Nel day after della vittoria di Marco Mengoni, si riaccendono i riflettori sui dirigenti del servizio pubblico, ‘rei’ di non aver impedito che la kermesse canora si trasformasse in un “killeraggio politico” .
di Serenella Ronda
AGI – Nemmeno il trionfo di ascolti serve a placare le polemiche politiche che per l’intera settimana si sono abbattute sul festival di Sanremo. E nel day after della vittoria di Marco Mengoni, si riaccendono i riflettori sui vertici Rai, ‘rei’ di non aver impedito che la kermesse canora si trasformasse in un “killeraggio politico” (copyright FdI). Premettendo di non aver avuto tempo di guardare la competizione, Silvio Berlusconi non manca di osservare, con dispiacere, che “non da oggi questo grande evento televisivo abbia cambiato pelle. Da manifestazione pensata per valorizzare le splendide canzoni italiane si è progressivamente trasformata in un evento dai connotati ideologici, nel quale non fa notizia la musica ma piuttosto una serie di provocazioni legate all’attualità, tutte orientate in un modo che dispiace ad almeno la metà degli italiani”.
In un’intervista a Il Giornale, il presidente di Forza Italia ritiene “giusto e doveroso che la televisione pubblica si occupi di attualità e di politica, ma questo dovrebbe avvenire nelle sedi appropriate, nel rispetto del pluralismo e del contraddittorio”. “Ovviamente non invoco nessuna censura, non l’ho mai fatto in vita mia, ma questo uso del mezzo televisivo mi pare profondamente sbagliato“, conclude.
Matteo Salvini, anche lui non annoverabile tra i telespettatori che hanno seguito il festival, pur glissando sulle polemiche amplia il ‘raggio d’azione’ e spiega che “sicuramente una riflessione sulla gestione Rai nel suo complesso andrà fatta”. Sulla stessa lunghezza d’onda il leader M5s: “Le polemiche non mi appassionano. Io credo che la Rai abbia bisogno di una riforma profonda, lo stiamo dicendo da tempo. Una riforma rifondativa per migliorare e rendere più efficace il servizio pubblico“, osserva Giuseppe Conte. A far intendere che un intervento, almeno sui vertici Rai, ci sarà è stato ieri – parlando con l’AGI – il sottosegretario alla Cultura Gianmarco Mazzi (FdI), secondo il quale “è giusto cambiare la narrazione del Paese”.
Dall’opposizione è il Pd a lanciare l’allarme: “L’attacco ai vertici Rai da parte di FdI è inquietante nel merito e nel metodo”, afferma Irene Manzi, capogruppo dem in commissione Cultura della Camera. Insomma, per i dem “FdI vuole mettere il bavaglio alla Rai” e si prefigurano “epurazioni”.
Getta acqua sul fuoco il governatore ligure Giovanni Toti: “Le polemiche a Sanremo ci sono sempre state, pietanza essenziale di un grande evento come è il Festival. Sanremo senza polemiche non sarebbe Sanremo”. Anche la titolare del Turismo Daniela Santanché, di FdI, prova a far decantare le polemiche, pur riconoscendo che “ci sono stati effettivamente un po’ di errori, ma io difendo il festival come prodotto, il problema è che vogliono rovinare il prodotto della canzone italiana, è un peccato”. Stefano Coletta, direttore dell’intrattenimento di Rai 1, finito nell’occhio del ciclone, taglia corto: “Sotto assedio nonostante gli ascolti? E’ il gioco della parti”. Quindi rivendica: “Ho svolto con la stessa semplicità tutti i ruoli che ho avuto, da programmista a inviato a conduttore a direttore e credo che sia un viaggio che ho meritato per la mia dedizione. Basta”.