Decarbonizzazione dell’energia, alta velocità e boicottaggio del Mezzogiorno

Politica

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Mentre la California approva un piano per la neutralità del carbonio da attuare entro il 2045, alcuni italiani festeggiano le massicce emissioni di carbonio prodotte, per costruire le tratte alta velocità che, per esempio al Sud, la Salerno/Reggio Calabria soddisferà la domanda addizionale di 7000 passeggeri.

ENEA analizzando il sistema energetico italiano evidenzia segnali di criticità nei primi nove mesi del 2022 : a fronte di consumi di energia sostanzialmente fermi (con previsione di un calo dell’1,5% sull’intero 2022), le emissioni di CO2 sono cresciute del 6%. Nel periodo gennaio-settembre le rinnovabili hanno registrato un calo dell’11%, a fronte di un maggiore ricorso alle fonti fossili (petrolio +8%, carbone +47%).
In forte peggioramento anche l’indice della transizione energetica ENEA-ISPRED, che valuta l’andamento del sistema energetico nazionale sulla base di tre elementi chiave: sicurezza energetica, prezzi ed emissioni di anidride carbonica.
Nel Rapporto è scritto che il netto peggioramento degli indicatori relativi alle fonti rinnovabili all’interno dell’ISPRED è un segnale del rischio , che l’Italia non riesca a raggiungere il target del 30% di rinnovabili al 2030; e lo stesso rischio riguarda gli obiettivi di riduzione delle emissioni.
Tornando al progetto alta velocità l’analisi delle emissioni di carbonio, che sono altissime visto che il percorso è costituito dal 50% da gallerie e visto, che chi deve costruire RFI, in palese conflitto di interesse nemmeno calcola le emissioni su tutte le operazioni che riguardano la costruzione della linea.

Una scorrettezza metodologica inaccettabile

L’analisi sul lotto numero 1, della Salerno Reggio Calabria è ridicola e solo analfabeti funzionali, postulanti alla greppia semivuota della spesa pubblica e spregiudicati affaristi possono plaudire, a questa opera in cui i costi ambientali, sociali e finanziari eccedono i benefici infimi che produce.

Dopo il Portogallo, la Gran Bretagna e la Germania che non progetta più linee ad alta velocità anche in Svezia i partiti vincitori delle elezioni hanno presentato, il 3 ottobre, una mozione comune per annunciare la loro decisione di fermare la linea ad alta velocità Stoccolma-Malmö-Göteborg.

Nella mozione si legge: “Le necessità del sistema delle infrastrutture sono molte e puntare sull’alta velocità rischia di compromettere altri investimenti necessari.

Quelli nella rete ferroviaria esistente, con la costruzione di più moderni binari, faranno sì che i treni viaggino più veloci, anche senza l’alta velocità.

Gli investimenti nella rete ferroviaria dovrebbero privilegiare i treni pendolari e il traffico merci. Questo darebbe impulso all’occupazione e alla crescita economica in tutto il paese”.

Osservo che una destra criticabilissima, per le sue posizioni ha sollevato obiezioni molto ragionevoli sull’alta velocità, sintetizzabili nell’impossibilità di calcolare in modo attendibile costi e vantaggi.

Invece di puntare in Italia sulla costruzione di reti elettriche per evitare le congestioni di rete, che ostacolano il vitale sviluppo delle rinnovabili un decisore pubblico e, alcune ben identificate bande di partito trescano insieme ai lobbisti d’Europa , a costruire reti alta velocità, le più impattanti ambientalmente soprattutto per il consumo di energia.

Investimenti in sistemi idrici per aiutare una agricoltura di qualità, che nel medio periodo avrà problemi connessi a crisi idrica e siccità. Investimenti per adattare i sistemi infrastrutturali ai cambiamenti climatici. Investimenti in tecnologie di accumulo.

Gli italiani devono sapere, perché l’informazione mainstream non lo dice, che mentre la Commissione UE e i rappresentanti istituzionali si illudono di contenere il prezzo del gas attraverso lo strumento del price cap, senza nemmeno avere la lungimiranza politica di approntare contestualmente un piano di riduzione delle fonti fossili agendo sulla efficienza energetica, 280 milioni di kilowatt di fonti energetiche rinnovabili ovvero 4 volte l’obiettivo fissato dalla UE al 2030 chiedono la connessione alla rete elettrica gestita da TERNA.

Il problema? Il primo è di tipo amministrativo, che frenano sia la realizzazione degli impianti che l’adeguamento della rete di trasmissione.

Negli ultimi 7 anni, installati annualmente 800 mila KW, valore di molto inferiore ai 4 milioni di KW previsti dal Piano Nazionale Integrato Energia Clima 2030.

Sapete a quanto ammonta la produzione di energia eolica non immessa nelle reti ad alta tensione tra il 2015 e il 2020? Dai 165 milioni di chilowattora del 2015 agli 862 milioni del 2020!

Il Mezzogiorno è assassinato economicamente dal consolidamento della rendita da fonti fossili e dal boicottaggio di fatto dello sviluppo della rete di trasmissione e i dati lo riscontrano: Nord Italia previsione installazione potenza da fonti energetiche rinnovabili (Piano Nazionale Integrato Energia Clima, PNIEC al 2030) 14.600 milioni di KW, connessioni al 31 dicembre 2020, 4 mila milioni di KW, Sud 14.600 milioni previsti dal PNIEC e richieste di connessione per 86.100 milioni di KW.

In un recente documento Snam e Terna presentando lo scenario Fit 55, la potenza da installare quasi tutta concentrata a Sud e al Centro è di 70 milioni di KW.
Invece le risorse per gli investimenti italiani , si sprecano sull’alta velocità alla quale ancora molti soprattutto politici credono , che sia anche per il trasporto delle merci.
Uno sperpero senza fine di preziose risorse pubbliche, senza analisi costi benefici, senza analisi a valore aggiunto e con l’orrore di non dar conto a nessuno da parte della dirigenza delle ferrovie della redditività complessiva degli investimenti.

Il boicottaggio di fatto dello sviluppo a Sud delle fonti rinnovabili, per insufficienti investimenti nella rete di trasmissione elettrica, nelle tecnologie di accumulo sono l’ennesimo e consolidato segnale della discriminazione sciocca e autolesionistica delle classi dirigenti italiane.

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