Relazione del Governatore Assemblea ordinaria dei Partecipanti Roma, 31 marzo 2023 BANCA D’ITALIA

Attualità & Cronaca

Di

Relazione del Governatore
Assemblea ordinaria dei Partecipanti
Roma, 31 marzo 2023
BANCA D’ITALIA Relazione del Governatore
3 Assemblea ordinaria dei partecipanti
Signori Partecipanti,
la situazione internazionale continua a essere caratterizzata da una
profonda incertezza. Le tensioni geopolitiche e le ripercussioni dell’aggressione
della Russia all’Ucraina hanno determinato un rallentamento dell’attività
economica globale e contribuito al ritorno dell’inflazione.
Nel corso del 2022, il Consiglio direttivo della Banca centrale europea
(BCE) ha accelerato il processo di normalizzazione della politica monetaria,
avviato già alla fine del 2021, intervenendo sugli acquisti di titoli di politica
monetaria, sui tassi di interesse e sulle condizioni applicate alle operazioni
di rifinanziamento. Le decisioni assunte si sono riflesse anche sul bilancio
sottoposto quest’oggi alla vostra approvazione e incideranno su quelli dei
prossimi anni.
Seguiamo con attenzione le tensioni in atto sui mercati. Il settore
bancario dell’area dell’euro, grazie al rafforzamento patrimoniale e agli
altri presidi prudenziali introdotti dopo la crisi finanziaria globale, estesi in
Europa a tutte le banche, è ben capitalizzato; in ogni caso, ove necessario,
l’Eurosistema è pronto a intervenire con tutti gli strumenti disponibili, in
modo da mantenere l’efficacia del meccanismo di trasmissione della politica
monetaria e preservare la stabilità finanziaria.
La politica monetaria e i riflessi sul bilancio della Banca
Gli acquisti netti di titoli del programma per l’emergenza pandemica
(Pandemic Emergency Purchase Programme, PEPP) e del programma di
acquisto di attività finanziarie (Asset Purchase Programme, APP) sono terminati
rispettivamente alla fine di marzo e alla fine di giugno del 2022. Il Consiglio
direttivo della BCE ha deciso che il pieno reinvestimento del capitale
rimborsato sui titoli in scadenza del PEPP proseguirà almeno sino alla fine del
2024; per l’APP, invece, le consistenze in essere saranno ridotte, a un ritmo
“misurato e prevedibile”, nell’ordine di 15 miliardi al mese dall’inizio di marzo
alla fine di giugno di quest’anno, da ricalibrare nel tempo assicurandone la
coerenza con la strategia e con l’orientamento della politica monetaria.
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Dallo scorso luglio e sino alla fine del 2022 i tassi di interesse di
riferimento sono stati aumentati per complessivi 250 punti base, portando al
31 dicembre il tasso applicato sulle operazioni di rifinanziamento principali
al 2,5 per cento, quello sulle operazioni di rifinanziamento marginale al 2,75
per cento e il tasso sulle operazioni di deposito presso l’Eurosistema al 2 per
cento. Due ulteriori aumenti di 50 punti base ciascuno sono poi stati decisi
negli ultimi due mesi.
Da novembre sono inoltre state rese meno vantaggiose per le banche
le condizioni di tasso applicate alla terza serie delle operazioni mirate di
rifinanziamento a più lungo termine (Targeted Longer-Term Refinancing
Operations, TLTRO3), al fine di garantirne la coerenza con il più ampio
processo di normalizzazione in corso. La modifica delle condizioni ha indotto
alcune controparti a rimborsare anticipatamente la liquidità ottenuta negli
anni passati, determinando una riduzione del bilancio delle banche centrali
dell’Eurosistema dopo anni di forte espansione.
La situazione patrimoniale
Alla fine del 2022 l’attivo di bilancio della Banca d’Italia ammontava a
1.477 miliardi, in diminuzione del 4 per cento rispetto al 2021. Dieci anni
fa, prima dei programmi di acquisto dell’APP e del PEPP, il totale di bilancio
era pari a circa 600 miliardi. La dimensione resta quindi su livelli molto
elevati rispetto al passato; tuttavia, per effetto del percorso di normalizzazione
intrapreso essa è destinata a ridursi, con un ritmo più sostenuto a partire
dall’esercizio in corso.
