Roma regina del clima pazzo nelle città

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Sono 140mila le persone a rischio alluvione nella Capitale dove basta una pioggia leggera per creare il caos. Il cemento ‘selvaggio’ trasforma la più grande metropoli italiana in un acquitrino d’inverno e in un’isola di calore d’estate. Gli esperti all’AGI: “Ripensare la progettazione dei centri urbani ma servono risorse”
© Emanuele Valeri / AGF
– Un ragazzo in surf lungo la pista ciclabile allagata di Ostia a Roma

 

AGI – Il pianto dei ghiacciai sempre più magri, il Gran Sasso ‘secco’ senza neve ma anche (e soprattutto) una leggera pioggia (non certo una bomba d’acqua) che porta il caos in tutta Roma con strade trasformate in torrenti, piazze in piscine, una metropolitana in tilt e le stazioni ferroviarie bloccate. I segni del cambiamento climatico sono i nostri ‘vicini di banco’ perché sono visibili soprattutto nei centri urbani.

E la Capitale è il bersaglio per eccellenza: in Italia è stata infatti la città più colpita da eventi estremi negli ultimi 12 anni. Lo rileva il report Città Clima 2022 di Legambiente.  Il cemento ‘selvaggio’ unito alle caratteristiche morfologiche di Roma (rivoli sotterranei, avvallamenti, aree paludose coperte da palazzi o centri commerciali) trasformano la più grande metropoli italiana in un acquitrino (quando piove) e in un’isola di calore (in estate).

“Contro il clima ‘pazzo’  – spiega all’AGI Andrea Minutolo responsabile scientifico di Legambiente – si affronta  spesso il tema della riduzione  delle emissioni di anidride carbonica ma il rovescio della medaglia  di cui poco si parla sono le politiche di adattamento per i territori che devono essere di più resilienti”.

A Roma 140mila persone a rischio alluvioni

“Nella città metropolitana di Roma abitano 140mila persone a rischio alluvione e 24mila a rischio frana”: lo spiega all’AGI, Francesca Giordano, dell’Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale). E il consumo di suolo è un altro fattore che impatta sul cambiamento climatico. Anche qui la Capitale svetta nelle classifiche. “Nell’ultimo anno il consumo di suolo è stato di oltre 105 ettari, pari a 150 campi di calcio”.  La rete fognaria, “spesso, non è in grado di smaltire ed assorbire il quantitativo di pioggia” aggiunge l’esperta.

La regina degli eventi estremi

Allagamenti, esondazioni, danni alle infrastrutture, alberi rotti dal vento caduti in strada : “Roma secondo gli indicatori di Ispra è stata la capofila di questi eventi negli ultimi anni ma sono problemi comuni a molte città italiane”, aggiunge Giordano.

Gli allagamenti sono anche legati alle esondazioni del Tevere e dell’Aniene. Secondo l’Istituto di ricerca  tra le zone più colpite figurano Monte Mario oltre alla zona industriale a Tiburtina e il quartiere di Pietralata.

Ma Roma non si fa mancare nulla. “In estate  – ricorda ancora Giordano – si trasforma in un’isola di calore, sempre a causa della cementificazione, e nel 2017 ha subìto una importante crisi idrica”. Secondo il report Città Clima 2022 di Legambiente, negli ultimi 12 anni, la metropoli è stata colpita da 66 eventi estremi tra cui 39 allagamenti (causa pioggia).

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© Mimmo Frassineti / AGF

Una strada allagata a Roma  

Le città vittime e carnefici

Il cambiamento climatico si manifesta soprattutto nelle città perché sono aree rigide, cementificate ed impermeabilizzate che non si adattano ai cambiamenti. Centri urbani leader nella produzione di gas serra ma anche i territori più colpiti da eventi climatici estremi. Vittime e carnefici.

“Le città  – sottolinea Minutolo – sono le zone più rigide strutturalmente, le più antropizzate e in un’ottica di resilienza e adattamento bisogna renderle più flessibili. Questa è la sfida maggiore ma servono risorse per mettere in campo un cambiamento del genere”.

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© Pierpaolo Scavuzzo / AGF

Una strada allagata a Roma dopo un nubifragio  

L’acqua come il Colosseo

Due fiumi – il Tevere e l’Aniene – e tanti palazzi (come nel quartiere Settebagni) costruiti sopra falde acquifere e canali minori.  L’acqua a Roma è di casa come il Partenone o il Colosseo.
“In un territorio così cementificato e quindi non permeabile – sottolinea Minutolo di Legambiente – occorre pensare all’acqua come il fattore principale da mettere al centro dei progetti di riqualificazione urbana. Occorre togliere cemento per restituire la maggior parte di permeabilità ai terreni. Per combattere gli allagamenti si potrebbe fare confluire la pioggia in scantinati o sotterranei per rallentarne il deflusso e in modo da avere anche una riserva in caso di periodi di siccità. Adesso basta anche una leggera pioggia per mandare in tilt la città: l’acqua scende dalle grondaie e si riversa nelle fognature che non reggono il carico e Roma  va nel caos. La Capitale paga l’eccesso di impermeabilizzazione”.

“Seguire l’esempio di Berlino”

Per tappare la ‘falla’  – secondo l’esperto – occorre uno sguardo al futuro, alle nuove tecnologie  e anche alle altre città europee.  “Nei parcheggi dei centri commerciali si potrebbe sostituire il cemento con materiali più drenanti”, suggerisce il direttore scientifico di Legambiente. “Occorre pensare ad una nuova progettazione dei palazzi. A Berlino, ad esempio, gli edifici che si affacciano sulla Potsdamer Platz progettata da Renzo Piano, sono dotati di sistemi di raccolta dell’acqua piovana che viene poi utilizzata per usi domestici come l’irrigazione delle piante”.

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© PAUL ZINKEN / DPA / DPA PICTURE-ALLIANCE VIA AFP

La Kollhoff Tower nella Potsdamer Platz a Berlino  

Se l’acqua è una cartina tornasole del cambiamento climatico chissà cosa penserebbero gli antichi romani padri di un sistema studiato secoli fa con il bilancino, capace di ‘portare’ le sorgenti in città rifornendo terme, fontane e abitazioni private. Forse il loro ‘sonno’ sarebbe scosso da una Capitale allagata in inverno e bollente d’estate.

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