Ancora schiavi nel XXI secolo

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Per un occidentale che vive tranquillo nella sua casa, con i suoi figli protetti e coccolati, che hanno anche il superfluo sembra impossibile credere che in altre parti del mondo  esista la schiavitù dei bambini. I dati ci dicono che sono circa 160milioni i bambini costretti a lavorare anche dodici ore al giorno senza avere mai riposo. La schiavitù è stata abolita più di due secoli fa eppure esiste ancora. Sono gli stessi genitori che spinti dall’estrema povertà a volte vendono i loro bambini. Quasi la metà di questi bambini svolge lavori pericolosi; alcuni lavorano in miniera, nelle fattorie, come domestici, altri sono costretti a fare i sodati, altri ancora a sposarsi con vecchi per volere dei genitori. Anche alcune imprese multinazionali  sono accusate di sfruttare i bambini, riducendoli di fatto in schiavitù per realizzare i propri profitti. Questi bambini non hanno infanzia, non sanno difendersi , sono facilmente sostituibili, consumano poco. Vivono spesso lontano dai genitori, non hanno alcun conforto e tenerezza. Le missioni salesiane sono impegnate per sensibilizzare gli stati su questa disumana situazione e ridare l’infanzia rubata a questi piccoli. Emblematica fu la vicenda del piccolo Iqbal Masih  che nacque in Pakistan nel 1983 in una famiglia molto povera. All’età di quattro anni già lavorava in una fabbrica di mattoni. Quando aveva cinque anni i suoi familiari si indebitarono per pagare le spese matrimoniali del primo genito e Iqbal fu ceduto a un fabbricante di tappeti per l’equivalente di 12 dollari. Fu quindi costretto a lavorare per almeno 12 ore al giorno per sette giorni alla settimana, incatenato al telaio, con uno stipendio pari a una sola rupia, corrispondente a pochi centesimi di euro. Cercando di sfuggire, si rivolse alla polizia, ma venne riportato alla manifattura è bastonato per punizione. Ad appena nove anni cominciò a partecipare e ad organizzare forme di protesta per le condizioni in cui si trovavano i bambini nel paese, costretti a lavorare fin da una tenerissima età, e per i diritti che venivano loro negati. Dal 1993 iniziò a viaggiare e a partecipare a conferenze internazionali, sensibilizzando l’opinione pubblica sui diritti che nel suo paese erano negati ai bambini,  contribuendo al dibattito sulla schiavitù mondiale e sui diritti internazionali dell’infanzia. Nel 1995, nella città di Lahor, partecipò a una conferenza contro la schiavitù dei bambini. Grazie a lui, circa tremila piccoli schiavi poterono uscire dalla loro condizione: sotto la pressione internazionale, il governo pakistano iniziò infatti a chiudere decine di fabbriche di tappeti. Il 16 aprile 1995 ha soli 12 anni Iqbal Mash venne assassinato, mentre si stava recando in bicicletta in chiesa. La polizia pakistana attribuì il gesto a un contadino con il quale Iqbal avrebbe avuto una lite, ma in realtà alcuni testimoni affermarono di aver visto una macchina con i finestrini oscurati avvicinarsi al ragazzo uccidendolo con dei colpi di arma da fuoco. Difficile ancora capire per molti uomini sulla terrea che “nessun bambino dovrebbe impugnare mai uno strumento di lavoro. Gli unici strumenti di lavoro che un bambino dovrebbe tenere in mano sono penne e matita”.

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