La protesta di migliaia di persone, 700 mila secondo i media, si è spinta fin sotto casa del premier. Le università sono in sciopero a oltranza. E Netanyahu sembrerebbe pronto a sospendere la riforma
di Marta Allevato
AGI – Migliaia di israeliani, secondo i media 700 mila, sono scesi in piazza in tutto il Paese in manifestazioni spontanee, per protestare contro la decisione del primo ministro, Benjamin Netanyahu, di licenziare il suo ministro della Difesa, reo di aver chiesto una sospensione del controverso processo di riforma giudiziaria, su cui si sta spaccando il Paese. Dopo l’annuncio del licenziamento, migliaia di manifestanti si sono riversati in Kaplan Street nel centro di Tel Aviv, l’epicentro delle proteste che vanno avanti senza sosta, da quando il governo ha presentato a gennaio il disegno di legge di riforma che minaccia l’autonomia del potere giudiziario.
La riforma – avviata mente lo stesso premier è sotto processo per corruzione, frode e abuso di potere – mette a repentaglio, secondo i suoi detrattori, il carattere democratico dello Stato di Israele. Netanyahu e i suoi alleati, di estrema destra e ultraortodossi nella coalizione di governo, ritengono necessario ripristinare un maggiore equilibrio di potere considerando politicizzata la Corte Suprema.
Membro dello stesso partito del premier, il Likud, il ministro della Difesa Yoav Gallant aveva avvertito pubblicamente, ieri, che la riforma rappresenta un “pericolo immediato e tangibile” per la sicurezza dello Stato e chiesto una sospensione del suo iter parlamentare. Il premier ha poi convocato Gallant, dicendogli di non avere più fiducia in lui come ministro della Difesa. “Il primo ministro ha deciso di rimuovere dall’incarico Gallant”, ha dichiarato l’ufficio di Netanyahu in un breve comunicato senza specificare se il funzionario sarà spostato e dove.
“La sicurezza dello Stato di Israele è sempre stata e sarà sempre la missione della mia vita”, si è difeso su Twitter Gallant, che aveva ottenuto il sostegno di altri membri del Likud, ma di cui l’estrema destra aveva chiesto subito la testa. Il ministro della Sicurezza nazionale, il politico di estrema destra Itamar Ben-Gvir, ha sostenuto la mossa di Netanyahu: “Il primo ministro ha deciso il passo necessario e mi congratulo con lui per questo”. Il leader dell’opposizione, Yair Lapid, ha descritto il licenziamento di Gallant come “un nuovo minimo” per il governo.
Intanto, proteste spontanee sono esplose a Tel Aviv, Haifa, Beer Sheva e Gerusalemme, dove la polizia ha usato i cannoni ad acqua per disperdere i manifestanti che hanno tentato di scavalcare le barriere di recinzione della residenza del primo ministro. Le università hanno indetto uno sciopero a oltranza, alcuni sindaci sono entrati in sciopero della fame, mentre i sindacati minacciano di bloccare l’economia nazionale.
In questo contesto – con gente in piazza che paragona gli eventi alle “primavere arabe” – l’emittente Channel 12 riferisce che Netanyahu starebbe valutando di annunciare domani mattina la sospensione della riforma. Un’ipotesi che, però, sembra scontrarsi col ministro della Giustizia Yariv Levin che minaccia di dimettersi.