Istituto San Leone Magno a Roma: Concerto di Natale, aspettando la nascita di Gesù

Lazio

Di

di Antonino Giannone^

L’Istituto San Leone Magno a Roma (www.sanleonemagno.eu) che comprende  Scuola dell’Infanzia, Scuola Primaria, Scuola Secondaria di I e II Grado ha organizzato il giorno 19 Dicembre Buongiorno Vita con Voci In Canto, un originale Concerto di Natale, aspettando la nascita di Gesù.

Hanno partecipato ai Canti gli Alunni della V^ Elementare, alle Letture dei Pensieri gli Studenti del Liceo, al Coro gli ex Alunni e le ex Alunne, ormai Papà e Mamme, al Pianoforte due musicisti ex Alunni. Abbiamo partecipato, io e mia moglie Maria Grazia, come Nonni di Antonio, in V^Elementare e abbiamo davvero trascorso un paio d’ore, senza la fretta dei giorni che precedono le feste natalizie, così come hanno detto nell’introduzione i Fratelli Maristi. Abbiamo tutti potuto riflettere sui Pensieri letti dai Liceali e sul Coro successivo ad ogni singolo pensiero; abbiamo potuto cantare alla Vita e al suo Mistero, insieme agli Alunni e alle Alunne del San Leone Magno con gli altri Nonni, con i Genitori presenti e con i Fratelli Maristi di Marcelin Champagnat, proclamato santo nel 1999 da Papa Giovanni Paolo II.

Pensieri letti dagli Studenti e dalle Studentesse del Liceo.

Buongiorno vita

Quando veniamo al mondo non sappiamo perché.  

Non sappiamo cos’è la vita. È una forza che sembra essere a noi esterna e che non riusciamo a spiegare. 

Arriviamo, dal mondo di là al mondo di qua, con la spinta di una marea. Senza bagagli.

Vivevamo prima nella sintonia di un’altra vita. Adesso siamo vivi. Tocca a noi. È la nostra vita assieme alle altre vite, con tempi e velocità diversi, in differenti spazi.

Ed il viaggio che abbiamo compiuto per nascere rimane dentro, come un’eco di inquietudine, nel cammino che affronteremo.

Guardastelle

Abbiamo detto un’eco di inquietudine del tempo prima di nascere. Come potremmo spiegarlo?

Si tratta della memoria di fondo di esperienze, suoni, sensazioni. Per non farci sentire perduti quando sbarchiamo di qua.

La memoria del buio, l’esperienza dell’acqua, il suono di voci, la sensazione del freddo.

Quante volte ci rannicchiamo con la testa sulle ginocchia, e così ci addormentiamo?

Si tratta poi dell’inesorabile necessità di muoverci, di avanzare, di esplorare lo spazio ed il tempo nei quali esistiamo.

La prima volta davanti al mare, quello sciabordio in cui abbiamo già nuotato.

La prima volta con gli occhi su, alle stelle, in quel cielo ovale che ricorda una pancia.

La prima volta che…

Nel segreto

Dalle stelle alle profondità. Quando abbiamo scoperto di avere una nostra intimità? La prima tristezza, la prima gioia, la nostalgia, l’attesa, il desiderio?

Prima con parole trasparenti e semplici trasmettevamo i nostri pensieri veri, poi il cammino della vita ci ha mostrato che le parole possono avere ombre e nascondigli, che per pronunciare alcuni pensieri occorre coraggio, che dobbiamo aprire la botola del nostro cuore e scendere, scendere e scendere fino a dove la nostra verità può essere svelata e pronunciata.

Scostando i tendoni delle apparenze, dietro i lustrini delle forme ed oltre la coltre delle vigliaccherie.

Che sia benedetta

All’inizio siamo noi il principio della nostra speranza. Vivendo poi ci imbattiamo in speranze impossibili, in delusioni, sofferenze o traumi.

Soffriamo, tradiamo o siamo traditi, sbagliamo, falliamo, cadiamo e nonostante tutto questo urliamo: ci sono anch’io qui, in questa storia, su questa strada!