La parte prevalente delle attività continua a essere rappresentata dai
titoli acquistati per finalità di politica monetaria. Il relativo ammontare aveva
raggiunto alla fine dell’anno i 696 miliardi, di cui circa 630 costituiti da titoli
di Stato italiani. Rispetto al 2021 la consistenza complessiva è cresciuta di 30
miliardi. Le attività detenute per finalità di investimento, pari a 147 miliardi
contro i 150 dell’anno precedente, sono costituite per l’84 per cento da titoli
pubblici, per il 12 per cento da azioni e quote di fondi, per il restante 4 per
cento da altre attività finanziarie.
Sono invece diminuite di 97 miliardi le operazioni di rifinanziamento,
la cui consistenza si è collocata alla fine dell’anno a 356 miliardi. La
riduzione è stata in larga parte dovuta ai rimborsi anticipati delle operazioni
TLTRO3 conseguenti alla citata rimodulazione delle condizioni di
remunerazione. Dal lato del passivo del bilancio, questi rimborsi si sono
riflessi nella flessione dei depositi delle istituzioni creditizie, passati da 406
a 246 miliardi.
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Alla diminuzione dei depositi si è contrapposto l’aumento di 94 miliardi
del saldo passivo della Banca d’Italia nel sistema TARGET, che ha raggiunto i
684 miliardi. La crescita è riconducibile soprattutto alle vendite nette di titoli
pubblici da parte di investitori esteri e agli investimenti dei residenti italiani
in titoli esteri. I deflussi sono stati parzialmente mitigati dall’aumento della
raccolta netta all’estero delle banche italiane e dall’erogazione della seconda
tranche dei fondi relativi al Dispositivo per la ripresa e la resilienza. Il debito
TARGET è sceso nei primi mesi del 2023; in marzo esso è stato in media pari
a circa 660 miliardi.
Principali determinanti del risultato economico del 2022 e
prospettive future
Il risultato lordo della Banca, prima delle imposte e dell’accantonamento
al fondo rischi generali, si è significativamente ridotto, passando da 9,2 a 5,9
miliardi, a causa soprattutto della contrazione del margine di interesse per 1,5
miliardi e delle maggiori svalutazioni sui titoli valutati al mercato, soprattutto
in dollari statunitensi, per ulteriori 1,5 miliardi.
Il rialzo dei tassi di riferimento della BCE ha determinato un aumento
immediato del costo delle passività di bilancio, rappresentate soprattutto
dai depositi delle banche e dal saldo debitorio TARGET, a fronte del quale
non vi è stato un corrispondente incremento del rendimento delle attività di
politica monetaria, meno sensibili alla crescita dei tassi in quanto costituite
prevalentemente da titoli a tasso fisso e scadenza a medio-lungo termine.
Questa asimmetria incide negativamente sul margine di interesse, che
dopo la diminuzione del 2022 è destinato a ridursi ulteriormente nei prossimi
anni. Analogamente alla BCE e ad altre banche centrali dell’Eurosistema,
che già da quest’anno li registrano, la Banca d’Italia si troverà nei prossimi
anni a dover fronteggiare risultati lordi negativi, prima che gli utili tornino
gradualmente a crescere. La politica monetaria è infatti disegnata in funzione
del raggiungimento del mandato statutario della stabilità dei prezzi, anche se
questo può comportare un temporaneo peggioramento dei risultati economici.
