Foto SSC Bari
Scacco alla Torre che pende che pende e mai viene giù. E già, la splendida torre pisana non verrà mai giù, però il Bari le ha dato scacco matto e da stasera sventola sulla cima il vessillo biancorosso. Anche Pisa, dunque, è espugnata. E siamo a dieci vittorie in trasferta con la prospettiva almeno di un’altra. Forse Dante Alighieri ne sarà contento, chissà. O il Conte Ugolino, magari e perché no, allora, Farinata degli Uberti? Almeno due saranno soddisfatti ed uno deluso.
Un primo tempo bello, vivace come da tempo non si vedeva da parte del Bari che il più delle volte è quasi sempre partito col freno tirato, evidenziante il nuovo modulo, il 4-3-3, le nuove forze fresche, hanno dato vita ad una gara da parte del Bari con personalità che ha cercato spesso la via del gol attraverso il gioco costringendo quasi sempre il Pisa nella propria metà campo. Prima Di Cesare che si è bevuto un paio di difensori (uno addirittura col tunnel) che ha tirato a giro col pallone terminato di un soffio alto, poi Morachioli servito da Benedetti trovatosi da solo davanti ad Andrade che ha tirato sul suo corpo, quindi un paio di punizioni da limite sprecate, poi l’espulsione di Nagy per atterramento di Cheddira al limite dell’area, e poi, come spesso accade nel calcio, nell’unica occasione più o meno pericolosa prodotta dal Pisa, ecco il rigore causato da Mazzotta per realizzato dal giocatore simbolo locale, Torregrossa. Poi ancora solo Bari fino al gol, strameritato, di Esposito su preciso cross di Morachioli. Insomma un bel primo tempo, convincente. Poi il secondo è stato un monologo barese, dove il Pisa è letteralmente scomparso dai radar ed il Bari ha provato a vincerla ma la difesa toscana ha retto bene fino al rigore realizzato da Antenucci, rigore netto ma concesso grazie al var, gol che ha mandato in bestia i tifosi pisani, come era logico.
Che bel Bari! Una squadra che ha giocato dal primo minuto fino all’ultimo concedendo agli avversari pochissimo, briciole, ed un rigore – giusto – puntualmente trasformato dal giocatore idolo locale Torregrossa (nomen omen, a proposito di torri), poi il nulla. Non ce ne vogliano i tifosi pisani ma, d’accordo che giocava in inferiorità numerica, però da una squadra come quella dei toscani in piena lotta playoff e che l’anno scorso sono arrivati in finale perdendola col Monza, ci aspettavamo qualcosa in più, almeno un paio di tiri in porta, suvvia, ed invece manco quelli.
Forte il Bari? Debole il Pisa? La verità sta sempre nel mezzo. E’ stato sicuramente bravo il Bari a prendere le redini dell’incontro sin dal primo minuto, ma anche il Pisa ha pensato di arretrare il suo baricentro preferendo non mettere mai il muso fuori la propria trequarti se non occasionalmente ma senza efficacia.
Un Bari bello, vivace, che ha letteralmente dominato i nerazzurri anticipando sempre gli avversari a centrocampo, vincendo tutti i contrasti, arrivando sempre primo sui palloni e dominando nel gioco e costruendo molto soprattutto nel primo tempo. Poi nel secondo Mignani ha provveduto ai soliti cambi “magici” che ancora una volta si son rivelati vincenti con Antenucci, Botta e Ceter. E poi, insomma, cosa c’è di più bello che un gol vittoria a tempo scaduto, così come accaduto a Bolzano? E anche noi, tutti i colleghi baresi, in tribuna stampa, non abbiamo potuto fare a meno di esplodere di gioia con conseguente irritazioni dei tifosi sottostanti che, giustamente, ci hanno indirizzato improperi e taluni anche minacce come era logico che fosse.
Una squadra solida questa vista oggi con un modulo diverso, il 4-3-3, che ha dato dinamismo e robustezza al gioco esaltando le qualità di tutti, ma soprattutto ha visto un Morachioli in gran spolvero. Un giocatore davvero incredibile, che ogni palla che tocca diventa oro. Suo il cross per Esposito in occasione del pareggio, e suo l’assist verso l’area di rigore dove il difensore pisano ha colpito col braccio il pallone, poi dribbling su dribbling, avversari saltati, corse, fiato, insomma come si fa a rinunciare a lui d’ora innanzi? Crediamo che sia arrivato il momento di andare avanti con lui e, dunque, col 4-3-3 magari con Bellomo, oggi tra i migliori in campo, perché in questo rush finale occorrono idee nuove e forze fresche, e ci pare che la strada sia quella giusta.
Capitolo Genoa: i liguri sicuramente sentono la pressione dei biancorossi ma, c’è niente da fare, hanno quei maledetti sei punti di vantaggio coi quali, bene o male, dormono sonni più o meno tranquilli, tra l’altro non escludiamo che possano pure sorpassare i ciociari prima o poi. Niente illusioni, dunque, tra l’altro hanno una squadra fortissima, sicuramente più forte del Bari, ed è cosa buona e giusta pensare a blindare il terzo posto per adesso, poi man mano che mancheranno sempre meno giornate, e se il Bari comincerà ad espugnare anche il San Nicola evitando di inciampare in irritanti risultati, e se riesce a vincere anche a Modena, chissà cosa gli riserverà l’ultima gara sotto la Lanterna più celebre d’Italia. Ma, ripetiamo, per adesso è bene blindare il terzo poso che concederebbe ai baresi grossi privilegi in termini di promozione. E non crediamo sia il caso di disperderli. Certo, fa rabbia, molta rabbia, pensare che una squadra che vince dieci gare fuori casa, raggiungendo il record conseguito con Conte, non possa e non debba lottare per la promozione diretta, tanti, tantissimi i segnali positivi che continuano a far capolino sulla squadra, segnali che, per chi ne ha viste tante, sono sempre stati presagi di campionati finiti con una vittoria perché quando gira tutto per il verso giusto, anche nei risultati e con la bravura di tutti, sia inteso, allora è lecito pensare positivo. Fatto sta che il Bari è terzo e ha sei punti di distacco dalla corazzata Genoa.
Ora occorre pensare a curare bene Folorunsho e Maiello evitando di accelerarne i tempi perché ci sarà bisogno anche, e forse soprattutto, di loro in questo finale di torneo che si preannuncia avvincente e potenzialmente magico.
Ma per favore, che si battano Cittadella e Reggina. Per favore. Basta con prestazioni mediocri casalinghe.
Massimo Longo