di Stefania Romito*
Con la raccolta lirica “Quando Morgana mi raccontò“, edita dalla prestigiosa e storica casa editrice Millella (Lecce), Pierfranco Bruni si consacra a tutti gli effetti un evoluzionista poetico nel riuscire a catturare le preziose suggestioni della poesia classica innovandole con il suo suggestivo stile lirico. Versi che si accendono di magia, come preannuncia lo stesso titolo. Una magia che in Bruni si intreccia inevitabilmente alla dimensione onirica nella consapevolezza che è nella fabula che si cela l’ineluttabilità del sogno e del mistero.
Del resto questa sua sublime peculiarità, che a distanza di decenni continua ad affascinare, ha trovato grandi ammiratori anche nel mondo stesso della scrittura. Alberto Bevilacqua ha sottolineato come in Bruni: “Ogni parola ha un gesto di magia”. Una condizione ricreata da un passato che ha il sapore del tempo ritrovato tra nostalgie proustiane e malinconie pavesiane.
Una esclusiva silloge di 352 pagine che traccia un percorso alchemico dal forte potere attrattivo in cui la parola è palpito di vita, potenza emozionale. “Una poesia che si scorre come grani di un rosario e che si snocciola tra le dita ornate dalla preghiera del profondo”, scrisse Donato Valli nel definire la l’intensità trascendentale della lirica bruniana.
Ma la magia è anche quella scintilla che accende il “pensiero pensante”. La luce della Meraviglia che rischiara il cammino della luna nella notte.
Poi si aprì la stanza e il vento
fece sfogliare le tende.
Le tartarughe ascoltarono il tempo
e si posero in attesa.
La visione metafisica rinviene nella favola la coscienza del tragico esistere nell’ambito di una suggestiva prospettiva sciamanica. Il valore dell’ascolto, caposaldo del pensiero bruniano, si impone nello sfogliare di un tempo che penetra l’eterno nel silenzio del mistero.
La morte cominciò
a dialogare con il dubbio.
L’ubbidienza sfidò la verità
e perse ogni appuntamento.
Mio padre mi prese per mano
e mi raccontò
la favola sparita.
Un avvincente percorso lirico dotato di grande raffinatezza stilistica nell’eleganza di una semantica che è evocazione. Perché la scrittura, e Bruni lo sa bene, non è solo comunicazione ed espressione. Quando oltrepassa le barriere del possibile diventa potenza immaginifica.
“Quando Morgana mi raccontò” è l’apoteosi di un immaginario che trova nell’impossibile il senso dell’attesa, come sottolineò Romano Battaglia definendo Pierfranco Bruni “un poeta che nasce nel Novecento delle culture mediterranee e che resta nell’attesa delle luci delle aurore”.
*giornalista e scrittrice