E qualcuno o qualcosa cura le nostre ferite. Perché noi siamo insufficienti a noi stessi, abbiamo bisogno degli altri, accanto. Ed ogni volta che riproviamo, che ci rialziamo, che ridiamo voce a noi stessi senza rivalse ma con stupore, senza giustificare ma comprendendo, assecondiamo quell’eco con cui venimmo al mondo.

L’eco dell’atto di nascere. Perché noi possiamo rinascere. Più volte.

Così celeste

Io non posso accettare di morire. Di veder morire chi amo, chi ho accanto.

Questo è un pensiero che la vita tenta in ogni modo di inabissare, di lasciare sotto traccia, dietro le quinte del suo teatro.

Ma che prima o poi affiora. Perché la nostra vita è attraversata dall’assenza, dalla mancanza, dalla irrecuperabilità del momento. Ieri è una stanza chiusa a chiave.

Su questo la vita ci interroga e sollecita risposte.

Io non ho risposte. Posso solo dire che non voglio vivere per vivere. Senza credere o sperare in un piano superiore vivere per la vita giustifica tutto, la guerra, l’egoismo, le rovine altrui per il successo, l’accumulo di ricchezze senza giusta destinazione.

L’indifferenza nei confronti degli altri.

Io voglio vivere per qualcosa che sta al di là della vita, da cui la vita proviene e che solo il cammino nella vita può intuire. Lasciare il mio tratto esercitando dinamiche di comprensione, di perdono, di amore, di onestà, di bellezza, di valore.

Voglio essere quella musica che, anche quando finisce, non smette di rivoluzionare il mondo.

Alla fine è stato letto il pensiero

Che sarà

Nella vita poi ci sono gli addii, le separazioni, gli allontanamenti. Sono inevitabili. Fanno male.

Ma chiunque va via porta con sé un po’ di noi nella sua vita. Gli rimane attaccata addosso.

E così, lungo il cammino, siamo nella vita dell’altro, e lui trasmette un po’ di noi agli altri che gli camminano accanto.

E così via, gli altri ad altri ancora, fino ad essere piccole particelle nelle strade e nei tempi della vita.

Se avremo dato il meglio di noi agli altri, questo sarà quello che circolerà nel mondo. Potrebbe essere un mondo migliore, ed allora ne sarà valsa la pena. 

Se ci fate caso, questa è un’intuizione della nostra eternità.

Quindi tutti abbiamo cantato la canzone, molto significativa, che fu presentata al Festival di Sanremo del 1971 da Josè Feliciano, Che sarà

Paese mio che stai sulla collina
disteso come un vecchio addormentato
la noia l’abbandono
niente son la tua malattia
paese mio ti lascio e vado via

che sarà che sarà che sarà
che sarà della mia vita chi lo sa
so far tutto o forse niente
da domani si vedrà
e sarà sarà quel che sarà

amore mio ti bacio sulla bocca
che fu la fonte del mio primo amore
ti do l’appuntamento
come e quando non lo so
ma so soltanto che ritornerò

che sarà che sarà che sarà
che sarà della mia vita chi lo sa
con me porto la chitarra
e se la notte piangerò
una nenia di paese suonerò

Gli amici miei son quasi tutti via
e gli altri partiranno dopo me
peccato perché stavo bene in loro compagnia
ma tutto passa tutto se ne va

che sarà che sarà che sarà
che sarà della mia vita chi lo sa
so far tutto o forse niente
da domani si vedrà
e sarà sarà quel che sarà
che sarà che sarà che sarà

che sarà della mia vita chi lo sa
so far tutto o forse niente
da domani si vedrà
e sarà sarà quel che sarà
Che sarà sarà.

In conclusione, le famose canzoni di Natale: Santa Claus is coming town e White Christmas.

Le offerte volontarie per la serata sono state a favore della Fondazione Siamo Meditarraneo Onlus (https://www.siamomediterraneo.org/)

Auguri a Tutti di Buon Natale

^ Prof. Leadership and Ethics- Editorialista

foto famigliacristiana.it

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