In fuga dal Sudan. Meloni: “Italiani in salvo”

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La premier: “L’Italia non lascia indietro nessuno. Tutti i nostri connazionali che hanno chiesto di partire sono stati evacuati”. I primi 107 italiani a bordo del C130 dell’Aeronautica militare sono atterrati a Gibuti alle 22.00 di domenica. Tajani: “Rientreranno tutti entro lunedì”. Attaccato un convoglio di francesi, un ferito. Chiuse le ambasciate statunitense e britannica

AGI –  “Dopo una giornata di trepidante attesa, tutti i nostri connazionali in Sudan che hanno chiesto di partire sono stati evacuati. Con loro ci sono anche cittadini stranieri. L’Italia non lascia nessuno indietro”. Lo dichiara il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni.

“Voglio ringraziare – aggiunge la premier – tutti coloro che hanno partecipato a questa operazione così difficile, in piena zona di combattimento, il mio plauso va al ministro degli Esteri Antonio Tajani e all’Unità di crisi della Farnesina, al ministro della Difesa Guido Crosetto, al Sottosegretario Alfredo Mantovano, al Capo di Stato Maggiore della Difesa, Giuseppe Cavo Dragone, al comandante del Covi, il generale Francesco Paolo Figliuolo, al nostro ambasciatore in Sudan, Michele Tommasi, ai Servizi di Sicurezza. Voglio rinnovare anche in questa occasione il mio appello alla fine della guerra, all’apertura di un negoziato che conduca a un governo a trazione civile, il Sudan ha bisogno di pace”.

Il primo dei due C-130 dell’Aeronautica militare italiana è partito da Khartum, in Sudan,  alla volta di Gibuti con gli italiani evacuati dal Paese insieme a cittadini di altri Paesi che useranno i voli italiani.

Il gruppo di nostri connazionali arriverà lunedì in Italia. Lo conferma il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani. “Stiamo evacuando tutti i cittadini italiani  – ha spiegato  – che hanno chiesto di lasciare il Sudan, e questo grazie alla collaborazione tra il ministero degli Esteri, della Difesa e l’intelligence, e anche grazie ai colloqui che abbiamo avuto con i leader delle due fazioni contrapposte. Il presidente del Consiglio è costantemente informato e contiamo, se le cose andranno per il verso giusto, di avere i nostri connazionali lunedì in Italia”.

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© ministero della Difesa

L’evacuazione di connazionali e stranieri dal Sudan  

Crosetto: 107 italiani sono già a Gibuti

“Stiamo evacuando dal Sudan i nostri connazionali grazie allo sforzo e alla professionalità delle nostre Forze armate. I primi 107 italiani a bordo di uno dei nostri C130 sono appena atterrati a Gibuti alle 22.00 ora italiana, 7 sono già arrivati poche ore prima e altri 40 stanno rientrando su un velivolo in collaborazione con le forze armate spagnole. Tutti i civili italiani sono stati evacuati a Gibuti dove è stata allestita un area ristoro in attesa del successivo rientro in Italia . Domani un C130 riporterà a Gibuti il nostro ambasciatore in Sudan e il comandante dell’Extraction force che ha attuato l’operazione”. A renderlo noto è il ministro della Difesa, Guido Crosetto. “Grazie all’impegno della nostra Aeronautica militare e delle nostre forze speciali dell’esercito , della marina e dei carabinieri – continua il ministro – Le operazioni continuano fino alla completa messa in sicurezza di tutti gli italiani. Tutto avviene nella più stretta cooperazione con i nostri partner europei. Al Comando operativo di vertice interforze ed ai militari che stanno svolgendo questa delicata e rischiosa missione voglio esprimere la riconoscenza del governo e di tutta la Nazione”.

Partiti tutti gli italiani: da Khartum è decollato l’ultimo aereo con ambasciatore e personale militare che in nottata atterrerà a Gibuti,i terminando l’operazione di evacuazione. È quanto si apprende da fonti della Difesa.

