L’Angelus di domenica 12 marzo

Teocrazia e Cristianità oltre Tevere

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“Rimaniamo uniti nella fede e nella solidarietà con i nostri fratelli che soffrono a causa della guerra; soprattutto non dimentichiamo il martoriato popolo ucraino! Un anno fa abbiamo compiuto il solenne Atto di Consacrazione al Cuore Immacolato di Maria, invocando il dono della pace. Il nostro affidamento non venga meno, non vacilli la speranza! Il Signore ascolta sempre le suppliche che il suo popolo gli rivolge per intercessione della Vergine Madre”. Così, Papa Francesco all’Angelus di domenica 12 marzo.

Ora, due sono le possibilità: il Signore è un po’ sordo e non ha sentito le suppliche dei fedeli, oppure non gradisce l’intercessione della Vergine Madre. Ed è probabile che questa ultima sia l’ipotesi giusta. Infatti, quando Maria durante le nozze di Cana disse al figlio: «Non hanno più vino», lui le rispose seccato: «Che ho da fare con te, o donna?» (Cfr. Giovanni, cap. 2). E’ vero che poi l’accontentò, ma le fece anche capire che non gradiva mettesse becco nelle sue faccende.
Scherzi a parte, possibile che il Papa non si renda conto della contraddizione? Il Signore ascolta sempre le suppliche che il suo popolo gli rivolge, però è trascorso un anno e per adesso sembra fare orecchie da mercante. Oppure aspetta che muoiano e soffrano, magari ancora per qualche annetto (che importanza ha?) innumerevoli innocenti, e poi decide d’intervenire e concedere il dono della pace? Possibile che la Chiesa debba continuare ad illudere i fedeli, anziché dire chiaro e tondo che Dio non interviene nelle misere vicende umane?

Renato Pierri

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