Meloni alla Cgil: lavoro, fisco, ‘Ferragni’ e uno (storico) applauso

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La premier al congresso di Rimini: “La riforma fiscale guarda al lavoro e ai redditi bassi, no al salario minimo”. Il reddito di cittadinanza “ha fallito, giusto abolirlo”. Poi la condanna dell’assalto alla sede del sindacato e il ricordo di Marco Biagi

di Federica Valenti

© Federica Valenti/ AGI – Giorgia Meloni al congresso della Cgil

AGI – Giorgia Meloni esce “soddisfatta” dall’arena della Cgil. La presidente del Consiglio interviene davanti ai 986 delegati, riuniti per il XIX congresso nazionale del principale sindacato italiano. Illustra la ‘linea’ del governo su fisco, lavoro, salario minimo, migranti, riforme e famiglia. Posizioni, spesso, assai distanti da quelle della Cgil, ma davanti alle quali la platea che ascolta in rigoroso silenzio. Unico, timido, applauso quando la premier cita “l’ignobile” attacco alla sede romana della Cgil, da parte della “estrema destra“.

Mentre, nel momento in cui Meloni sale sul palco, prima che prenda parola, va in scena l’annunciata protesta della minoranza Cgil. I 24 delegati di ‘Radici’ del sindacato’, guidati da Eliana Como, lasciano la sala, pugno chiuso in alto, cantano ‘Bella Ciao‘, mentre ai loro posti lasciano alcuni peluche, simbolo della “strage di Stato di Cutro”.

La premier attende la fine della protesta e inizia l’intervento, ‘pungendo’ la portavoce della contestazione che mercoledì si era presentata al congresso con uno telo bianco sulle spalle ‘Meloni pensati sgradita in Cgil‘, citazione dell’outfit di Chiara Ferragni a Sanremo (scialle con scritto ‘Pensati libera’). “Ringrazio tutta la Cgil dell’invito. Anche chi mi contesta con slogan efficaci. Ho visto ‘Pensati sgradita’… – scherza la presidente – Non sapevo che Chiara Ferragni fosse una metalmeccanica…”.

Per il resto, il senso del discorso della leader di FdI è tutto incentrato sull’obiettivo di ricerca dell’unità nazionale, pur nel confronto delle diverse posizioni. “Occorre fare gioco di squadra e io sono pronta a fare la mia parte, su alcune cose sarà molto difficile”, scandisce, “ma questo non significa che non si debba provare”.

premier meloni alla cgil era da 1996 che non accadeva

“Il confronto lo considero produttivo anche quando non siamo d’accordo – insiste -. Se l’approccio è sincero io posso imparare molto, non intendo partire da alcun pregiudizio”. “Nel giorno dell’unità d’Italia vi voglio dire: rivendicate senza sconti  – si rivolge così alla platea – le vostre istanze nei confronti del governo, io vi garantisco che quelle istanze troveranno un ascolto privo di pregiudizio, questo è l’impegno che mi sono presa con i cittadini e che io intendo portare avanti”.

Fondamentale il discorso di Maurizio Landini, ‘preparatorio’ per la platea. “Tranquilli, non parla due ore e mezzo“, esordisce, scherzando, rivolgendosi ai delegati, il segretario generale della Cgil. “È momento molto importante di questo congresso”, dice.

“Abbiamo scelto tutti insieme di fare un congresso aperto. Abbiamo detto che è il momento in cui bisogna imparare a ascoltare, anche chi può avere idee diverse dalle nostre. E’ la condizione per potere chiedere di avere il diritto di essere ascoltati. Ringrazio a nome di tutto il congresso” Giorgia Meloni “che ha accettato di venire a discutere con noi”, conclude il leader della Cgil.

premier meloni alla cgil era da 1996 che non accadeva
© Nicola Marfisi/ AGF

L’arrivo di Meloni

Meloni arriva al Palacongressi di Rimini poco prima delle 12, orario in cui è in programma il suo intervento. La premier arriva con l’auto davanti all’ingresso laterale, Landini è lì ad accoglierla. Ma Meloni vuole entrare dall’ingresso principale, dove dalla mattinata la minoranza della Cgil aveva steso per terra striscioni con scritto, tra le altre cose, ‘La protesta dei peluches contro il cinismo, la cattiveria e il razzismo di un governo fascista’ o ‘Meloni non in nostro nome: Cutro strage di Stato’. Quindi, cambio ‘last minute’ del cerimoniale e la premier entra dall’ingresso principale, nuovamenta accolta da Landini. “Non so che accoglienza aspettarmi in ogni caso penso che sia giusto esserci”, dice ai giornalisti, nella calca dell’ingresso ‘scortato’ dal servizio d’ordine della Cgil.

Meloni e Landini siedono in platea, in prima fila, uno di fianco all’altro. Sul palco sta intervenendo, molto applaudito, Madnak Dan, presidente dell’assemblea generale del comitato centrale della Fiom-Cgil, originario della Mauritius.

“Timori di fischi? Non mi spaventano”

Parola a Landini. Poi Meloni sale sul palco. Attende che finisca la protesta dei 24 delegati della minoranza, che escono lasciando peluche al loro posto. “Ringrazio tutta la Cgil dell’invito, anche chi mi contesta. Non ho voluto rinunciare a questo appuntamento in segno di rispetto e in coerenza con un percorso di confronto e ascolto che il governo sta portando avanti”, scandisce. “Questo congresso è un esercizio di democrazia importante”, afferma. Timori di fischi? “Vengo fischiata da trent’anni… Non mi spaventano i fischi… Sono cavaliere al merito in questa materia…”.

