A quattro anni dal fallimento. Il caso Pro Piacenza e i retroscena

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Sono passati quattro anni dalla famosa partita Cuneo – Pro Piacenza, la quale si disputò il 17 febbraio 2019 e finì con il surreale risultato di 20 a 0 per il Cuneo. Quella partita per il Pro Piacenza, fu l’ultima partita della sua antica storia iniziata nel lontano 1919. Ma come si arrivò a quel 17 febbraio e cosa successe dopo? Nella stagione 2018- 2019, la società era controllata dall’imprenditore Maurizio Pannella, ma si trovava in crisi, tra la fideiussione non presentata e stipendi non pagati. Le giovanili e la prima squadra non si presentavano più e in classifica, all’epoca la squadra militava in Serie c, aveva 40 punti di penalizzazione.

Si arrivò alla partita contro il Cuneo e si decise di scendere ugualmente in campo, con soli 7 giocatori, tutti provenienti dalla primavera, che con coraggio scesero in campo e senza staff tecnico. Dopo 45 minuti, con l’entrata in campo dell’ottavo giocatore, arrivato per non perdere a tavolino, la partita iniziò e dopo 20 minuti di gioco il Cuneo era avanti 10 a 0. Alla fine il risultato fu un grottesco 20 a 0 e la notizia ebbe un clamore mediatico in tutto il mondo. Né parlarono l’Usa today, il New York times, i principali giornali italiani, come il Corriere della sera, la Gazzetta dello sport, La stampa e perfino i giornali russi, cinesi, australiani e thailandesi. La FIGC radiò dal calcio il Pro Piacenza e la società fu data ad un curatore fallimentare. Ma cosa successe dopo?

Si sarebbero potuti fare da parte del comune di Piacenza, progetti attorno alla squadra, il Presidente dell’Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini propose una squadra per i giovani. Ci furono proposte andate a vuoto, di progetti inclusivi, che unissero sport e salute, lo studio, l’arte e la cultura, seguendo il modello dell’Università Nicolò Cusano, primo e unico ateneo in Italia ad avere una squadra, il Fondi calcio, gestita per due stagioni.

I ragazzi che giocarono quella oramai famosa partita, non furono ringraziati né dai giornali e né dai tifosi, essi avrebbero voluto ancora far parte della squadra e giocare, ma si è voluto parlare soltanto del surreale risultato senza citarli. Dunque si poteva ma non si è voluto fare un progetto per noi giovani. Qualche settimana fa se n’è andato l’imprenditore e uomo di sport Alberto Burzoni, il quale guidò con grande passione il Pro Piacenza, portando la squadra in Serie C. Forse bisognerebbe ricordare l’impegno e la passione che ha trasmesso per il calcio e lo sport in generale. Il calcio e lo sport dovrebbero essere una passione che non devono essere lasciati ma preservato, come il sorriso di chi segna il primo gol.

Antonio Simondi

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