Manovra: la maggioranza cerca una sintesi per non disperdere risorse

Economia & Finanza

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Si attende il rientro da Bruxelles di Giorgia Meloni per trovare un accordo sugli emendamenti super che dovrebbero allontanare lo spettro dell’esercizio provvisorio di bilancio. I tempi stringono e le opposizioni incalzano.

di Andrea Managò

© Agf – Il ministro dello Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti

 

AGI – Manca ancora l’intesa nella maggioranza sugli emendamenti super segnalati alla manovra economica da votare in Commissione Bilancio alla Camera. La giornata è stata scandita da un susseguirsi di riunioni tra esponenti del governo e partiti di maggioranza, intervallate da confronti con le opposizioni, per definire il metodo del confronto ma soprattutto i temi prioritari.

Le opposizioni, nel frattempo, chiedono di conoscere almeno i macro-temi contenuti nell’emendamento di governo per non dover leggerne il contenuto direttamente nel testo che verrà depositato in Commissione.
La manovra da 35 miliardi riguarda per due terzi le misure di contingentamento del costo dell’energia

Ma la contesa è sul resto, su cui le risorse sono stringate. Forza Italia insiste sull’aumento delle pensioni minime a 600 euro per gli over 75, mentre FdI e Lega sosterrebbero l’ipotesi di ampliare la rivalutazione delle pensioni dall’attuale parametro di 4 a 5 volte il minimo, una proposta sostenuta nei giorni scorsi dalla Cisl.

La maggioranza non vuole disperdere risorse

La maggioranza, viene riferito da fonti parlamentari, attederebbe il ritorno della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, dal vertice Ue a Bruxelles per giungere ad una sintesi politica sui temi prioritari. Gli esponenti dell’esecutivo, a quanto viene riferito, da giorni starebbero invitando i partiti che lo sostengono a limitare il numero dei testi per concentrare i fondi su pochi interventi da valorizzare e non disperdere risorse.

Il tempo stringe, il testo del documento di bilancio è atteso in aula a Montecitorio martedì 20 dicembre, con la maggioranza che punta all’ok alla Camera prima di Natale con il passaggio in Senato entro il 28 per evitare l’esercizio provvisiorio.

Ma l’esame degli emendamenti segalati è solo all’inizio, cresce l’ipotesi che il voto della gran parte delle proposte di modifica avverrà solamente tra sabato e domenica sera. Non sarebbe escluso si possa arrivare anche a lunedì. Tra i temi accantonati, finora, quello della riduzione dell’Iva sui pellet e sull’esenzione fiscale dei buoni pasto.

Tra gli emendamenti Pd bocciati il rifinanziamento del fondo affitti e morosità incolpevole, l’incremento della 14esima pensionistica, quello del cuneo fiscale e del Fondo sanitario nazionale e il soppressivo della detassazione sulle mance.

Il limite per il Pos scende a 30 euro?

Dopo i rilievi formulati ieri dalla Commissione Ue sul contante, si fa largo l’ipotesi di una revisione da 60 a 30 euro del limite massimo sotto il quale gli esercenti possono non utilizzare il Pos per i pagamenti. “L’abbassamento della soglia a 30 euro per l’utilizzo del Pos è un’ipotesi allo studio, la stessa presidente Meloni aveva parlato a noi relatori e ai capigruppo, di questa trattativa che lei stessa ha portato avanti con l’Europa, la possibilità di scendere ci è stata richiesta”, spiega il deputato di FI Roberto Pella, uno dei relatori in Commissione.

Un nuovo fronte di polemica tra maggioranza e opposizioni riguarda le misure fiscali. Il M5s attacca: “Un viceministro della Giustizia, Francesco Paolo Sisto, dice che il governo lavora a un colpo di spugna sui reati tributari; un sottosegretario, Federico Freni, che derubrica quelle dichiarazioni a semplici agenzie di stampa senza valore. Il governo chiarisca immediatamente”.

È scontro anche sulla ratifica del Mes, dopo che nel questione time il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha sostenuto: “L’impianto attuale del trattato istitutivo del Mes appare non tenere conto del diverso contesto di riferimento e appare opportuno che, a monte, siano valutate modifiche relative al contenuto del meccanismo”.

Le opposizioni incalzano

Replica Luigi Marattin di Italia Viva: “Ratificare il trattato non significa aderire al Mes ma rispettare un impegno internazionale preso da un governo, il Conte I, di cui Salvini era peraltro vicepremier. Significa avere uno status di paese serio e non bloccare l’entrata in vigore per gli altri Paesi. Ho sentito dire che secondo il ministro Economia sarebbe impopolare, ma quelli che fanno solo le cose popolari non si chiamano politici”.

Il Pd, invece, incalza la maggioranza con la capogruppo alla Camera Debora Serracchiani, sui fondi per il sostegno agli affitti delle fasce sociali più svantaggiate. “La maggioranza ha bocciato il nostro emendamento per rifinanziare il fondo a sostegno di affitti e morosità incolpevole – fa notare – una conferma di come governo e maggioranza colpiscono i più fragili e deboli, mettendo in grave difficoltà le famiglie e i sindaci che dovranno affrontare questo drammatico problema”.

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