Loculi occupati abusivamente nel cimitero di Siracusa, arrestato il direttore

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Coinvolte 11 persone nella gestione dei servizi cimiteriali. Le sepolture abbandonate venivano riutilizzate dietro pagamento di forti somme di denaro. L’indagine partita dalla denuncia di un cittadini che si era accorto dell’occupazione della cappella familiare

di Gaetano Scariolo

© Nicola Marfisi/AGF – Cimitero

 

AGI – Era tornato per le festività natalizie e durante una visita al cimitero, si è accorto che nella cappella di famiglia non c’erano più sepolti in suoi cari, ma altre persone, sconosciute e senza legami di parentela. Dalla sua denuncia nel 2020 è scattata un’indagine sulla gestione del cimitero di Siracusa. E il gip del Tribunale ha emesso una misura cautelare per il direttore del cimitero di Siracusa Fabio Morabito e per un operaio, Marco Fazzino, entrambi ai domiciliari, ritenuti responsabili in concorso tra loro, di induzione indebita, abuso d’ufficio, falsità documentale e sottrazione di cadavere, il tutto al fine di trarre un ingiusto profitto quantificato in oltre 60.000 euro. Gli indagati sono 11, tra cui i due arrestati. I provvedimenti, eseguiti dalla polizia di Siracusa, sono stati richiesti dalla procura locale.

Le indagini dalla Squadra Mobile hanno rivelato un sistema consolidato tale per cui gli indagati, avrebbero indotto i privati, spinti dal bisogno e dall’urgenza di dare sepoltura ai loro cari, a versare somme di denaro allo scopo di eludere le “lungaggini” delle procedure di evidenza pubblica, finalizzate all’assegnazione legale dei loculi e delle cappelle. La presenza degli indagati all’interno del cimitero gli avrebbe consentito di “intercettare” i bisogni e le difficoltà dei privati, prima ancora che gli stessi si muovessero “secondo i canali istituzionali” per ottenere l’assegnazione di un posto per i loro defunti.

I due, aggirando le procedure di evidenza pubblica, avrebbero intascato il denaro necessario all’assegnazione dei posti rilasciando ai privati falsi titoli concessori. Inoltre, conoscendo i “meccanismi” di assegnazione pubblica dei loculi, gli stessi, sfruttando illegalmente gli strumenti giuridici della “decadenza” del possesso dei loculi in stato di abbandono, “estumulavano”, in concorso con altri quattro impiegati comunali, arbitrariamente i cadaveri per fare posto ai nuovi defunti, a fronte di esosi pagamenti da parte dei familiari. In una prima fase dell’indagine, si era ipotizzato che i “nuovi assegnatari” fossero stati truffati dagli indagati, e indotti a versare del danaro mediante raggiri sulla correttezza della procedura da seguire. Dalle indagini è emerso, invece, che i nuovi beneficiari avevano “cooperato”, in un certo senso, alla assegnazione irregolare delle cappelle e come tali sono risultati destinatari di avviso di conclusione indagini. Disposto anche il sequestro preventivo di 60 mila euro, la squadra mobile ha rinvenuto e sequestrato agli indagati oltre 35.000 in contanti.

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