Salvi tutti gli italiani che hanno chiesto di partire

In ministro degli Esteri, poi, ha precisato su Twitter: “Tutti gli italiani che hanno chiesto di partire dal  Sudan sono in salvo ed in volo verso Gibuti. Sono orgoglioso del gioco di squadra che ha portato al successo di questa delicata e complessa operazione di evacuazione. Ringrazio i militari, l’intelligence e la diplomazia”

 

 

Evacuata l’ambasciata italiana a Khartoum

“Le forze di supporto rapido hanno evacuato con successo 41 cittadini italiani e personale dell’ambasciata da Khartoum questa sera”, lo scrivono su twitter i paramilitari sudanesi.
“La missione è stata eseguita con la massima professionalità ed efficienza, garantendo sicurezza e protezione. La rapida azione di Rsf è una testimonianza del nostro impegno a proteggere i cittadini in tempi di crisi”.

In Sudan, nonostante una tregua concordata tra le parti, continuano i combattimenti fra esercito e paramilitari e la situazione nella capitale è molto pericolosa. Un francese è rimasto ferito durante le operazioni di evacuazione dell’ambasciata. Lo hanno riferiscono le forze di supporto, organizzazione paramilitare, del Sudan, attraverso un tweet. Secondo la ricostruzione le RFS sarebbero state attaccate da aerei durante l’evacuazione questa mattina, lungo la strada da Bahri a Omdurman.

 

L’Ue chiede l’immediato cessate il fuoco

L’Alto rappresentante dell’Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, ha chiesto un “cessate il fuoco immediato” ai responsabili degli scontri tra l’esercito e le forze di supporto rapido (RSF) in Sudan. Il capo della diplomazia europea ha parlato oggi con il capo dell’esercito sudanese, Abdelfatah Al Burhan, e con il leader del gruppo paramilitare Mohamed Hamdan Dagalo “Hemedti”.
“Ho parlato con il generale Abdelfatah Al Burhan e con il generale Mohamed Hamdan Dagalo per chiedere un cessate il fuoco immediato. Ho anche insistito sulla necessità di proteggere i civili e di garantire l’evacuazione sicura dei cittadini europei”, ha dichiarato Borrell.

Primo aereo partito dalla Francia

Un centinaio di cittadini francesi e di altre nazionalità sono già stati evacuati dal Sudan dalla Francia e un centinaio ulteriore dovrebbe seguire a breve, ma le operazioni sono estremamente complesse. Lo hanno fatto sapere fonti dei ministeri degli Esteri e della Difesa a Parigi. “Un primo aereo ha già lasciato Khartum e dovrebbe arrivare a Gibuti alle 18, mentre un secondo aereo dovrebbe decollare attorno alle 17 e 30”,  secondo i ministeri. Su entrambi i voli ci sono circa 100 persone, per un totale di 200 cittadini non solo francesi. Le operazioni, viene reso noto, sono “di estrema complessità” e potrebbero durare ancora uno o due giorni.

Anche la Germania inizia l’evacuazione dei cittadini

Anche la Germania ha iniziato l’evacuazione dei cittadini tedeschi dal Sudan. Come hanno spiegato i ministeri degli Esteri e della Difesa. Berlino sta conducendo “un’operazione di evacuazione in coordinamento con i nostri partner”, hanno dichiarato entrambi su Twitter.

“Il nostro obiettivo è quello di portare via da Khartum il maggior numero possibile di cittadini in questa situazione di pericolo in Sudan. Nell’ambito delle nostre possibilità, porteremo con noi anche cittadini dell’Unione Europea e di altri Paesi”, hanno aggiunto. Anche diversi altri Paesi hanno iniziato a evacuare i propri cittadini dal Sudan: fra gli altri, Italia, Gran Bretagna, Francia e Stati Uniti.

