Gli imputati tornano nel casolare dove seppellirono Saman

Attualità & Cronaca

Di

Nel processo in corso disposto il sopralluogo nel posto in cui furono trovati i resti della giovane pakistana uccisa per aver rifiutato un matrimonio combinato dalla famiglia

di Manuela D’Alessandro

© Manuela D’Alessandro – Agi – Il luogo ove fu sepolta Saman Abbas

AGI – Partecipano anche i tre imputati detenuti in Italia, con le manette ai polsi, al sopralluogo di giudici, avvocati, pm e carabinieri, tutti con calzari e guanti, che si sta svolgendo nell’ambito del processo per la morte di Saman Abbas, la ragazza pachistana di 18 anni.

Mancano il padre Shabbar, recluso in Pakistan, e la madre Nazia, latitante. Lo zio Danish Hasnain e i cugini Nomanhulaq Nomanhulaq e Ikram Ijaz varcano l’ingresso della casa dove vivevano e che ora è sotto sequestro.

Nel casolare diroccato vivevano i familiari

Danish chiede di poter dare un’occhiata anche alla vegetazione fuori dal casolare diroccato. Un avvocato spiega all’uscita che l’uomo, ritenuto l’esecutore materiale del crimine, voleva accertarsi delle condizioni di una pianta di rosmarino a cui teneva e che, scopre, a distanza di due anni dai fatti, non c’è più. L’edificio è in stato di degrado, si intravedono all’ingresso degli stracci.

I tre vivevano in un ambiente “sudicio” e in “stato di degrado”, hanno spiegato dei testimoni sentiti al processo. I giudici popolari si siedono insieme su una panchina fuori dal casolare in una veste inedita, senza la fascia tricolore che indossano durante le udienze, e parlano tra loro e con la presidente del collegio, Cristina Beretti.

“È importante prendere visione dei luoghi – dice l’avvocato Barbara Iannuccelli che assiste il fratello all’epoca minore di Saman, considerato il teste chiave dalla Procura che è parte civile -. Siamo dove Saman percorse il suo ultimo miglio, quello che nei film percorre il condannato a morte. Siamo qui anche per verificare che, come crediamo fermamente, abbia detto la verità”.

La verifica di luoghi e orari

Quella di Liborio Cataliotti, legale di Danish, è la prospettiva della difesa sul sopralluogo. “È una vicenda in cui ci sono versioni molto differenti dei protagonisti e per questo è importante una verifica dei luoghi. Questo è un puzzle in cui non si può dare nulla per scontato: anche se movente e morte di Saman sono dati per accertati, non lo è che tutti i familiari che abitavano nelle vicinanze siano allo stesso modo responsabili”.

Il legale evidenzia quanto emerso stamattina dalla testimonianza di un carabiniere in udienza: “Nei filmati delle telecamere dello spaccio agricolo vengono indicati degli orari sbagliati, il testimone dice di dieci minuti, secondo noi anche di più. Ho chiesto una perizia su questo punto”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

CAPTCHA ImageChange Image

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Traduci
Facebook
Twitter
Instagram
YouTube