Sesto Rapporto sul cambiamento climatico e silenzio della Politica

Attualità & Cronaca

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L’IPCC è il Gruppo Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici creato 35 anni fa  dalla World Metorological Organization e ,dall’UNEP (il programma ambientale dell’ONU).

l’IPCC raccoglie  le ricerche , i rapporti e le   informazioni scientifiche già esistenti. È  un rigoroso lavoro di sintesi dei lavori scientifici , che riguardano il cambiamento climatico.

Sei giorni fa IPCC ha pubblicato la sintesi del 6 Rapporto di valutazione, composto dal documento denominato WG1 (Working Group 1,  che riporta le più avanzate conoscenze della scienza sui cambiamenti climatici.

IL WG2 sugli impatti causati dal cambiamento climatico posti in relazione alla vulnerabilità degli ecosistemi sociali e naturali.

IL WG3 che tratta le soluzioni migliori per mitigare le emissioni.

Nel rapporto di sintesi viene richiamato ancora una volta all’azione la politica e , l’assenza di decisioni,  ma anche il cittadino e il sistema delle imprese .

Le soluzioni esistono ma l’azione ,per una loro efficacia rischia di ridursi sempre più rispetto al tempo di azione.

Tempo fa sulla prestigiosa rivista Nature ,in un editoriale il direttore riferiva dei costi economici dell’inazione.

Costi determinati in uno studio denominato , Country-level social cost of carbon, pubblicato su Nature Climate Change da un gruppo di studiosi,   pari a livello globale ad oltre 15.000 miliardi di dollari l’anno: oltre 400 dollari per ogni tonnellata di biossido di carbonio di origine antropica emessa.

Un costo quasi pari al PIL 2021  della zona euro.

Ricordiamo poi i costi umani determinati da inondazioni, tifoni, crisi idrica , siccità. Gli accordi di Parigi del 2015 hanno definito le soglie di concentrazioni ammissibili. Contenere l’aumento della temperatura media del pianeta entro i 2 °C e, possibilmente , entro gli 1,5 °C rispetto al livello di riferimento, che è la temperatura media dell’epoca preindustriale.

In che modo?

Ridurre fino ad azzerare , l’uso dei combustibili fossili e smettere di distruggere le foreste. Stiamo scherzando in maniera irresponsabile con la vita sul pianeta . Uno studio denominato

“Trajectories of the Earth System in the Anthropocene” , pubblicato su PNAS (Proceedings of the National Academy of Science degli Stati Uniti) da Steffen climatologo e collaboratori , operanti allo Stockholm Resilience Centre dell’Università di Stoccolma, e secondo costoro  potremmo essere molto vicini alla soglia dell’irreversibilità .

Secondo questo scienziato ,  il clima compierebbe un salto drammatico e farebbe della Terra un luogo molto caldo, con conseguenze  sociali enormi.

Rispetto a questi allarmi il Mondo non sta agendo.

Guterres Segretario ONU ha affermato senza tanti giri di parole che “ Siamo sull’autostrada per l’inferno climatico con il piede sull’acceleratore “ e “ Codice rosso per l’umanità”.

Niente o poco succede.

Al sesto rapporto di valutazione, pubblicato tra 2021 e 2022, hanno partecipato quasi 800 scienziati. La regione mediterranea potrebbe subire effetti peggiori del cambiamento climatico. Afferma uno dei redattori del documento AR6 WG  “In area mediterranea la temperatura è già a 1,5°C, più alta della media globale e ,la  regione diventerà più arida per meno precipitazioni e meno traspirazione del suolo. Le precipitazioni estreme invece aumenteranno e aumenterà il livello del mare”.

L’IPCC ha individuato 4 profili di rischi  per l’area mediterranea :  1) aumento delle frequenze di  ondate di calore; 2)  diminuzione della produzione agricola; 3)  risorse idriche scarse; 4) aumento delle inondazioni costiere, fluviali e pluviali.

La CO2 derivante dai consumi energetici ha raggiunto  il picco più alto di sempre: 36,8 miliardi di tonnellate. Nei sette anni che separano il 2022 dall’ Accordo di Parigi, la CO2 è sempre cresciuta, eccetto nell’anno del lockdown (2020, -5%) e in termini molto esigui nel 2019. La risposta agli interrogativi del perché sono cresciute nel 2022 le emissioni  la da l’Energia Internazionale per l’Energia (IEA) .

Eccole :  1) sono cresciute le emissioni da petrolio (+268 Mt CO2), principalmente in seguito alla ripresa del traffico aereo; 2) le emissioni da carbone, indotte dal processo di sostituzione del gas causato dalla crisi ucraina ha  raggiungono il record di sempre (15,5 miliardi di tonnellate CO2).

Da  osservare che  il settore dove  le emissioni crescono di più è la generazione di elettricità e calore (+ 261 milioni di tonnellate t CO2).

Anche il metano ha un’azione incisiva sul clima. Le emissioni antropiche di metano sono da attribuire per il 40% al sistema energetico e quindi ai combustibili fossili . L’agricoltura è la responsabile primaria delle emissioni di metano.

Un gas il  metano che ha una azione di alterazione del clima 21 volte più dell’anidride carbonica.

IL 30% di aumento di temperatura della Terra è da attribuire al metano . Oggi la sua  concentrazione in atmosfera è oltre  le 1900 parti per miliardo, un valore tra le 3 e le 4 volte più alto di quello di 150 anni fa.

Metano che rimane in atmosfera , per una decina di anni diversamente alla anidride carbonica che resta centinaia di anni.   Questo significa anche che riducendo oggi le sue emissioni si osserverebbero risultati concreti sul fronte della mitigazione del cambiamento climatico nel breve termine.

Accordi tra UE e USA prevedono il taglio del 30% di metano entro il 2030  nei settori dei rifiuti, agricolo e energetico.

Aspettiamo che la politica di risvegli da questo esiziale “ sonno” e agisca celermente ai fini della tutela di comunità e territori.

 

 

 

 

 

 

 

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