Proprio per meglio fronteggiare queste eventualità e preservare la propria
indipendenza finanziaria, negli ultimi anni, di forte espansione monetaria,
anche grazie al livello particolarmente elevato dei profitti la Banca d’Italia ha
rafforzato il proprio patrimonio. Nel 2022, avendo riguardo alla dimensione e
alla composizione del bilancio e in considerazione delle prospettive reddituali
negative connesse con il rialzo dei tassi di riferimento, il fondo rischi generali
è stato alimentato con un accantonamento di 2,5 miliardi, mezzo miliardo in
più rispetto all’esercizio precedente, raggiungendo così 35,2 miliardi. I fondi
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patrimoniali accumulati sino a oggi sono quindi ampiamente sufficienti per
coprire le perdite lorde che, sulla base delle attuali aspettative di mercato circa
l’evoluzione dei tassi di interesse, sono attese nel biennio 2023-2024.
Le imposte di competenza sono state pari a 1,3 miliardi, importo di poco
superiore agli 1,2 miliardi del 2021. L’esercizio 2022 si è quindi chiuso con
un utile netto di 2,1 miliardi, in diminuzione di 3,9 miliardi rispetto allo
scorso anno.
La Banca d’Italia: un’istituzione in continua trasformazione al
servizio dei cittadini
Quella odierna è l’ultima Assemblea che presiedo come Governatore;
il prossimo mese di novembre lascerò la guida dell’Istituto, nel quale feci
ingresso nel 1972.
Nei dodici, intensi, anni da me vissuti al vertice della Banca, importanti
cambiamenti sono intervenuti nell’esercizio delle funzioni dell’Istituto,
nuovi compiti gli sono stati assegnati, ne sono cresciute le responsabilità;
la sua proiezione europea è notevolmente aumentata. Il confronto di idee e
la condivisione delle decisioni nell’ambito della BCE, che sono stati i tratti
qualificanti della politica monetaria dopo la nascita dell’euro, lo sono divenuti
anche nel campo della supervisione bancaria con l’istituzione del Meccanismo
di vigilanza unico, a partire dal novembre del 2014.
Le norme europee e la legge nazionale definiscono le funzioni della
Banca e ne sanciscono l’indipendenza e l’autonomia, impedendone possibili
condizionamenti, inclusi quelli dai Partecipanti al suo capitale. La struttura
societaria di stampo privatistico che la connota fin dalle origini è stata aggiornata
alla fine del 2013 con le modifiche al capitale, portato a 7,5 miliardi di euro
dal valore di 156.000 euro (300 milioni di lire) che era stato stabilito dalla
legge bancaria del 1936. Con la riforma è stato esteso il novero dei soggetti
legittimati a detenere quote di partecipazione ed è stato fissato un limite al
possesso individuale e all’ammontare dei dividendi; la concentrazione delle
quote è quindi stata risolta. L’ultima Assemblea precedente la riforma contava
60 partecipanti, oggi sono 173; la maggioranza del capitale è detenuta da
soggetti non bancari.
La supervisione bancaria è oggi fortemente integrata con quella assicurativa,
presidiata dall’Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni (IVASS): il Direttorio
della Banca d’Italia, con l’aggiunta di due ulteriori membri appartenenti al
Consiglio dell’IVASS, ne assume le decisioni di rilevanza esterna. La Banca
è autorità nazionale competente nell’area dell’euro sia nell’ambito del
Meccanismo di vigilanza unico europeo, sia nell’ambito del Meccanismo di
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risoluzione unico, che operano in modo coordinato ma nel pieno rispetto della
necessaria reciproca autonomia; ha inoltre il compito di attivare le politiche
macroprudenziali per la salvaguardia della stabilità del sistema finanziario. Nel
tempo sono state sviluppate le funzioni della Banca in materia di tutela dei
clienti dei servizi bancari e finanziari, di educazione finanziaria, di vigilanza
sui gestori del contante, di lotta al riciclaggio. In tale ultimo ambito, anche per
assicurare un coordinamento efficace con la costituenda Autorità europea per
l’antiriciclaggio e il contrasto al finanziamento del terrorismo, nel 2022 sono
state rafforzate le attività dell’Unità di informazione finanziaria per l’Italia ed
è stata istituita la nuova Unità di Supervisione e normativa antiriciclaggio.
