Rossetti, app di incontri e mance alle spogliarelliste: gli insoliti segnali di recessione

Economia & Finanza

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Gli osservatori scrutano tutti gli elementi della nostra vita quotidiana alla ricerca di indizi sulle prossime mosse dei mercati e sul trend futuro dell’economia. Ad esempio in tempi di recessione le app di incontri fanno affari

di Ivana Pisciotta

© Angela Weiss/AFP –

 

AGI – Balla da sei anni nei club dal Texas a New York, è laureata e per lavoro fa la spogliarellista e segue attentamente le sue entrate. Nel maggio 2022 ha notato un calo: “Meno persone con un reddito elevato  entravano nel club, e quando questo accade, sai che sta per succedere qualcosa di brutto”. Per questo, su Twitter, ha lanciato un avvertimento: “Lo strip club è purtroppo un indicatore di tendenza e vi assicuro che siamo in recessione”.

Il tweet è diventato virale e, almeno all’interno del suo club, le hanno dato ragione. Nei mesi successivi, i suoi guadagni hanno continuato a diminuire così come quelli delle altre spogliarelliste. A dicembre – un mese solitamente eccellente per gli strip club – gli affari sono precipitati, e le entrate dimezzate rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

È un momento economico insolito. Negli Stati Uniti il tasso di disoccupazione rimane al 3,4%, il più basso da mezzo secolo a questa parte, eppure i tassi di interesse rimangono più alti di quanto non siano stati da decenni. Il Pil è cresciuto del 2,5% l’anno scorso, anche se molti economisti prevedono che quest’anno il ritmo di crescita sarà molto più lento.

In tempi insoliti, gli esperti guardano spesso oltre le metriche tradizionali come la crescita del Pil, i numeri dei posti di lavoro o l’attività manifatturiera, alla ricerca di segnali nascosti di una flessione. L’idea è che le persone cambino alcuni dei loro comportamenti più privati all’avvicinarsi di una recessione – a volte in modi inconsci e misteriosi – e scoprire un numero sufficiente di questi cambiamenti potrebbe rivelare indicatori anticipatori, o semplicemente conferme, di un crollo economico più ampio.

Tra questi segnali nascosti di recessione, ricorda The Guardian, forse il più noto è il cosiddetto indice del rossetto.

Gli esperti sono convinti che in periodi di crisi, i consumatori riducono gli acquisti discrezionali, ma continuano a spendere in piccoli lussi come il rossetto. Se n’era accorto il presidente di Estée Lauder: “Quando le vendite di rossetti aumentano, la gente non vuole comprare vestiti”. Ecco qui che ideò il cosiddetto “lipstick index”.

Anche cent’anni fa, ai tempi della Grande Depressione del 1929, mentre la produzione industriale crollava del 50%, le donne correvano a comprare trucchi in maggior quantità rispetto alle abitudini.

Insomma, il pubblico femminile prendeva alla lettera il consiglio di Coco Chanel che in fatto di moda, ci sapeva fare: “Se siete tristi, se avete un problema sentimentale, truccatevi, mettete il rossetto rosso alle labbra e attaccate”. Alla base di questa tesi economica, ce n’era una psicologica che vale anche ai giorni nostri. essere a corto di denaro è indubbiamente scoraggiante e la tendenza dei consumatori per sentirsi meglio è spesso quella di acquistare qualcosa che si pensa possa tirar un po’ su il morale.

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© Guilleume Souvant/AFP

All’epoca si ricorreva anche all’Hemline index: gli osservatori si accorsero che quanto più alti erano gli orli, tanto migliore era l’andamento dell’economia. Ma i tempi sono cambiati e questo indice è finito nel cassetto dei ricordi.

Tempi che cambiano, nuovi indici si affacciano: ad esempio, quarant’anni fa la rivista The Economist, ideò  il Big Mac Index: il prezzo del panino del fast food più famoso del mondo venne considerato come indicatore del potere d’acquisto delle valute globali. Un altro parametro preso in considerazione è e l’indice Manheim, quello delle auto usate relativo al principio secondo cui i consumatori spendono di più per le auto usate quando le economie sono forti e meno quando invece scricchiolano.

E ancora: un altro indice diciamo non convenzionale, che prese piede tra gli economisti durante la crisi del 2008, è il Foundation Index: sembrò che le donne privilegiassero la necessità di avere una pelle impeccabile. E recentemente negli Usa, l’ex presidente della Fed Alan Greenspan ha monitorato un altro indicatore non convenzionale: la biancheria intima maschile. Greenspan ha teorizzato che, in tempi di crisi economica, le persone avrebbero aspettato più a lungo per sostituire gli articoli usurati, e gli uomini avrebbero aspettato più a lungo per cambiare la biancheria intima, Se Greenspan aveva ragione, potremmo essere nei guai: le ricerche di settore mostrano che il mercato della biancheria intima maschile è crollato nel 2022 e le azioni del produttore di slip da uomo Hanesbrands si trovano ad appena il 50% del prezzo di un anno fa.

Un indicatore più aggiornato potrebbe essere rappresentato dalle app di incontri online, che registrano buoni risultati anche in periodi di crisi. “Durante le recessioni la gente sta di più a casa, non vuole pagare e andare nei bar. Vanno online per incontrarsi”, ha dichiarato Markus Frind, amministratore delegato del sito di incontri Plenty of Fish, durante la crisi del 2009. Oggi sembra essere di nuovo così. Nel novembre 2022, Match Group, che possiede Tinder e Hinge, ha registrato un aumento del 2% degli abbonati paganti tra i suoi marchi, con un salto del 7% per il solo Tinder.

Recentemente, sui social media, alcuni hanno evidenziato altri nuovi indicatori, come il numero di donne che rinunciano ai tingersi i capelli di biondo, soprannominate “brune da recessione”. Mantenere un trattamento di tintura in un salone di alta qualità può costare negli Stati Uniti fino a 200 dollari al mese: un lusso difficile da mantenere quando i soldi sono pochi.

Ci sono anche altri indicatori, come il tasso di riempimento del frigorifero condiviso in ufficio: se la crisi morde, c’è sicuramente spazio per mettere il proprio panino perché i dipendenti rinunciano alla pausa pranzo fuori e consumano il pranzo portato da casa per risparmiare.

Ma una buona notizia c’è: le spogliarellista che denunciava il calo di entrate, negli ultimi giorni ha notato un’inversione di tendenza lo scorso mese di gennaio. Sarà la famosa luce in fondo al tunnel?

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