Dall’ascesa all’addio, la parabola di Jacinda Ardern

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Dopo “sei anni di grandi sfide”, la popolare premier neozelandese ha annunciato a sorpresa le dimissioni: “Sono stanca, sono umana”. Non sarà quindi lei a guidare i laburisti, in calo di consensi, alle elezioni del prossimo ottobre

di Veronique Viriglio

AGI – Il primo ministro neozelandese Jacinda Ardern, in carica da cinque anni e mezzo, ha annunciato le sue dimissioni, ammettendo “semplicemente di non avere più abbastanza energie per altri quattro anni”. L’annuncio a sorpresa della popolare premier 42enne è arrivato durante una riunione del suo Partito laburista, parte del governo di coalizione al potere dal 2017, prima di guidare il partito di centro-sinistra a una maggioranza assoluta nelle elezioni successive, nel 2020.

“Ho dato tutto per essere la premier, ma questo mi è costato molto anche” ha sottolineato Ardern, terza donna a diventare primo ministro in Nuova Zelanda dopo Jenny Shipley (1997-1999) e Helen Clark (1999-2008), ma la prima a diventare mamma durante il suo mandato. In effetti ha fatto il giro del mondo la foto di lei all’Assemblea generale dell’Onu, accompagnata dal marito, Clarke Gayford, che si prende cura della loro figlia, Neve Te Aroha Ardern Gayford, nata nel 2018, diventando in qualche modo un’icona femminista.

“È arrivato il momento di lasciare”

“So anche che ci sarà un gran parlare sulle conseguenze di questa decisione così come sulla cosiddetta vera ragione che l’ha motivata. L’unica angolazione interessante che troverete è che dopo 6 anni di grandi sfide, sono umana. I politici sono umani” ha esordito Arden nel corso di una conferenza stampa tenutasi nella città settentrionale di Napier, quasi con le lacrime agli occhi.

“Diamo fin quando possiamo, fin quando possiamo, e poi è il momento di lasciare. Per me questo momento è arrivato” ha proseguito la premier dimissionaria, motivo per cui non si ricandiderà alla sua successione e lascerà formalmente l’incarico il prossimo 7 febbraio. Da un mese il Parlamento di Wellington aveva sospeso i lavori per le ferie estive e Ardern, alla sua prima apparizione pubblica da questa pausa, ha riconosciuto che diversamente da quanto sperato “non sono stato in grado di approfittarne per ritrovare l’energia necessaria per continuare a governare”.

Il voto di ottobre

Le prossime elezioni generali si svolgeranno il 14 ottobre, periodo durante il quale continuerà ad esercitare il suo mandato da parlamentare, e già domenica 22 gennaio il Partito laburista sceglierà il suo successore. Il vice primo ministro, Grant Robertson, ha subito fatto sapere che non sarà candidato alla successione di Ardern.

Negli ultimi sondaggi in vista della prossima scadenza elettorale, la popolarità del suo partito e la sua personale hanno registrato un certo calo, conseguenza delle norme di chiusura dei confini nazionali, tra le più restrittive al mondo, e del rimbalzo dell’inflazione. “Lascio perchè un incarico così privilegiato comporta una grande responsabilità. La responsabilità di sapere quando siete la persona giusta per dirigere ma anche quando non lo siete” ha proseguito la premier uscente, riconoscendo di aver affrontato “sfide immensi”.

Un mandato pieno di sfide

Durante il suo mandato ha dovuto gestire la pandemia di Covid-19, l’eruzione vulcanica di White Island, il 19 dicembre 2019, che ha causato vittime e danni, oltre al peggior attentato mai perpetrato nella nazione australe con l’uccisione da parte di un suprematista bianco di 51 fedeli musulmani in una moschea di Christchurch, il 15 marzo 2019.

Durante la conferenza stampa, Ardern ha anche aperto una finestra su quello che sarà il suo prossimo futuro, ovvero passare più tempo con sua figlia di 4 anni, dicendole “mamma non vede l’ora di essere con te quando comincerai la scuola l’anno prossimo”. Rivolgendosi al suo compagno, col quale è fidanzata dal 2019, la premier ha lanciato un “Clarke, sposiamoci finalmente”.

Il loro matrimonio era stato programmato per gennaio 2022, ma la pandemia ha scombussolato i programmi di famiglia. Tuttavia la carismatica leader laburista intende “continuare ad aiutare la Nuova Zelanda”, ma sta riflettendo su come farlo. In conclusione Ardern si è detta “estremamente orgogliosa di tutto quello che abbiamo realizzato durante queste due legislature. Siamo una squadra forte ed efficace che ha pilotato il Paese con successo, affrontando le maggiori sfide mai fronteggiate da decenni”.

