Cambio di marcia dopo l’addio alle dure restrizioni ‘zero Covid’ con il Pil che è balzato del 4,5% su base annua dal 2,9% del quarto trimestre 2022, ben al di sopra delle previsioni di mercato del 4%
di Gaia Vendettuoli
AGI – Liberata dalle draconiane restrizioni anti-Covid, la Cina messo a segno una marcata accelerazione della crescita nel primo trimestre, con il Pil che è balzato del 4,5% su base annua dal 2,9% del quarto trimestre 2022, ben al di sopra delle previsioni di mercato del 4%. Da un trimestre all’altro, la crescita del gigante asiatico è salita del 2,2%, dopo aver ristagnato nel periodo ottobre-dicembre.
I dati ufficiali diffusi nella notte italiana sono i primi a valutare un intero trimestre senza l’impatto della strategia zero Covid – politica sanitaria che includeva quarantene obbligatorie, lockdown ripetuti, continui test e restrizioni di viaggio – che è stata revocata all’inizio di dicembre. Dalla sua attuazione nel 2020, ha inferto un duro colpo all’economia del Dragone a causa del clima di incertezza generato e dei disagi causati nella vita quotidiana dei cinesi e delle imprese.
Si è trattato del ritmo di espansione più forte dal primo trimestre del 2022, sulla scia degli sforzi di Pechino per stimolare la ripresa post-pandemia. I dati macro hanno mostrato anche che la crescita delle vendite al dettaglio ha raggiunto il massimo di quasi 2 anni a marzo, la produzione industriale è aumentata di più in 5 mesi e il tasso di disoccupazione è sceso ai minimi di 7 mesi. Le vendite al dettaglio, principale indicatore dei consumi delle famiglie, hanno confermato a marzo la ripresa (10,6% in un anno).
Avevano vissuto quattro mesi di contrazione alla fine del 2022, prima di rimbalzare nel periodo gennaio-febbraio combinato (3,5%). Nelle ultime settimane i cinesi sono tornati nei ristoranti, hanno ripreso a prendere il treno o l’aereo, contribuendo a rilanciare i servizi. “I consumi si sono ripresi nel primo trimestre in parte grazie a un recupero ma non sono ancora tornati ai livelli pre-pandemia”, avverte tuttavia Teeuwe Mevissen, analista di RaboBank. La crisi immobiliare, che ha fatto perdere valore a molti immobili, e le perdite di reddito dovute alla pandemia spiegano in parte questo fenomeno, secondo l’esperto.
Il settore immobiliare
Il settore immobiliare, che insieme alle costruzioni rappresenta circa un quarto del Pil cinese, è per molti un investimento e un must prima del matrimonio. Il settore è fiaccato dalla domanda debole, in un momento in cui molti sviluppatori stanno lottando per la sopravvivenza in un contesto di sfiducia degli acquirenti e prezzi dei mattoni in calo. La situazione tende comunque a migliorare, in parte grazie al sostegno delle autorità che hanno permesso ai prezzi di stabilizzarsi a marzo, secondo gli ultimi dati di sabato dell’Ufficio nazionale di statistica (Bns).
La produzione industriale
Anche la produzione industriale ha mostrato il mese scorso una crescita: +3,9% su base annua contro il 2,4% di gennaio-febbraio, lettura però inferiore alle attese degli analisti, che si aspettavano il 4,4%. È stata la crescita più rapida della produzione industriale dallo scorso ottobre, con un’accelerazione sia della produzione manifatturiera che dei servizi di pubblica utilità. Nel primo trimestre dell’anno la produzione industriale è cresciuta del 3,0% rispetto allo stesso periodo del 2022, anno in cui è cresciuta del 3,6%.
Il tasso di disoccupazione si è attestato al 5,3% a marzo contro il 5,6% del mese precedente. Ma è rimasto particolarmente alto il mese scorso tra i 16-24enni (19,6%). Per quanto riguarda gli investimenti in immobilizzazioni, la crescita dall’inizio dell’anno si è attestata al 5,1% a fine marzo. Tra le industrie, gli investimenti hanno rallentato sia nel settore primario (0,5% vs 1,5% di gennaio-febbraio) sia in quello terziario (3,6% vs 3,8%).
Obiettivo: Pil al 5%
La Cina punta a una crescita del Pil del 5% quest’anno, obiettivo che potrebbe essere difficile da raggiungere, ha avvertito il premier cinese Li Qiang. Le tensioni geopolitiche con gli Stati Uniti, la minaccia di recessione nelle principali economie e l’inflazione globale peseranno sulla crescita della seconda economia mondiale nei prossimi mesi, avvertono gli analisti. La maggior parte di loro, stimano quest’anno su una crescita della Cina del 5,3%, una stima vicina a quella del Fondo monetario internazionale (5,2%), che scommette sulla ripresa cinese per dare una spinta all’economia globale.
Lo scorso anno il Pil di Pechino è cresciuto del 3%, lontano dall’obiettivo ufficiale del 5,5% e a uno dei ritmi più deboli degli ultimi quattro decenni.