In Francia continua il braccio di ferro sulle pensioni

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I sindacati fanno salire ulteriormente la pressione con altre due giornate di protesta in arrivo il 7 e l’11 febbraio ma il governo resta inflessibile

di Veronique Viriglio

AGI – All’indomani del secondo sciopero nazionale contro la riforma delle pensioni, con un’affluenza record di 1,27 milioni di manifestanti, i sindacati fanno salire ulteriormente la pressione con altre due giornate di protesta in arrivo il 7 e l’11 febbraio, ma il governo rimane inflessibile.

La premier Elisabeth Borne e alcuni suoi ministri assicurano di aver “sentito” e “capito” la rabbia dei francesi, che “rispettano per le loro convinzioni”, ma l’esecutivo non intende fare marcia indietro sul rinvio a 64 anni dell’età pensionabile, al centro del braccio di ferro con la popolazione e i sindacati.

Forte dell’affluenza record – 1,27 milione secondo i dati del ministero dell’Interno, più di 2,5-2,8 mln per gli organizzatori – i sindacati hanno definito la giornata di ieri come “la più grande manifestazione da 30 anni, incluso quella del 1995” ha detto Laurent Berger, segretario generale della Cfdt.

Sulla scia della mobilitazione storica, l’intersindacale costituita dagli 8 principali sindacati francesi ha annunciato due nuove giornate, martedì 7 e sabato 11 febbraio, proprio per “potenziare il movimento e dare la possibilità a quanti non possono manifestare in settimana di venire ad esprimere il proprio malcontento” ha precisato Berger.

Una pressione accresciuta mentre la commissione parlamentare competente sta esaminando la controversa proposta di legge e oltre 7.000 emendamenti presentati per lo più dalla coalizione dell’opposizione di sinistra, Nupes. Una volontà di “passare alla velocità superiore e rafforzare il movimento e gli scioperi se il governo continua a minimizzare il malcontento” è stata espressa anche da Philippe Martinez, segretario generale della Cgt.

In Francia la prossima settimana rischia quindi di essere molto calda sul versante delle proteste con lo sciopero di 72 ore a partire dal 6 febbraio, indetto nel settore delle raffinerie, oltre alla proposta di uno sciopero delle ferrovie il 7 e l’8, organizzato dalla Cgt Cheminots e da Sud Rail. Ciononostante la premier Borne ha assicurato di “non voler deviare il corso”, ribadendo il concetto espresso nei giorni scorsi secondo cui i 64 anni “non sono negoziabili”.

Per il ministro con delega ai Conti pubblici, Gabriel Attal, “l’alternativa a quanto noi proponiamo, che viene proposto dall’opposizione, è un massiccio aumento delle tasse per pagare le pensioni”.

Anche il ministro del Lavoro, Olivier Dussopt, ha adottato un tono conciliante ma fermo. “La mobilitazione è molto importante, deve portarci a cercare sempre di discutere, di convincere, di farlo con umiltà“, ha detto su France 2, pur difendendo una riforma “necessaria, perchè il sistema oggi non regge”. In conferenza stampa al termine del consiglio dei ministri del mercoledì, il portavoce Olivier Vèran ha assicurato che “guardiamo agli eventi con umiltà e concentrazione, dobbiamo continuare a spiegare, a dialogare”, tuttavia “manterremo il nostro orientamento che consiste nel conservare la nostra sovranità”.

Sia da parte dei sindacati che del governo, l’attenzione è ora rivolta al Parlamento, dove il progetto di legge di riforma delle pensioni viene esaminato da lunedì in Commissione Affari Sociali, e continuerà ad esserlo questa sera fino al termine ultimo delle ore 20. I deputati non hanno il tempo materiale di riuscire a lavorare sulle migliaia di emendamenti in discussione, presentati soprattutto dagli eletti di Nupes.

Per come stanno procedendo, rischiano di non arrivare nemmeno all’esame dell’articolo 7, proprio quello riguardante il rinvio dell’età legale a 64 anni, fulcro delle proteste. Rivolgendosi ai parlamentari, il portavoce del governo Vèran ha attaccato le forze di opposizione, accusandole di dare prova di “una chiara volontà di ostruzionismo, con più di 7.000 emendamenti, alcuni gruppi non rispettano il ruolo del Parlamento”. Comunque sia, il disegno di legge iniziale, senza i pochi emendamenti adottati in commissione, arriverà da lunedì 6 febbraio nell’emiciclo dell’Assemblea nazionale, che avrà due settimane di tempo per esaminarlo e sottoporlo a votazione prima del suo passaggio in Senato.

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