Cantautori del nuovo millennio: intervista a Matteo Perifano

Eventi, Musica & Spettacolo

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Intervista a cura del Co-direttore Daniela Piesco 

Cosa rende una traccia di tre minuti scarsi indimenticabile? Questa è la domanda che mi sono posta quando ho ascoltato ‘Crollo di un bar‘ l’ultimo singolo di Matteo Perifano , musicista e talento creativo a 360 gradi. Un brano ipnotico e coraggioso che ha in sé un po’ Battiato, Branduardi ma anche Tricarico,un brano che conferma un modo di fare musica visionario e che tocca vette interiori in un vorticare di melodie solenni.

Non potevo non intervistarlo.

Matteo tra le altre cose è menzionato nell’ ultimo libro di Michele Neri in uscita il 9 gennaio per Iacobelli Editore “Cantautori e cantautrici del nuovo millennio. Il dizionario

Non ci sono più i grandi cantautori del passato”. Quante volte ho sentito questa frase con diverse coloriture linguistiche certo, ma nella sostanza sempre uguale – scrive Michele Neri nell’introduzione del Dizionario. “Ho anche smesso di tentare di spiegare ogni volta che mi imbatto in questa opinione, che canzoni belle e bellissime se ne fanno anche oggi ma che è difficile intercettarle, che la produzione è sterminata e frenetica, che la massa di dischi che escono quotidianamente rendono difficilissima l’individuazione di titoli che probabilmente ci farebbero innamorare.”

Chi è Matteo Perifano

Matteo Perìfano nasce a Benevento nel 1993. Spinto dall’ascolto dei cantautori italiani, di Dylan, di Bowie e dei Beatles inizia a suonare la chitarra a dodici anni. In seguito entra a far parte come bassista di un gruppo (Policrom), con cui incide nel 2009 un primo EP.
Trasferitosi a Roma per iniziare il suo percorso di studi in filosofia, in questo periodo ha modo di approfondire i lavori di Battiato e di Branduardi. L’ascolto di questi due autori lo spinge a un approccio più serio alla musica e inizia così a studiare pianoforte e composizione. Sarà proprio l’incontro con i compositori classici e con le atmosfere musicali e letterarie del romanticismo a fare da sfondo alla stesura del suo primo album da solista: “Uomo europeo”- nove arie contemporanee per quartetto d’archi, pianoforte e voce – arrangiato interamente dall’autore e prodotto e mixato da Marco Tagliola (co-produttore artistico dei Baustelle in: Fantasma, L’amore e la violenza). Nel 2019 affianca l’attività di live alla partecipazione a Musicultura e a Maggio pubblica il singolo “Parade”. Nel 2022 pubblica i due singoli “Messiah” e “Crollo di un Bar” che anticipano l’uscita del nuovo album.

L’intervista

Quando hai iniziato a suonare? Quando hai scritto la prima canzone?

Ho iniziato a suonare a 12 anni, iniziai a studiare chitarra dopo aver visto il classico film pieno di chitarre elettriche e band del college. La prima canzone invece è arrivata qualche anno dopo, verso i 15. Me la ricordo ancora bene, si chiamava “Polvere” e grazie a Dio non è mai stata pubblicata.

Qual è il tuo strumento musicale preferito e perché?

Attualmente il mio strumento preferito è sicuramente il pianoforte. L’ho iniziato a studiare un po’ tardi (durante il periodo universitario) ma devo dire che mi ha appassionato molto. Soprattutto studiare il repertorio classico – per quel poco che ho potuto fare. E’ uno strumento che offre possibilità infinite e dal punto di vista competitivo è di grande aiuto: sulla tastiera è tutto più nitido, è molto più facile sperimentare soluzioni diverse.

Ogni brano è un frammento della tua quotidianità, e l’album “Uomo Europeo”, contiene tracce che rappresentano le pagine del diario della tua vita, le esperienze e le emozioni che sono solo’ tue’ in quel momento. Quali sono le pagine che stai scrivendo nel tuo secondo album? Credi che siano una sostituzione del primo o una sua naturale evoluzione?