I compiti che l’Istituto svolge in Europa come fornitore di servizi dotati
di elevato contenuto tecnologico nel campo del sistema dei pagamenti,
dei mercati e delle statistiche si sono ulteriormente consolidati. Abbiamo
dato impulso allo sviluppo e acquisito un ruolo primario nella gestione
delle infrastrutture europee di regolamento in moneta di banca centrale (il
sistema “TARGET”); sperimentiamo a beneficio dell’intero Eurosistema
le caratteristiche di sicurezza delle banconote; esercitiamo compiti di
sorveglianza su sistemi, servizi e strumenti di pagamento al fine di garantirne
livelli adeguati di sicurezza e di efficienza, con benefici per la clientela.
Partecipiamo attivamente ai lavori preparatori per l’eventuale introduzione
di un euro digitale.
Gli assetti organizzativi e gestionali sono stati sempre prontamente
adeguati all’evoluzione delle funzioni e delle loro modalità attuative. È stato
completato il passaggio a un modello dipartimentale, a cui si associano
maggiori responsabilità funzionali e maggiore autonomia nella gestione delle
risorse. Gli interventi compiuti hanno riflesso sia nuovi orientamenti strategici
sia la necessità di tener conto senza ritardo dei mutamenti del quadro esterno
di riferimento. Per esempio, con l’istituzione del Dipartimento “Tutela della
clientela ed educazione finanziaria” si è resa manifesta l’attenzione rivolta
alla protezione dei consumatori dei servizi finanziari e alla crescita della loro
consapevolezza.
Negli anni più recenti abbiamo rafforzato il ruolo della Banca come
acceleratore dell’innovazione e dello sviluppo digitale del mercato finanziario,
attenendoci a rigorosi canoni di sicurezza, inclusività e trasparenza. Con
l’istituzione, con sede a Milano, di un centro per l’innovazione che ha il
compito di offrire sostegno allo sviluppo di progetti innovativi nel settore
bancario, assicurativo e finanziario, abbiamo creato un canale di dialogo
informale con gli operatori. Abbiamo dato seguito al mandato legislativo
istituendo – con il coordinamento del Ministero dell’Economia e delle finanze
e in collaborazione con la Consob e l’IVASS – il sandbox regolamentare,
che consente agli operatori di mercato di effettuare sperimentazioni in
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un ambiente controllato. Nell’ambito del Comitato Pagamenti Italia, che
coordiniamo, vengono definite opzioni strategiche e soluzioni applicative
rilevanti per l’intero sistema nazionale.
Nella gestione aziendale cerchiamo di utilizzare le migliori pratiche
manageriali. Abbiamo introdotto un nuovo sistema di pianificazione
strategica con orizzonte triennale, con l’obiettivo di dare pieno rilievo, nella
distribuzione delle risorse, agli obiettivi prioritari. Stiamo concludendo un
percorso di progressiva integrazione tra la pianificazione degli organici e
quella delle risorse informatiche, logistiche e finanziarie.
La presenza della Banca sul territorio è stata via via adeguata all’evoluzione
della richiesta di servizi e della tecnologia, alla maggiore domanda di tutela
da parte dei cittadini. Essa si articola oggi su 38 Filiali, con funzioni in parte
differenziate. La riduzione nel tempo dei punti di presenza sul territorio –
erano 97 nel 2007 – ha risposto alle esigenze di assicurare la massima efficienza
operativa senza ridurre, grazie anche all’innovazione tecnologica introdotta
soprattutto nelle attività relative ai pagamenti e alla circolazione monetaria,
la qualità dei servizi offerti. Abbiamo rafforzato l’analisi economica regionale,
essenziale in un’economia con marcate differenze territoriali, sviluppato i
servizi informativi al pubblico e le iniziative di educazione finanziaria per
i giovani e gli adulti. Una dotazione consistente di risorse assiste l’Arbitro
bancario finanziario, organizzato ora su sette poli, dopo l’aggiunta di quattro
sedi alle tre iniziali. Diverse Filiali collaborano nella valutazione dei prestiti
conferibili a garanzia nelle operazioni di politica monetaria.