“Con questa presenza credo che possiamo tentare di celebrare l’unità nazionale. L’unità non è annullare la contrapposizione che ha un ruolo positivo e educativo per la comunità – sostiene Meloni -. L’unità è l’interesse superiore, dà un senso alla contrapposizione. Se il nostro cuore è sincero lavoriamo tutti per il bene della nazione. Se lo spirito è questo si lavora” insieme portando avanti “un confronto con la schiettezza delle idee”.

“Molte tesi” avanzati nel congresso della Cgil “non le condivido”, riconosce, parlando dei dati sulla disoccupazione e dei bassi salari in Italia. “Finora le ricette” non hanno funzionato, aggiunge, “bisogna pensare su una strada nuova, puntando tutto sulla crescita economica”, è stato detto che “si puo’ aumentare il lavoro per decreto” o che si puo’ aumentare il salario per legge, ma “la ricchezza la creano le aziende con i lavoratori: quello che compete allo Stato è immaginare regole giuste e pensare alla destribuzione della ricchezza”. “Bisogna mettere – dice Meloni – le imprese e i lavoratori nelle condizioni” per favorire la crescita, “bisogna far ripartire l’economia e ridare fiducia” al sistema, osserva Meloni.

“Delega fiscale frettolosamente bocciata”

La presidente parla a lungo della delega fiscale, varata ieri dal Consiglio dei ministri. L’obiettivo del governo è usare la delega fiscale come leva per rilanciare l’economia. La riforma “è stata frettolosamente bocciata da alcuni”, sostiene. “Vogliamo creare un rapporto diverso tra fisco e contribuente, dare maggiori garanzie contro uno Stato che a volte è sembrato vessatorio”, questo “non significa tollerare l’evasione fiscale, come qualcuno ha detto, perche’ la lotta all’evasione c’è”.

“Con la riforma fiscale ci diamo una serie di obiettivi: una riduzione progressiva delle aliquote Irpef, l’introduzione anche per i lavoratori dipendenti di una tassa piatta”, sostiene, inoltre “vogliamo abbassare progressivamente l’Ires per chi investe e assume a tempo indeterminato in Italia”. Il capo del governo si sofferma anche sulla flat tax: la riforma del fisco prevede “l’introduzione anche per i lavoratori dipendenti, come abbiamo fatto per gli autonomi, di una tassa piatta agevolata sugli incrementi di salario rispetto agli anni o all’anno precedente”. La riforma del fisco “guarda con attenzione al lavoro” e “si concentra sui più fragili e sul ceto medio”, sottolinea.

“Il reddito di cittadinanza ha fallito”

Meloni poi ribadisce la sua contrarietà all’introduzione del salario minimo: “Non è la strada più efficace”, sostiene. “La strada più efficace è estendere i contratti collettivi, combattere i contratti privati, intervenire per ridurre i carichi fiscali sul lavoro con il taglio del cuneo fiscale”.
Il reddito di cittadinanza “ha fallito” il suo obiettivo, afferma poi, “abbiamo deciso per una doverosa abolizione”. “Non credo che chi è in grado di lavorare debba essere mantenuto dallo Stato. Noi intendiamo tutelare chi non è in grado di lavorare. Chi può lavorare deve farlo in posti di lavoro dignitosi”, anche “in settori dove è richiesta la manodopera” o “in settori nuovi”, spiega.

Meloni poi esprime preoccupazione per il “ritorno alla violenza politica”. “Lo abbiamo visto con l’ignobile assalto della estrema destra alla sede della Cgil”, dice, suscitando l’unico e contenuto applauso di parte della platea. La premier parla anche dei progetti di riforma in senso presidenziale dello Stato, definendola come “una delle piu’ potenti misure di sviluppo per la nazione”. E affronta il tema della “glaciazione demografica”. “C’e’ molto da fare, è necessario rilanciare la centralità della famiglia”, afferma.

Per quanto riguarda il tema della gestione dell’immigrazione, Meloni ribadisce che l’obiettivo dell’esecutivo è “trasformare l’Italia nell’hub di approvvigionamento energetico del Mediterraneo, investendo con il piano Mattei“. È necessario “un modello di cooperazione non predatoria, per consentire ai Paesi africani di vivere grazie anche alle risorse di cui dispongono – sostiene – perché questa è la vera risposta strutturale all’immigrazione”.

Infine, sulla politica industriale, si dice “d’accordo con Landini quando dice che in passato c’è stata una assenza di chiare scelte”. “Una mancanza di visione che inevitabilmente ha frenato la nostra crescita economica e ha reso l’Italia troppo dipendente dall’estero in molti settori strategici. Stiamo cercando di invertire questa rotta”, dice.

Durante il suo intervento Meloni cita Argentina Altobelli, politica e sindacalista, esponente del movimento socialista riformista, che nei primi decenni del 1900 contribuì alla fondazione della Federazione nazionale dei lavoratori della terra (Federterra), nata a Bologna per uniformare il movimento dei lavoratori agricoli. “Voglio ricordare Biagi – dice poi -, fra due giorni ricorre l’anniversario dell’assassinio da parte delle Br, un uomo che ha pagato con la vita. Il sindacato è sempre stato impegnato nella lotta al terrorismo”.

Al temine dell’intervento, Meloni incontra Landini per uno scambio di opinioni a tutto tondo, spiegano dal sindacato, durato una quarantina di minuti. Domani il segretario generale nella sua relazione trarrà un bilancio dei lavori. Meloni lascia il congresso: “Sono soddisfatta – risponde ai giornalisti -. Non ho mai paura di confrontarmi, penso sia giusto. Mi sembrava doveroso esserci”. Lasciata Rimini, la premier visita il salone Cosmoprof dei cosmetici a Bologna.

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