La corsa contro il tempo del governo per la manovra e gli obiettivi del Pnrr

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La maggioranza ribadisce che i lavori parlamentari per l’approvazione della legge di bilancio non avranno alcun tipo di interruzione durante le festività. L’esecutivo punta a farcela in tempo ma intanto sta lavorando a un decreto per accelerare le procedure

di Giovanni Lamberti

© Riccardo De Luca / Agf

 

AGI – Al lavoro da qui a fine anno anche di sabato e domenica, a Natale e a Santo Stefano. La maggioranza ribadisce ancora una volta che per l’approvazione della legge di bilancio i lavori non avranno alcun tipo di interruzione.

Lunedì alla Camera si comincia a votare il dl ministeri ma poi a metà settimana si accelererà in Commissione sulla manovra con il termine della presentazione degli emendamenti che non dovranno essere più di 450 (200 della maggioranza e 250 delle opposizioni).

Le modifiche saranno votate tra giovedì 15 e domenica poi dal 20 si va in Aula. Sarà una corsa contro il tempo per evitare l’esercizio provvisorio. Il rush finale riguarda poi anche i 55 obiettivi da raggiungere sul Pnrr entro il 31 dicembre.

L’esecutivo punta a farcela in tempo ma intanto sta lavorando ad un decreto per accelerare le procedure. Decreto che potrebbe vedere la luce a metà mese ma solo se non dovesse essere rispettato il timing delle scadenze fissate, con gli obiettivi da raggiungere. Altrimenti il provvedimento arriverà all’inizio del prossimo anno.

Il dossier è in mano al ministro per gli Affari europei Fitto che sta portando avanti da settimane un’interlocuzione con l’Europa per concordare a fari spenti il possibile percorso di modifica del piano. La consapevolezza nell’esecutivo è quella di una situazione difficile ereditata dal precedente esecutivo ma non c’è l’intenzione di alzare polveroni o di mettere nel mirino l’ex premier Draghi.

“Col mio predecessore ho dialogato con grande profitto nella fase di transizione, sono al servizio delle istituzioni e non criticherò mai chi ha ricoperto la carica fino a poche settimane fa ma è un dato incontrovertibile che dei 55 obiettivi da centrare entro fine anno a noi ne sono stati lasciati trenta. Sono fiduciosa che recupereremo“, ha detto il presidente del Consiglio Meloni a ‘Repubblica’, “Fitto sta portando avanti un ottimo lavoro e bene ha fatto a suonare la sveglia a tutti i centri di spesa”, ha aggiunto, “sarà inevitabile nel 2023 cambiare qualcosa per rendere più celere e più fluida la capacità di utilizzo dei fondi”.

Il premier, parlando sempre degli obiettivi del Pnrr si è soffermato sulla soglia oltre la quale è obbligatorio accettare i pagamenti con carte e bancomat. L’opposizione è sempre sulle barricate sulla decisione dell’eseutivo di innalzare a 60 euro la spesa minima oltre cui scattano le multe per i commercianti che rifiutano l’uso del Pos. Meloni ha però ribadito che ci possono essere cambiamenti su questo fronte, così come ci saranno cambiamenti sul tema del superbonus.

“Il Governo – ha spiegato – sta valutando la possibilità di non obbligare i commercianti ad accettare il pagamento elettronico per piccoli importi. La soglia dei 60 euro è indicativa può essere anche più bassa, c’è un’interlocuzione in corso con l’Ue, perché è uno degli obiettivi del Pnrr, e vediamo come andrà a finire”.

Il presidente del Consiglio difende comunque la mossa del governo: “Abbiamo aumentato il tetto al contante perché il tetto al contante – ha spiegando inaugurando la rubrica sui social ‘Gli appunti di Giorgia’ – sfavorisce la nostra economia perché siamo in un mercato europeo e, in un mercato europeo, il tetto al contante ha un senso se ce l’hanno tutti, mentre in Europa esistono diversi tetti al contante e molte nazioni che non hanno un tetto al contante. La Germania e l’Austria non hanno un tetto al contante. Questo significa che chi, magari straniero, ha contanti da spendere preferisce andare in altre nazioni perché l’Italia ha un tetto al contante”.

E ancora: “Più abbassi il tetto al contante più favorisci l’evasione, più fai salire il tetto al contante meno favorisci l’evasione”. Dal premier è arrivato un ulteriore affondo a chi l’attacca sul reddito di cittadinanza: “Ho sentito dire che noi facciamo cassa sui poveri: falso. Non credo che chi ha realizzato il reddito di cittadinanza intendesse assicurarlo dai 18 anni fino alla pensione di cittadinanza. Se non era questo l’obiettivo, forse devi considerare che qualcosa non ha funzionato. Ho sentito dire: ‘La Meloni ci toglie il reddito e ci costringe ad andare a rubare’. Tra il reddito e rubare forse un’opzione di andare a lavorare forse dovresti prenderla in considerazione”.

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