Urfa, la città di Abramo sfiorata dal sisma, tra minareti distrutti e profughi

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Gli abitanti di Sanli Urfa si sentono fortunati al confronto della distruzione subita dalle vicine Adiyaman e Kahramanmaras.  Il sisma però non ha risparmiato gli edifici antichi  e i luoghi di valore storico. Il Balikli Gol, il lago dei pesci, anche conosciuto come la “piscina di Abramo” ha le acque color ruggine e molti  pesci sono morti

di Giuseppe Di Donna

Balikli gol, la piscina del profeta Abramo

 

AGI – Sanli Urfa è una delle città più antiche della Turchia, una delle città colpite dal sisma dello scorso 6 febbraio. A Sanli Urfa gli abitanti non fanno che ripetere di sentirsi fortunati. Nonostante il tributo pagato al sisma sia stato di 95 vite e quasi duemila feriti, tutti hanno ben presente la distruzione delle vicine Adiyaman e Kahramanmaras.

“Piano piano stiamo riaprendo il mercato coperto”, spiega ad Agi Alp, un commerciante  di frutta secca che lavora nel negozio del padre, che prima era stato del nonno e così via, a ritroso nella storia di uno dei bazar più antichi e intatti della Turchia.

“La nostra casa è agibile, non abbiamo perso parenti e amici, a Urfa siamo stati fortunati, questa è la verita”, racconta mentre tira fuori il cellulare e cerca una foto.

Urfa citta  Abramo sfiorata da sisma minareti distrutti profughi
Balikli gol, la piscina del profeta Abramo 

“Guarda questo ragazzo, è un mio amico. Lui lavora ad Ankara e la casa della sua famiglia è crollata, ha perso tutta la famiglia, in tutto 10 parenti..ha perso la testa.. non oso immaginare”, racconta mentre pesa dei datteri.

Il bazar non è tornato alla vita brulicante che lo ha sempre caratterizzato, molte saracinesche sono chiuse, tuttavia sono tornati a lavorare il barbiere, i negozi di spezie, di frutta secca, di abbigliamento, sacchi di tabacco aspettano compratori e il profumo di spiedini di fegato e pollo è sempre dietro l’angolo.

Urfa citta  Abramo sfiorata da sisma minareti distrutti profughi
Il negozio di un barbiere a Sanli Urfa 

Gabbie di piccioni si alternano alle saracinesche. La tradizione dell’allevamento dei piccioni, a cui si insegna a fare le capriole in aria, è antichissima.

Ma questa è una delle città più antiche della Turchia, dopo la conquista macedone fu ribattezzata Edessa e se il sisma ha colpito in maniera meno violenta la popolazione, non ha risparmiato edifici storici e luoghi di grandissimo valore storico.

Il Balikli Gol, il lago dei pesci, anche conosciuto come la “piscina di Abramo”, il profeta che si ritiene nato non lontano da qui, non ha più acque cristalline, ma color ruggine e molti dei pesci che aspettavano i tanti visitatori per un pò di pane sono morti e vengono raccolti con un retino.

Qui si dice che Abramo sia stato legato e arso nel fuoco dal re Nimrod, irritato dal rifiuto del patriarca di abbracciare la venerazione degli idoli e sostenere la costruzione della torre di Babele.

Urfa citta  Abramo sfiorata da sisma minareti distrutti profughi
Donne a Sarli Urfa 

La leggenda vuole che il profeta, figura centrale per cristianesimo, ebraismo e Islam, si salvò dal rogo per miracolo.

Il sisma non ha risparmiato le bellissime moschee Ulu Cami e Dabakhane, del 1.100 e del 1.400.

Entrambe hanno riportato danni agli antichi minareti e crolli all’interno. La Ulu Cami ha perso la antichissima fontana esterna per le abluzioni, completamente crollata.

Gli abitanti sanno di potersi ritenere fortunati e proprio per questo la città, così prossima al disastro, cerca di aiutare come può i vicini delle aree devastate.

“Arriviamo da Pazarcik, la nostra casa è crollata, siamo qui in tenda con tutta la famiglia, 8 persone”, racconta Mehmet, giunto da uno dei centri più vicini all’epicentro del terremoto, ora alloggiato nella grande tendopoli allestita davanti il museo archeologico della città.

Si tratta della tendopoli più grande della città, la protezione civile turca vi ha alloggiato 270 famiglie. Ma in tutto in città e nelle vicinanze sono più di 10 mila, arrivati dalle zone più colpite dal sisma.

Un centro del ministero dell’Educazione è invece divenuto un rifugio per 120 siriani, alloggiati tutti insieme nella biblioteca e nelle sale della struttura, su materassi messi per terra.

Fuori da uno dei ristoranti più famosi della città si preparano imballaggi con pasta, carne macinata e pane da inviare nelle zone terremotate.

Un commerciante e altri tre impiegati preparano grossi pacchi destinati ai terremotati.

“La nostra è un’attività famigliare, vendiamo vestiti. Grazie a Dio stiamo tutti bene, ma qui vicino la situazione è terribile, stiamo preparando pacchi con maglioni e cappotti da mandare a Kahramanmaras e Adiyaman L’inverno qui è freddo e tanta gente non ha più una casa. Qui a Sanliurfa siamo stati fortunati”, racconta Ramazan, proprietario del negozio. Qui nessuno ha dimenticato che a Sanliurfa “sono stati fortunati”.

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