Direi che sono la naturale evoluzione. Il nuovo album “Guerra Lampo”, che tra l’altro è in uscita questo Gennaio, potrebbe sembrare molto diverso dal primo. Cambiano le sonorità, gli strumenti, gli arrangiamenti, il linguaggio. Chiaramente da un lato questo è voluto, perché ogni album deve rappresentare un universo a se, e deve contenere – secondo me – anche qualche elemento di novità o differenziazione rispetto a quanto fatto prima. In realtà però nonostante il risultato esteriore possa sembrare differente l’intenzione alla base dei due lavori è la stessa, c’è lo stesso spirito.

Pensi che Hegel abbia ragione a porre la musica come arte ad un livello superiore, o pensi che le arti figurative, soprattutto a livello emozionale, siano sullo stesso piano?

Alla fine svolgono lo stesso ruolo e sono entrambe necessarie. Volendo analizzare le differenze si potrebbe dire che la musica rispetto a tutte le altre arti è più diretta in quanto meno definita. Schopenhauer parlava della musica come diretta espressione della Volontà (la Volontà della vita di volere se stessa). Per essere più chiari, potremmo dire che i sentimenti al contrario della ragione hanno la possibilità di entrare in contatto con l’indefinito, con le forze primordiali, con orizzonti molto più vasti. Ognuno di noi ha questo tipo di esperienza. Il problema è quando dobbiamo tradurre quello che sentiamo in un linguaggio universale, comprensibile anche agli altri. Le immagini, le parole e i concetti tendono a definire e dunque a tradire il sentimento provato in origine. La musica invece, indefinita per sua natura, è sicuramente un’espressione più diretta e più fedele di quel mistero originario.

Quali sono le esperienze più significative che hanno caratterizzato il tuo percorso formativo? In quale periodo della tua vita e perché?

Ogni esperienza che mi ha davvero segnato è stata contraddistinta dall’incontro con una forma di pensiero radicalmente diversa dalla mia. Questo è il nucleo – secondo me – di quelle che chiamiamo esperienze formative. La reazione più comune di fronte a qualcosa di diverso è il giudizio e in ogni caso la maggior parte di noi nega la differenza o la riassorbe all’interno delle proprie categorie; è raro che qualcuno si fermi, contempli l’alterità per ciò che è, e la lasci lì, come fosse davvero un altro universo valido tanto quanto quello proprio. Queste sono solo parole, ma mi ci è voluto tanto per comprenderle.
Andando più nel concreto, per rispondere alla domanda, intorno ai 18 anni ho iniziato a studiare le varie tradizioni spirituali. Soprattutto il pensiero di Gurdjieff mi ha reso inizialmente accessibili tante cose che non avevo mai compreso. Ecco, l’incontro con una visione del mondo e dell’uomo così diversa rispetto a quella in cui mi ero formato (in qualità di cittadino occidentale) è stato davvero uno shock – in positivo!
La società occidentale odierna – che Pasolini definiva in maniera perfetta come società consumistico-edonostica – non ha nessuna visione sulla vita e sull’uomo. E’ tutto un enorme nonsense originatosi da una vaga esplosione, però bisogna crescere e produrre. Non c’è più nessuna base o disegno, è solo nasci, consuma, crepa. Il consiglio più alto che questa Società da ai suoi credenti e di morire di infarto intorno agli 80 anni, per un eccesso di viagra mentre si cerca di avere un rapporto con una escort. Questa è in sintesi la civiltà occidentale odierna.
Altre civiltà hanno invece da sempre conservato l’idea che l’uomo sia parte di qualcosa di più grande, che giochi un ruolo nell’equilibrio universale – chiaramente un ruolo infinitesimale – ma già questo può cambiare l’orizzonte di senso della vita di una persona o rappresentare l’inizio di un percorso.