La profonda revisione dei processi favorita dalla diffusa digitalizzazione
delle attività ci ha portato, da un lato, a realizzare strumenti per un accesso
più semplice dei cittadini ai servizi; dall’altro, a recuperare risorse in parte
destinate ai compiti in espansione. Pur a fronte dell’ampliamento delle
funzioni svolte, negli ultimi dieci anni la compagine si è ridotta del 3,2 per
cento e i costi operativi totali sono diminuiti del 4,5 per cento in termini
reali.
Attraverso un percorso non facile, di costante confronto con le parti
sindacali, è stata realizzata una complessiva riforma dei sistemi di gestione
del personale, rafforzando quelli che sono da sempre i valori fondanti della
nostra organizzazione: il merito, lo spirito di collaborazione, la capacità di
assumere decisioni e le relative responsabilità. L’adozione più di recente di
un modello di lavoro ibrido costituisce una consapevole risposta alle sfide
dell’innovazione e della flessibilità organizzativa.
Sono passati 130 anni dalla fondazione di questo Istituto; il mondo che lo
circonda ha vissuto cambiamenti straordinari; ma è mia profonda convinzione
che la Banca d’Italia abbia sempre saputo tenere il passo della storia.
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Anche negli ultimi dodici, difficili, anni – lo dico con meditato orgoglio, a
nome di tutto il personale e del Direttorio attuale, ricordando con gratitudine
l’impegno delle altre sette persone che del Direttorio hanno fatto parte –
la Banca si è mostrata preparata di fronte ai nuovi assetti istituzionali, al
progresso tecnologico, alle mutate esigenze dei cittadini. Sono stati assicurati,
con efficacia e senza cedimenti, tutti i servizi essenziali alla collettività anche
nelle fasi più acute della pandemia.
L’azione dell’Istituto, che ha coniugato il rigoroso esercizio dei compiti
istituzionali con la massima attenzione ai costi, ha modellato i bilanci via
via sottoposti a questa Assemblea in termini di dimensione, composizione e
risultati. Quello dell’esercizio appena chiuso, che oggi vi presento, continua
a mostrare la solidità della Banca, a confermare la validità delle decisioni
assunte in passato in materia di accantonamenti prudenziali, a testimoniare
la capacità dell’istituzione di adempiere alle proprie funzioni con risorse
adeguate e in piena indipendenza e trasparenza.
Proposta di distribuzione dell’utile netto
Signori Partecipanti,
ai sensi dell’articolo 38 dello Statuto vi sottopongo per l’approvazione
il piano di riparto dell’utile netto deliberato dal Consiglio superiore, su
proposta del Direttorio e sentito il Collegio sindacale. La vigente politica di
distribuzione dei dividendi stabilisce che le somme destinate ai Partecipanti
siano comprese nell’intervallo di 340-380 milioni, subordinatamente alla
capienza dell’utile netto e alle esigenze di patrimonializzazione della Banca.
La differenza tra l’estremo superiore del suddetto intervallo e il dividendo
effettivamente posto in distribuzione nell’anno può alimentare la posta
speciale per la stabilizzazione nel tempo dei dividendi, fino alla consistenza
massima di 450 milioni. In linea con tale indirizzo, a valere sull’utile netto
di 2.056 milioni, si propone di attribuire ai Partecipanti un dividendo di
importo uguale a quello corrisposto negli ultimi anni, pari a 340 milioni,
corrispondenti al 4,5 per cento del capitale. La posta speciale sarebbe
alimentata per 40 milioni, attestandosi così a 280 milioni.
Tenuto conto di quanto precede, l’utile residuo per lo Stato sarebbe pari
a 1.676 milioni che, in aggiunta a imposte di competenza per 1.304 milioni,
porterebbe la somma complessivamente destinata allo Stato a circa 3 miliardi.
Negli ultimi dieci anni l’importo cumulato riconosciuto allo Stato sotto forma
di utili raggiungerebbe così l’ammontare di 38,2 miliardi, oltre a imposte di
competenza per 12,8 miliardi.

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