Google Sparrow: dal POC alla versione beta, arriva la risposta di Google a ChatGPT

Scienza & Tecnologia

Di

Alessandra De Gaetano

Con la release di ChatGPT per il mondo del tech sembra iniziata una nuova era: uno sconvolgimento di tale portata non si percepiva dai tempi dell’iPhone nel 2007. Il web pullula di articoli, approfondimenti e dibattiti sulle modalità di utilizzo del chatbot conversazionale, sul ruolo e sull’impatto che avrà sul mondo del lavoro e su questioni etiche di ogni sorta, mentre Microsoft ha già annunciato l’intenzione di integrarlo nel proprio motore di ricerca, dopo aver investito (finora) oltre 10 miliardi di dollari nello sviluppo dello strumento.

Certo, ChatGPT è ancora ai primi stadi di sviluppo e promette di evolvere e migliorare in svariati modi. Ma l’intenzione di Microsoft pare chiara: rafforzare il proprio posizionamento nell’ambito dell’IA generativa.

Di fronte alla prospettiva che ChatGPT venga integrata in Bing, il motore di ricerca di Microsoft, Google non è rimasta con le mani in mano: la risposta è Google Sparrow, che si configura come il vero rivale di ChatGPT.

Pochi giorni fa Sergey Brin e Larry Page, i fondatori di Google, sono tornati i prima linea per fronteggiare la minaccia di OpenAI. In tempo record DeepMind, società di IA di Alphabet, la casa madre di Google, ha dichiarato che la nuova versione di Sparrow è in via di sviluppo e che dovrebbe essere rilasciata prima dell’estate 2023 in una versione beta privata.

Chiariamoci, Sparrow non è una novità: è stato sviluppato nell’autunno 2020, senza destare particolare attenzione tra la pandemia in atto e la minore curiosità per le IA e i chatbot conversazionali, e presentato in un paper analitico nel 2022 come proof-of-concept.

Google, ai tempi, fu frenata dall’alto potenziale di rischio della soluzione: il chatbot conversazionale avrebbe compromesso altri investimenti primari derivanti, per la maggior parte, dai banner pubblicitari e dai contenuti sponsorizzati che compaiono durante le richerche degli utenti mediante profilazione degli stessi e analisi delle keyword presenti nelle ricerche.

C’erano inoltre problemi legati all’indicizzazione dei siti sui motori di ricerca, al rischio di obsolescenza di una moltitudine di paittaforme, blog e siti di informazione, che avrebbero perso lettori su lettori dal momento che la semplice conversazione con un chatbot sarebbe bastata a darci tutte le infornazioni di cui avremmo avuto bisogno.

Ma restare fermi e non agire di fronte a una rivoluzione della portata di quella innescata da ChatGPT avrebbe avuto conseguenze peggiori per Google. Da qui la corsa al potenzialmento e al rilascio del nuovo Sparrow.

La versione in elaborazione avrà diverse frecce al proprio arco grazie a una serie di funzionalità inedite, di cui ChatGPT non dispone.

Per cominciare, Sparrow promette di fornire risposte più accurate: funzionerà tramite reinforcement learning (apprendimento da rinforzo), una tecnica mediante la quale il chatbot è in grado di imparare dai propri errori senza che l’utente gli riveli esplicitamente se la sua risposta sia giusta o sbagliata; tutto questo attraverso l’interpretazione di altri parametri, che determineranno un rinforzo del contenuto in negativo o in positivo.

Ma non finisce qui. Se ChatGTP attinge solo al proprio database (aggiornato fino al 2020), Sparrow avrà un collegamento diretto col web e potrà contare su aggiornamenti  costanti e in tempo reale e sarà integrato direttamente in Google search. Non da ultimo, citerà le fonti dei propri contenuti (funzionalità al momento assente in ChatGPT, con i conseguenti problemi di attendibilità, privacy ed età del dato).

L’efficienza di un modello di linguaggio generativo deriva dalla combinazione complessa di diversi fattori, tra architettura, dati di addestramento e hardware. I più importanti tra questi sono la dimensione del modello e la quantità di calcolo richiesta per generare ogni risposta; i modelli più grandi come ChatGPT potrebbero dunque essere meno efficienti in termini di calcolo rispetto ai modelli più piccoli. Tuttavia, i modelli più grandi sono anche in grado di generare risposte più accurate e diverse, quindi il compromesso tra efficienza e accuratezza è una considerazione chiave quando si valutano le prestazioni dei diversi modelli di linguaggio.

Tra critiche e paure, entusiasmi e investimenti, l’era dell’affermazione dei chatbot conversazionali è ufficialmente iniziata, ma è decisamente presto per stabilire quale avrà più successo.

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