La deputata rompe gli indugi: non basta cambiare il gruppo dirigente, serve un partito pluralista e con un’identità chiara. Accuse a Meloni e Renzi. Alla prima: “Non serve una premier donna che non aiuta le donne”. Al secondo: “È andato via lasciando macerie”
AGI – Elly Schlein si candida ufficialmente alla segreteria del Pd. “Se lo facciamo insieme io ci sono, non mi tiro indietro: costruiamo insieme questa candidatura per dimostrare che io posso diventare la segretaria del nuovo Pd. Insieme a voi voglio diventare la segretaria del nuovo Pd”. Unità, la parola chiave. “Non siamo qui per fare una nuova corrente o per tenerci quelle di adesso, ma per superarle con un’onda di partecipazione. Non ci saranno mai gli ‘schleiniani’“.
All’iniziativa capitolina, intitolata “Parte da noi”, Schlein ha rimarcato di voler iniziare un percorso che vada oltre la corsa alla segreteria. “Sono disponibile ad accettare qualsiasi esito del congresso, lavorando dal giorno dopo per l’unità”. E lancia un ramoscello d’ulivo agli altri contendenti: “Un grande in bocca al lupo agli altri candidati, sono tutte persone che stimo”. Poi aggiunge: “Sono d’accordo con chi parla di una fase costituente che non può finire al termine di questa partita congressuale“.
Il Pd, insomma, ha bisogno di una profonda trasformazione: “Non basta cambiare il gruppo dirigente se non ritroviamo un’identità chiara. Serve una cosa nuova”, ha spiegato. Poi la stoccata verso chi, in passato, ha avuto tra le mani il timone, come Matteo Renzi. “A Renzi va il merito di aver spinto me e tanti altri fuori dal Pd con una gestione arrogante e incapace di fare sintesi delle diversità e dopo aver umiliato chiunque avesse un’idea diversa. Ha lasciato macerie e se ne è andato a fare altro“.
Nell’intervento di Schlein entra anche Giorgia Meloni, soprattutto per la questione dei diritti: “Non ce ne facciamo niente di una premier donna che non aiuta le altre donne e non ne difende i diritti, a partire da quelli sul proprio corpo”.