La polemica sulle graduatorie delle università americane

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Yale e Harvard hanno annunciato l’uscita dal sistema che certifica i migliori atenei negli States

di Alberto Ferrigolo

© PATRICE TOURENNE / PHOTONONSTOP / PHOTONONSTOP VIA AFP – L’Università di Harvard

 

AGI – Addossando la responsabilità a difetti nel modo in cui vengono effettuate le valutazioni: le università americane di Yale e Harward hanno annunciato di non aderire più al sistema delle classifiche che stabiliscono quali sono le migliori scuole della nazione. Già nei decenni scorsi, college e università hanno avanzato critiche al sistema di classificazione definendolo “inaffidabile” perché “distorceva le priorità educative”, “ma raramente avevano preso provvedimenti per contrastarlo e ogni anno quasi sempre sottoponevano i loro dati al giudizio sui loro vari corsi di laurea e corsi di laurea”, si legge in un articolo del New York Times che ha dato ampio risalto alla vicenda.

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Le facoltà di Legge di Yale e Harvard hanno annunciato che non collaboreranno più, criticando il sistema valutativo “per aver utilizzato una metodologia che, secondo loro, ha svalutato gli sforzi delle scuole come la loro per reclutare studenti poveri e della classe operaia, fornire aiuti finanziari in base alle necessità e incoraggiare gli studenti di legge ad accettare una bassa retribuzione dopo la laurea”.

“È diventato impossibile conciliare i nostri principi e impegni con la metodologia e gli incentivi che riflettono le classifiche di US News”, ha dichiarato al NYT John F. Manning, decano di Harvard Law.

Commenta il Times: “È ora improbabile che il ritiro di istituzioni importanti come Harvard e Yale sovverta l’industria delle classifiche. Per prima cosa, solo le facoltà di giurisprudenza si sono ritirate dalla graduatoria. E anche se US News chiedesse alle scuole di fornire i propri dati, molte delle informazioni sono già pubblicamente disponibili”.

Anche per le università italiana c’è un sistema di classificazione che si basa su una metodologia di valutazione degli istituti universitari presenti nel nostro Paese “sulla base di una serie di indici caratteristici” degli stessi e del peso relativo che viene attribuito a questi fattori. In genere è realizzata da enti terzi come istituti di ricerca o testate giornalistiche nazionali o internazionali. Tutti gli indici puntato a definire quali siano le migliori università e, quindi, le più appetibili e consigliabili sul mercato dell’istruzione.

La classifica dipende da chi la fa

Molte di queste classifiche considerano il punteggio finale come combinazione di parametri di ricchezza dell’ateneo, eccellenza nella ricerca o la reputazione internazionale, la selettività e le opinioni degli stessi studenti. Tra i principali enti certificatori c’è il Censis, che stila una classifica sia per le università pubblica sia private, e il Miur, oggi Ministero dell’Istruzione e del Merito, che invece si occupa solo di quelle pubbliche.

Su questa base, nel 2021 secondo il Censis al primo posto c’era l’Università Bocconi di Milano e al secondo la Luiss di Confindustria e al terzo la Lumsa con al quarto l’Università di Bologna seguita  da Perugia, Trento, Udine, Padova. Al nono posto La Sapienza di Roma mentre tra le private ai primi quattro posti si trovavano Luiss, Lumsa, Iulm e la Benincasa di Napoli.

Ma tutto dipende da chi certifica e cosa: ad esempio lo scorso ottobre l’ultima classifica stilata da The Times World Univesity Rankings l’Università  Alma Mater di Bologna e la Scuola Normale superiore di Pisa sono gli atenei tra i primi 200 mentre l’Humanitas University di Milano si piazza invece nell’intervallo tra 201 e 250 ed è  la migliore new entry al mondo in questo range.

Tra 201 e 250 si piazzano anche l’ateneo di Padova, la Scuola S. Anna di Pisa, La Sapienza di Roma e il San Raffaele di Milano. Subito dietro si pone l’Università di Pavia (251-300). Nello stesso range (301-350) troviamo l’Università di Milano, la Bicocca e il Politecnico di Milano. Tra 351 e 400 si piazzano l’ateneo di Brescia, Tor Vergata a Roma, l’università di Verona e la Federico II di Napoli. Subito sotto (401-500) troviamo le università di Catania, Ferrara, Firenze e Bolzano, Genova, Reggio Emilia, Pisa, Siena, Trento, Torino.

E stando ai rilevamenti dello scorso luglio, la Luiss secondo il Censis si conferma al primo posto tra gli atenei non statali di medie dimensioni nella classifica sulle migliori università anche per il 2022 mentre l’Università di Torino è ai vertici della classifica Ntu Ranking e al 131esimo posto al mondo e quarto in Italia.

Tornando alla competizione universitaria americana, ora sia Yale sia Harward sperano solo che alla loro iniziativa si aggreghino altri atenei e scuole, in modo da rivelarsi determinante per imprimere un cambiamento di rotta al sistema delle valutazioni e delle classifiche che in America sono comunque molto radicate nella cultura dell’istruzione superiore. Anche perché i futuri studenti universitari hanno ben pochi altri modi, apparentemente obiettivi e basati sui dati significativi, per giudicare le scuole da scegliere, fa notare il New York Times.

Molti critici delle classifiche sostengono che i dati possono essere facilmente manipolati e hanno sottolineato i dubbi insinuatisi quest’anno su quelli diffusi di recente dalla Columbia University e che hanno sollevato un mezzo scandalo. US News ha comunque mantenuto la Columbia in classifica, ma l’ha retrocessa al 18° posto. E sulle classifiche le Università si contendono le iscrizioni degli studenti.

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