Da Draghi a Meloni : scarsa trasparenza e dati PNRR “congelati” al 2021

Attualità & Cronaca

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IL Presidente della Repubblica nel discorso tenuto alla Camera di Commercio di Firenze ha con molto tatto , sollevato un grande problema già presente con il governo Draghi : l’attuazione del PNRR.

Ha affermato il Presidente  citando De Gasperi  : “  È il momento per tutti, a partire dall’attuazione del PNRR di mettersi alla stanga” .

Governo lontano dal completare le scadenze di fine marzo.

Tra 3 giorni finisce il primo trimestre del 2023 e, nessuna delle 12 scadenze europee previste è stata completata.

Tra queste l’intervento che riguarda l’idrogeno . Entro il secondo semestre dello scorso anno andavano completate 55 scadenze europee , ma ne risultano non completate 13.

IL governo ha annunciato più volte di voler modificare il PNRR entro la fine del mese di aprile, in particolare quanto previsto  dal  piano energetico RepowerEu.

Governo che nel PNRR punta sulle fonti rinnovabili , ma anche su carbone , petrolio e gas. Attualmente il PNIEC ( Piano Nazionale Integrato Energia Clima 2030)  ,   prevede solo misure per l’energia pulita e rinnovabile.

Puntare anche sulle fonti fossili equivale a entrare in contraddizione con gli obiettivi UE.

IL RepowerEu chiede ai paesi di diversificare i fornitori di fonti fossili, il risparmio energetico da imprese e famiglie e più investimenti sulle fonti rinnovabili e sulla transizione ecologica. Per tale finalità aggiunge 20 miliardi di euro al RepowerEu.

A spanne l’Italia potrebbe chiedere fino a 2,67 miliardi di euro. È possibile ricorrere ad altre forme di finanziamento come le risorse per le politiche di coesione, il fondo europeo per l’innovazione, o anche misure fiscali nazionali e investimenti privati.

Ritardi già presenti nella gestione Draghi . IL programma di spesa approvato dall’Europa prevedeva la messa a terra di 13,8 mld di euro ( 2020-21) più 27,6 miliardi (2022) , per un totale di 41,4 miliardi. Già il Documento di Economia e Finanza del governo Draghi pubblicato la scorsa primavera aveva ridimensionato questi numeri , riducendo le somme spese nel biennio 2020-21 da 13,8 miliardi a 4,3 miliardi.

L’allora ministro Franco nella nota di aggiornamento al DEF di settembre 2021 apportò ulteriori correzioni ,che riguardavano il 2022 : dei 41,4 miliardi alla metà spesi.

Ora il grande problema è che tutti i dati ,che riguardano il PNRR sono aggiornati al dicembre 2021 ! IL sito è quello di  italiadomani.gov e , andare sul catalogo open data.

L’assurdità poi è rappresentata dalla certificazione fatta  dalla Ragioneria Generale dello Stato : dati PNRR al 2021. A richieste di accesso agli atti , si è risposto rimandando al dicembre 2021.

Totale assenza di trasparenza e norme sul FOIA fatte a pezzi.

La causa secondo la politica ? L’inadeguatezza dei dipendenti pubblici ! Questione questa già sollevata ai tempi della elaborazione del PNRR :  inadeguatezza di ministeri, regioni e  comuni,  patologica  carenza  di organico, mancato accentramento stazioni appaltanti  ( prevista da UE) al fine di dotare la pubblica amministrazione di competenze specialistiche adeguate.

Poco infine risulta fatto , in termini di formazione su aspetti innovativi del Codice Appalti e la scommessa sulla PA , per la realizzazione del PNRR , a una frettolosa lettura sembra tutta riconducibile ai limiti “ professionali” dei dipendenti pubblici.

Omessa è l’altra considerazione :  sono pochissimi e vecchissimi .

In Italia vi sono 3.055.000 dipendenti pubblici, contro i 5.530.000 della Francia e i 5.076.000 del Regno Unito, paesi paragonabili per numero di abitanti (dati OECD relativi al 2015).

Questo corrisponde a 48,9 pubblici dipendenti per 1000 abitanti in Italia, contro gli 83,2 della Francia e i 78 del Regno Unito; e contro anche i 60,5 della Spagna e i 70,9 degli USA.

La carenza di pubblici dipendenti è un dato “ genetico” conseguente al blocco del turnover , che si aggiunge  alla constatazione della bassa scolarità dei pubblici dipendenti.

IL 34% è laureato contro un 59% nel Regno Unito , il 68% in Francia Nello stesso anno, in Italia il 49% degli impiegati amministrativi e tecnici addetti a mansioni per le quali è richiesta la laurea se assunti dall’esterno non erano laureati (dati ARAN relativi al 2012).

La seconda è la distribuzione, per età dei pubblici dipendenti. Nel 2015 (ultimo dato in nostro possesso) i dipendenti pubblici con meno di 35 anni era pari al 2%. I parametri macroeconomici da rispettare come vincolo dei trattati UE hanno di certo indotto il decisore pubblico a contrarre la spesa per i dipendenti pubblici , ma di certo alla luce di quanto sta succedendo con il PNRR e, per la erogazione dei servizi in senso lato ,non è stata una scelta ben ponderata.

Tutto questo sembra entrare in contraddizione  anche con il nuovo Codice dei Contratti Pubblici , che entrerà in vigore il prossimo 31 marzo e le nuove disposizioni  saranno efficaci   dal 1° luglio.

IL nuovo Codice è aperto all’interpretazione delle stazioni appaltanti, secondo tre parametri : a) il principio del risultato: b) l’autonomia contrattuale della pubblica amministrazione : c) la fiducia reciproca. IL principio del risultato collegato alla autonomia contrattuale che porta le persone giuridiche di diritto pubblico ( Stato, Regioni, Città Metropolitane, Province, Comuni, Comunità Montane e Isolane, Consorzi fra enti territoriali ) a esercitare le prerogative proprie delle persone giuridiche a poter organizzare con libertà le procedure di scelta dei concessionari.

Tutto questo,  credo implichi un processo di radicale cambiamento della pubblica amministrazione considerato , che stando al nuovo Codice,  caso concreto e discrezionalità sono considerati importanti ai fini delle logiche di buona fede e buona amministrazione.

L’applicazione concreta ci dirà , se il legislatore ha introdotto una buona prassi per la P.A o un disastro.

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