Corsa contro il tempo delle autorità statunitensi per trovare un acquirente. Una strategia che ricorda il caso Lehman Brothers. Secondo i dati pubblicati, il 96% dei depositi della SVB non è coperto e nell’ultimo fine settimana gli ordini di prelievo hanno raggiunto i 42 miliardi di dollari
di Andrea Nobili Tartaglia
AGI – Le autorità statunitensi hanno messo all’asta la Silicon Valley Bank (SVB), in fallimento, con l’obiettivo di trovare un acquirente prima dell’apertura dei mercati asiatici lunedì (Tokyo apre alle 1 di notte ora italiana). Secondo il Washington Post, la scadenza per la presentazione delle offerte era stata fissata per domenica alle 20 italiane. Il democratico Josh Harder, membro della Camera dei Rappresentanti, ha confermato l’asta al sito web Axios, affermando che la scadenza potrebbe essere prorogata per dare ai potenziali acquirenti il tempo di studiare i conti di SVB. La corsa contro il tempo delle autorità americane ricorda il fine settimana del 13 e 14 settembre 2008. Non riuscirono a trovare un acquirente per Lehman Brothers, costringendola al fallimento il lunedì, con conseguenze drammatiche per il settore finanziario e l’economia nel suo complesso.
Se le grandi banche sono state finora risparmiate, diversi istituti americani di medie dimensioni o regionali sono crollati in borsa venerdì, evitati dagli investitori preoccupati. È il caso della californiana First Republic, che ha perso quasi il 30% in due sedute, giovedì e venerdì, e della Signature Bank, che ha perso un terzo del suo valore da mercoledì sera. I due istituti, come SVB, hanno nel loro portafoglio clienti un’ampia percentuale di aziende, i cui depositi spesso superano l’importo massimo assicurato dalla FDIC (Federal Deposit Insurance Corporation), ossia 250.000 dollari per depositante, il che potrebbe spingerli a ritirare i loro fondi.
Secondo i dati pubblicati dall’istituto, circa il 96% dei depositi della SVB non è coperto. Oltre alla stabilità del sistema bancario, molti sono preoccupati per l’impatto del fallimento di SVB sul settore tecnologico negli Stati Uniti e non solo. SVB si vantava di avere tra i suoi clienti “quasi la metà” delle società tecnologiche e di scienze della vita finanziate da investitori statunitensi.
Nel caso in cui non si riuscisse a trovare un acquirente, per evitare il panico tra i clienti di altre banche e per inviare un segnale forte, scrive il Washington Post, le autorità americane stanno valutando la possibilità di garantire tutti i depositi di SVB. Secondo un documento pubblicato mercoledì dall’istituto, i depositi della SVB ammontavano a circa 170 miliardi di dollari, ma nel frattempo si sono verificati ritiri colossali. Solo giovedì sono stati effettuati ordini di prelievo per circa 42 miliardi di dollari, ma non tutti hanno potuto essere onorati. “Molti dei depositanti sono piccole imprese che hanno bisogno di accedere ai loro fondi per pagare le bollette e che danno lavoro a decine di migliaia di persone”, ha dichiarato la Yellen. “È un problema e stiamo lavorando con le autorità di regolamentazione per risolverlo”, ha continuato.
Oggi il ministro delle finanze britannico Jeremy Hunt ha dichiarato che il crollo della SVB rappresenta un “grave rischio” per il settore tecnologico del suo Paese. Le turbolenze della saga SVB si sono estese anche allo spazio delle criptovalute. La valuta digitale USDC, nota come “stablecoin” perché teoricamente ancorata al dollaro, è scesa da venerdì dopo che il suo creatore, Circle, ha annunciato di aver lasciato 3,3 miliardi di dollari nelle casse di SVB. Anche altre “stablecoin”, che dovrebbero proteggere gli investitori in criptovalute dalla leggendaria volatilità del settore, sono scese, come il Dai e l’USDD.