In data 27 gennaio 2023, la Giornata della Memoria (ricorrenza istituita dal Parlamento italiano, con legge 211 del 20 luglio 2000, per ricordare l’abbattimento dei cancelli di Auschwitz e lo sterminio e le persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti) si è celebrata anche presso la casa Circondariale Ernesto Mari di Trieste, ove è deposta la lapide in onore di Giovanni Palatucci, noto come il “Questore di Fiume che aiutò gli ebrei”ed il “Giusto tra le Nazioni”.
Vissuto dal 1909 al 1945 ed annoverato da Giovanni Paolo Il tra i martiri del XX secolo, come “Servo di Dio”, Giovanni Palatucci, nato a Montella (AV) il 31 maggio 1909, ha testimoniato la sua fede fino all’estremo sacrificio.
A Fiume, prima come responsabile dell’Ufficio stranieri, poi come questore, dal ’39 al ’44 riuscì a strappare circa cinquemila ebrei ai campi di sterminio ed alla fine, pur potendosi mettere in salvo, continuò la sua opera sino a quando venne arrestato dai nazisti, per morire nel febbraio del 1945, nel lager di Dachau, a soli 36 anni.
In una lettera ai genitori scrisse: «Ho la possibilità di fare un po’ di bene e i beneficiati da me sono assai riconoscenti. Nel complesso riscontro molte simpatie. Di me non ho altro di speciale da comunicare».
Un dovere morale, dunque, per il Direttore del penitenziario Dr. Graziano Pujia ed il Comandante reggente Dirigente Aggiunto Annamaria Peragine, ravvivare il suo ricordo con il rito della deposizione della corona d’alloro dinanzi alla sua lapide, da parte del personale di Polizia Penitenziaria, alla presenza di autorità civili e militari e delle associazioni combattentistiche e d’arma.
Nell’occasione, il Consigliere Nazionale dell’Associazione Palatucci- Cav. Sergio Schirinzi- ha consegnato degli attestati di benemerenza agli uomini e donne delle istituzioni lì presenti, distintisi per il loro operato nel rispetto dei valori dell’ex Questore.
Una cerimonia raccolta, in cui si è raggiunto il momento più alto, con la preghiera che il Cappellano del carcere Padre Silvio Alaimo ha reso dinanzi alla lapide, prima che dall’istituto si avviasse “la marcia silenziosa” verso la Stazione centrale di Trieste, da dove partirono i treni della morte verso i campi di concentramento.
Romolo Incarnato