A colloquio con l’intelligenza artificiale

Economia & Finanza

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Già oggi “tra il 20% e il 50% delle organizzazioni a livello globale utilizza l’IA in una parte del processo di assunzione”, scrive il Washington Post e sottolinea il rischio che il sistema possa discriminare chi parla inglese come seconda lingua. I consigli per non lasciarsi intimidire da colloqui di questo genere

Intelligenza artificiale

AGI –  Gli esperti in materia di lavoro sostengono che ormai sempre più  datori di lavoro utilizzano la tecnologia e, segnatamente, l’intelligenza artificiale, per le selezioni dei candidati ai posti da occupare. E, a seconda del software utilizzato, l’IA – attraverso video-colloqui – è in grado di valutare “le capacità comunicative, di risoluzione dei problemi, lo spirito d’iniziativa, la professionalità e l’atteggiamento complessivo di un candidato”.

A scriverlo è il Washington Post, che racconta come il sistema “registra le video-risposte” per poi analizzarle nel dettaglio. Di solito i candidati vengono avvertiti che l’IA valuterà il colloquio, soprattutto se la selezione riguarda molte persone. Secondo Rania Stewart, analista in reclutamento di personale presso la società di ricerche di mercato Gartner, oggi già “tra il 20% e il 50% delle organizzazioni a livello globale utilizza l’IA in una parte del processo di assunzione”, anche se questa prassi potrebbe cambiare via via che l’intelligenza artificiale migliora in qualità e affidabilità e le aziende si sentono più a proprio agio nell’utilizzarla.

A tutt’oggi, infatti, “la tecnologia non è perfetta”, sottolinea il quotidiano americano, tant’è che “gli esperti temono che l’intelligenza artificiale possa penalizzare ingiustamente i candidati se, ad esempio, non è in grado di comprendere l’accento o le difficoltà linguistiche d’una persona”.

Si teme, in sostanza, che essa possa discriminare qualcuno che non è pratico o che parla inglese solo come seconda lingua e non fluentemente. Ma i fornitori di software a propria volta garantiscono di lavorare continuamente ai miglioramenti dei sistemi per cercare di eliminare potenziali forme discriminatorie.

Ma come fare per affrontare la meglio le proprie chance dinanzi a colloqui di questo genere? Prima di tutto “non lasciarsi intimidire”, risponde Marcie Kirk Holland, direttrice esecutiva del Centro di tirocinio e carriera presso l’Università della California, per la quale “al centro è ancora sempre l’individuo”.

Tuttavia i consigli, nello specifico, non mancano: per prima cosa assicurarsi che il centro dell’intervista sia su se stessi, poi assicurarsi d’avere una connessione wi-fi potente, senza sbalzi, di avere una buona illuminazione video che “non offuschi il viso e che abbia un angolo che valorizzi l’immagine personale, quindi una webcam e un microfono che funzionino correttamente e uno sfondo pulito” oltre a verificare di “disporre degli ultimi aggiornamenti del sistema operativo e del browser web, poiché alcuni software hanno dei requisiti e delle prestazioni migliori di altre” così da favorire la resa dell’immagine stessa delle persona inquadrata.

Infine, “essere soli in casa”, evitando confusione, interruzioni o passaggi alle spalle indiscreti.

Tra gli altri consigli, non manca quello di essere presentabili nell’abbigliamento e concentrati su domande e risposte, trovandole anche attraverso un’apposita ricerca preventiva e preparandosi con attenzione al colloquio e a quel che si dirà nel presentare se stessi al datore di lavoro. Quindi esercitarsi preventivamente con delle simulazioni e parlando attraverso la webcam.

Ma questo, telecamera o meno, IA o no, vale un po’ per tutti i colloqui.

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