Approfittando del caos creato dal terremoto, circa 20 presunti combattenti dello Stato Islamico (Isis) sono fuggiti da una prigione militare a Rajo, controllata dai ribelli filo-turchi
AGI – E’ una corsa contro il tempo e il freddo nella notte in Turchia e nel nord della Siria per estrarre i sopravvissuti ai violenti terremoti che hanno devastato la regione causando migliaia di morti.
Secondo l’ultimo bilancio ufficiale – destinato a salire – a quasi 20 ore dalla prima delle tre scosse, di magnitudo 7,8, avvertite fino al Libano, a Cipro e all’Iraq settentrionale, sono morte più di 4.300 persone, di cui 2.921 in Turchia e più di 1.440 in Siria.
I soccorritori stanno lottando al freddo, sotto la pioggia battente e la neve, a volte a mani nude, per salvare ogni possibile vita, come la bambina di sette anni che è emersa dalle rovine di Hatay (sud), al confine con la Siria, dopo oltre 20 ore di terrore, con il pigiama inzuppato di polvere.
Il maltempo che incombe sull’Anatolia complica il compito dei soccorritori e rende ancora più amaro il destino dei sopravvissuti, che tremano sotto le tende o attorno a bracieri improvvisati.
Gli aiuti internazionali alla Turchia stanno intanto arrivando con le prime squadre di soccorritori, in particolare dalla Francia e dal Qatar. Il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha promesso al suo omologo Recep Tayyip Erdogan “tutto l’aiuto necessario“. Secondo il presidente turco, 45 Paesi hanno offerto il loro aiuto.
In Siria, l’appello lanciato dalle autorità di Damasco è stato ascoltato soprattutto dall’alleato russo, che ha promesso squadre di soccorso “nelle prossime ore”, mentre oltre 300 soldati russi sarebbero sul posto per aiutare nei soccorsi.
Anche l’ONU ha risposto, ma ha insistito sul fatto che gli aiuti saranno forniti “a tutti i siriani in tutto il Paese”. Alcune aree non sono sotto il controllo del governo.
In queste aree controllate dai ribelli e confinanti con la Turchia, nella Siria nord-occidentale, sono morte almeno 700 persone.
Approfittando del caos creato dal terremoto, circa 20 presunti combattenti dello Stato Islamico (Isis) sono fuggiti da una prigione militare a Rajo, controllata dai ribelli filo-turchi.
Il bilancio su entrambi i lati del confine è in costante aumento e, data l’entità dei danni, si prevede che aumenterà con il proseguire delle ricerche. Solo in Turchia, le autorità hanno contato quasi cinquemila edifici crollati. Il drastico calo della temperatura espone i feriti intrappolati nelle rovine a un ulteriore rischio di ipotermia.
La stessa Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato di aspettarsi il peggio e di temere “un numero di morti otto volte superiore ai numeri iniziali”.
Le autorità locali hanno aperto dormitori in palestre, scuole o persino moschee per ospitare i sopravvissuti. Ma per paura di altri terremoti, molti abitanti hanno preferito passare la notte all’aperto, come a Sanliurfa, nel sud-est della Turchia.