Le mani della mafia sul mercatino di Natale

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Succede a Palermo nel quartiere di Ballarò. All’alba di questa mattina i carabinieri hanno arrestato nove persone per associazione di tipo mafioso, estorsione, traffico e spaccio di stupefacenti.  La sala del barbiere era stata allestita per la riunione dei boss
© JACQUES PION / HANS LUCAS / HANS LUCAS VIA AFP
– Il mercato Ballarò a Palermo

 

AGI – La mafia mette le mani sul mercatino di Natale e, proprio come un film con Al Pacino, organizzava la riunione dei boss nella sala del barbiere. E’ quanto emerso da una nuova operazione antimafia a Palermo. Stamane l’operazione dei carabinieri: nove i fermi di indiziati di delitto contro una famiglia mafiosa attiva nei rioni Capo, Ballarò, Kalsa e Vucciria.

L’accusa è di associazione di tipo mafioso, estorsione, traffico e spaccio di stupefacenti. L’operazione è stata denominata “Centro”.

La sala del barbiere per i summit dei boss

La struttura di vertice della famiglia mafiosa di Palermo Centro, competente sui quartieri di Capo, Ballarò, Kalsa e Vucciria), inquadrata nel mandamento palermitano di Porta Nuova, era molto vitale e svolgeva, come accertato, numerose riunioni di mafia, alcune di queste all’interno di una sala da barba gestita da uno degli indagati.

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© Fabio Sasso / AGF

Un’auto dei carabinieri 

L’estorsione travestita da ‘riffa’

Capillare il controllo del territorio. Le estorsioni erano a tappeto sul territorio e servivano ad alimentare le casse dell’associazione. Per ridurre i rischi di denunce da parte dei commercianti, la cosca avrebbe realizzato, sistematicamente, l’imposizione di una lotteria abusiva, la cosiddetta ‘riffa’, obbligando all’acquisto dei biglietti i commercianti della zona e minacciandoli nel caso in cui questi non avessero aderito alla richiesta.

Le mani di Cosa nostra sul mercato di Ballarò

Nello storico mercato di Ballarò, i vertici della cosca controllavano le attività lecite e illecite del territorio, come l’autorizzazione per l’apertura e la cessione degli esercizi commerciali ricadenti nella loro ‘giurisdizione’ criminale, il controllo del contrabbando di sigarette, la gestione del regolare funzionamento dei mercati rionali. Ad esempio, avallavano o negavano l’installazione di un ombrellone per vendere la merce. 
Ingente il traffico di sostanze stupefacenti per sostenere economicamente gli affiliati detenuti. Le indagini hanno confermato l’esistenza di “una rigida regia mafiosa delle piazze di spaccio”, dicono gli inquirenti, nell’ambito delle quali opererebbero solo pusher preventivamente autorizzati dalla cosca, i quali farebbero riferimento ai “capi piazza”.

Concreto pericolo di fuga

Tra gli aspetti che hanno indotto a una accelerazione dell’operazione antimafia “Centro” dei carabinieri del Comando provinciale, il “concreto pericolo di fuga” di uno dei capi della famiglia Palermo Centro, sul cui conto, a breve, sarà emessa sentenza nel processo d’appello conseguente all’operazione Cupola 2.0.

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