Le decisioni importanti da prendere, lungo il cammino, sono sempre molte e talvolta si legano a filo doppio con le occasioni che si presentano. Cosa ti aiuta a non perdere l’orientamento?

Diciamo che ho un ordine chiaro delle priorità nella mia mente. Ma per adesso mi sa che di scelte sbagliate, perdite di tempo, smarrimenti vari me ne toccano ancora molti. Forse con l’esperienza imparerò a fare economia.

Gli errori spesso sono dei grandi insegnamenti: se potessi tornare indietro cosa faresti diversamente?

Sono un pò contrario alla cosiddetta storia controfattuale, nel senso che non si può cambiare un elemento del passato senza stravolgere totalmente la cornice attuale. Quindi è meglio concentrarsi sul presente. In passato ho fatto sicuramente poche scelte radicali, mi auguro di cominciare a posizionarmi su una linea più netta.

Pensi che della musica di oggi ascolteremo ancora qualcosa tra vent’anni?

Sono totalmente convinto che di tutte le cose che abbiamo ascoltato negli ultimi anni ne rimarrà poco o niente. L’arte che dura nel tempo ha determinate caratteristiche, una determinata qualità. Le canzoni che si sentono in giro oggi non sono altro che ulteriore pubblicità, sono in realtà degli spot pubblicitari mascherati da canzone: ti dicono o di divertirti sulla playa con il cocktail, o di fare il finto gangster con la macchina e la droga, insomma escluse le lamentele d’amore tutte le altre canzoni sono dei semplici stimoli al consumo.

In “Crollo di un bar” canti suonando al pianoforte questi versi: “ nel bicchiere si riflette il dramma del pensiero occidentale razionale, inadatto a misurare un fluido vivo, la realtà”… è davvero così difficile averci a che fare?

Ma la questione qui non è se è difficile o facile averci a che fare. Il problema è con quale realtà? Torniamo a prima, il pensiero si basa sul linguaggio che essendo limitato non è adatto a percepire la vastità di quello che potremmo chiamare Reale. Ognuno si costruisce il proprio microcosmo, con quei due-tre elementi ricorrenti su cui fonda la propria vita. E da lì la commedia a cui si assiste ogni giorno: c’è gente che è sempre offesa perché si sente sempre trascurata, chi scarica tutti i problemi su un entità astratta di nome Stato, chi è benestante ma vive con la paura di stare sul lastrico, chi sta bene ma è terrorizzato da qualunque forma di malattia, chi è totalmente infelice ma pensa di stare facendo tutto bene perché il padre e la madre sono fieri di lui e altri milioni di esempi. Questi sono esempi di realtà soggettive, non esistono all’infuori della nostra testa, sono tutte narrazioni. Perciò è complicato parlare di realtà. Quella che chiamiamo realtà è semplicemente l’esperienza condivisa di una maggioranza di persone. Se io domani me ne partissi con un milione di euro per un’isola del mediterraneo la mie realtà e quella di un abitante della periferia di Roma bloccato nel traffico sarebbero totalmente diverse.

Ma tu cosa bevi al bar?

O birra o whiskey (a patto che sia decente!)

Cosa consiglieresti ai ragazzi che si stanno perfezionando, oltre allo studio con grande passione e costanza?

Gli direi di non accettare consigli, perlomeno da me. In realtà, basterebbe solo stare più attenti possibile, la vita ci da un sacco di informazioni e di insegnamenti. il problema è che è davvero difficile carpirli. Non avviene da se, bisogna sviluppare un determinato tipo di rapporto con l’esperienza.

Progetti in cantiere e progetti futuri…

Questo Gennaio è in uscita il secondo Album! Quindi ci sarà un gran lavoro da fare per pubblicizzarlo, portarlo un pò live. Nel frattempo continuo a scrivere, il che significa che prima o poi arriverà anche il terzo, e così via…

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