Una carriera lampo

Nell’ottobre 2017, a 37 anni, Ardern era diventata la più giovane capo di governo al mondo, punto di arrivo di una carriera politica lampo. La sua azione e il suo stile dirigenziale sono stati molto apprezzati in patria e sono diventati un modello all’estero, in particolare per il suo impegno nella lotta al cambiamento climatico e per il divieto di utilizzare armi semiautomatiche dopo il tragico attentato di Christchurch. Ora che ha deciso di rassegnare le dimissioni, con lo stile diretto ma gentile che l’ha sempre contraddistinta, Ardern si è augurata di lasciare l’immagine che “si possa essere gentile e forte allo stesso tempo, ma anche di essere il tipo di leader che sa quando è il momento di andarsene”.

Diventando il secondo primo ministro al mondo ad avere un figlio durante il suo mandato, dopo la pakistana Benazir Bhutto, la leader del centrosinistra neozelandese si fece conoscere per la prima volta all’estero. L’ex dj amatoriale annunciò la nascita della figlia sui social nel giugno 2018, prima di sottrarsi per sei settimane di maternità, rafforzando la sua immagine di semplicità e normalità nel suo Paese. Qualità che gli avevano già fatto guadagnare una fulminea ascesa sulla scena politica nazionale.

Proposta come candidata meno di due mesi prima delle elezioni legislative del settembre 2017 e messa a capo di un partito laburista che mostrava quindi quasi 20 punti dietro la sua rivale nei sondaggi, contro ogni previsione, è riuscita a sconfiggere i conservatori dopo nove anni di governo.

In molti si aspettavano che la carismatica ma inesperta giovane donna crollasse al primo ostacolo, è invece è brillantemente riuscita a conquistare il cuore dei suoi concittadini e a cambiare la sua statura politica in seguito agli attentati di Christchurch, unendo il Paese attorno alle vittime e facendo adottare molto rapidamente una legislazione restrittiva sulle armi da fuoco. Pochi mesi dopo, di fronte alla crisi sanitaria, ha conquistato ancora una volta il sostegno della popolazione adottando una politica zero Covid grazie alla quale l’arcipelago ha registrato pochissimi morti.

La sua calma, la sua determinazione e la qualità della sua leadership le hanno fatto guadagnare la designazione, da un sondaggio effettuato nel maggio 2020, come capo di governo neozelandese più popolare da un secolo e da farsi notare sulla scena internazionale come “la anti-Trump”, secondo il soprannome dato da alcuni media in lingua inglese.

Nelle elezioni legislative del 2020, nonostante il costo economico di questa strategia, il suo partito ha ottenuto una vittoria senza precedenti, con il 49% dei voti. Sebbene le restrizioni siano state finalmente revocate nel 2022, la sua popolarità ha registrato i primi segni di declino.

“Per diversi motivi, come l’aumento della criminalità o il fatto che non sia riuscita a trasformare il Paese riducendo drasticamente la povertà, ad esempio. Ma soprattutto la Nuova Zelanda, come il resto del mondo, deve fare i conti con le conseguenze a lungo termine della pandemia come i problemi dell’inflazione e del calo del potere d’acquisto. Ciò ha un impatto su tutti i leader” ha analizzato Jennifer Lees-Marshment, professoressa di marketing politico all’Università di Auckland. “Ha dimostrato di poter essere una leader benevola e competente, nonchè capo di un governo e madre” ha sottolineato la docente universitaria.

Il calo di popolarità dietro l’addio?

Negli ultimi mesi l’indice di gradimento di Ardern e dei laburisti è sceso al punto che, secondo recenti sondaggi, una coalizione di centrodestra sarebbe in grado di vincere le elezioni legislative del 14 ottobre.

“Non me ne vado perchè credo che non possiamo vincere le prossime elezioni, ma perchè credo che possiamo e che faremo” ha tenuto a precisare la quasi ex premier neozelandese. Tuttavia la maggior parte degli analisti ritiene che questo calo di popolarità abbia pesato sulla sua decisione di ritirarsi, anche se non è la causa principale.

I possibili successori

L’annuncio di Ardern ha creato scompiglio nell’arcipelago in quanto è raro che un leader rinunci al potere, soprattutto quando gode ancora di una certa popolarità. Guardando ai prossimi sviluppi politici in Nuova Zelanda, per Bryce Edwards, analista all’Università Vittoria di Wellington, le sue dimissioni le consentono di lasciare “in buoni termini, evitandole l’umiliazione dei risultati delle elezioni di ottobre”, ma la sua decisione rappresenta “qualcosa come una missione suicida” per il Partito laburista.

Tra i papabili alla guida del partito c’è il ministro della Giustizia, Kiri Allan, e quello dell’istruzione e della polizia, Chris Hipkins. Dalla vicina Australia, il premier laburista, Anthony Albanese, ha salutato la sua azione da “grande sostenitrice della Nuova Zelanda, un’ispirazione per tanti e una grande amica per me”, riconoscendo che Ardern ha mostrato al mondo intero che si può governare “con intelligenza e forza”, che “l’empatia e l’intuizione sono potenti qualità di leadership”.

credit foto © Marty Melville/ AFP – Jacinda Ardern

 

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