assoluta, ha un impatto devastante”, spiega D’Amato sottolineando anche “gli effetti dirompenti che produce sull’ambiente”.

Quello che è “veramente paradossale”, prosegue ancora l’ex presidente di Confindustria, è che questo regolamento “rappresenta una visione puramente ideologica e demagogica” in particolar modo sui temi che riguardano il Green deal.

“Da un lato – prosegue D’Amato – si cerca di realizzare un minor impatto ambientale, un minore carbon footprint per l’Europa e, dall’altro lato, con questa proposta di regolamento si mette in moto un processo nel quale si accentua, in maniera significativa, la creazione di CO2 e si aggrava in maniera molto pesante anche il water stress che è una delle principali priorità del pianeta”.

Per questo l’European Paper Packaging Alliance (Eppa) ha commissionato uno Studio sul ciclo di vita (LCA – Life Cycle Analysis) dei prodotti monouso in carta – materia prima rinnovabile, certificata e pienamente riciclabile e realmente riciclata – che dimostra come il passaggio ad alternative riutilizzabili genererebbe il 48% in più di emissioni di CO2, consumerebbe il 39% in più di acqua potabile e richiederebbe l’82% in più di estrazione di minerali e risorse. L’analisi dei risultati mostra che tutto ciò è dovuto al trasporto di ritorno degli imballaggi presso i ristoranti dopo il loro uso, nonché al lavaggio e all’asciugatura, che consumano più energia, più acqua e più risorse di quelle necessarie per la produzione e l’utilizzo di imballaggi monouso in carta.

Ma nonostante questi numeri, D’Amato è convinto che “si stia andando avanti su delle proposte che sono assolutamente demagogiche. Pensare di poter vendere l’alimento sfuso, pensare di poter proibire il prodotto monouso per poter privilegiare invece il prodotto riutilizzabile, l’imballaggio riutilizzabile, non solo è contrario a quelle che sono le logiche più elementari di protezione dell’alimento e di tutela della salute del consumatore ma comporta un aggravio fondamentale in termini di produzione di CO2 quattro volte più che la produzione di contenitori monouso, in termini di consumo d’acqua stiamo parlando di 4-5 volte e più di consumo d’acqua potabile fresca”.

Il governo italiano e tutte le rappresentanze industriali agricole si sono mossi in maniera “molto forte e significativa e così anche tutte le rappresentanze agricole e industriali europee”, ha assicurato. Inoltre, “il packaging alimentare rappresenta un elemento fondamentale per la tutela dell’integrità dell’alimento, consente in maniera assoluta la riduzione dello spreco alimentare e consente altresì di rendere fruibile l’alimento anche laddove non si produce” aggiunge D’Amato, così concludendo: “Siamo veramente fuoristrada: predichiamo un mondo bucolico, bello, pulito e soprattutto prospero e sereno e dall’altro lato contribuiamo seriamente a metterlo in crisi”.

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