Secondo il settimanale Der Spiegel, la Germania ha interrotto un tentativo di evacuazione già mercoledì scorso. Tre aerei da trasporto militare, che avrebbero dovuto trasportare circa 150 cittadini tedeschi, si sono diretti verso il Paese ma sono stati costretti a tornare indietro.

Il quotidiano Bild ha riportato che il governo tedesco sta pianificando due missioni con aerei militari A400M e che i paracadutisti sono stati inviati in Giordania per dare supporto; durante i salvataggi, i contendenti rispetteranno una tregua.

I diplomatici Usa lasciano Khartoum

Tra le ambasciate di Khartoum che sono già state evacuate c’è quella americana. Lo ha confermato nel corso della notte Joe Biden, che in precedenza aveva detto che non era “sicuro” procedere all’evacuazione dei diplomatici statunitensi presenti nella capitale. Ma le operazioni erano state già avviate, non senza difficoltà, anche se il generale Abdel Fattah al-Burhan, attualmente il leader del Paese, ieri mattina avesse promesso di facilitare le operazioni di evacuazione di diplomatici e cittadini di Gran Bretagna, Cina, Francia e Stati Uniti.

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© AFP

Il generale  Abdel Fattah al-Burhan

L’ambasciata americana, però, ha alzato il livello di allerta “dovuto a una situazione di incertezza nella capitale Karthum e alla chiusura dell’aeroporto”. Nella notte trascorsa le FSR del Sudan, forze para militari, hanno dichiarato che stanno aiutando le truppe americane a evacuare l’ambasciata di Washington nella capitale Khartoum.

Le ambasciate si svuotano

“Il Rapid Support Forces Command si è coordinato con la U.S. Forces Mission composta da 6 aerei, per evacuare i diplomatici e le loro famiglie domenica mattina”, si legge in un tweet del gruppo paramilitare, che da una settimana combatte l’esercito regolare sudanese in un conflitto che ha già ucciso centinaia di persone.

Anche altri Paesi si stanno muovendo per riportare a casa il personale diplomatico presente in Sudan. Una portavoce del ministero degli Esteri francese ha detto di non poter confermare il trasferimento di diplomatici e cittadini francesi. Stessa posizione espressa dal ministero degli Esteri britannico. Le dichiarazioni confermano i segnali di confusione e di tensione che in questo momento sono dominanti in Sudan, precipitato nel conflitto interno il 15 aprile tra due fazioni che si contendono il controllo del Paese.

Civili vittime dei combattimenti

Almeno quattrocento persone sono rimaste finora uccise nei combattimenti. Di queste, 256 erano civili. Un numero imprecisato di abitanti di Karthum ha lasciato la capitale, sottoposta a bombardamenti, per trovare rifugio in periferia o negli Stati confinanti. Più di quindicimila persone si sono trasferite in Chad. Le oganizzazioni umanitarie hanno dichiarato di non essere più in grado di operare in Sudan, a causa del conflitto.

Anche l’ambasciata cinese in Sudan ha iniziato a organizzare l’evacuazione dei propri cittadini residenti nel Paese africano. In un breve messaggio pubblicato questo sul suo sito ufficiale, la legazione a Khartoum ha chiesto ai cittadini cinesi di compilare il giorno stesso un modulo indicando se desiderano essere evacuati dal Paese. “Si prega di continuare a monitorare da vicino la situazione e mantenere un alto livello di allerta, rafforzare le precauzioni di sicurezza e garantire la propria sicurezza personale”, ha aggiunto l’ambasciata cinese.

Blackout della rete internet

Nel Sudan scosso dai violenti combattimenti tra truppe regolari e paramilitari Rsf c’è un blackout “quasi totale” di Internet. Lo ha riferito NetBlocks, un’organizzazione con sede a Londra che monitora l’accesso al web in tutto il mondo. “I dati di rete in tempo reale mostrano un collasso quasi totale della connettività Internet in Sudan con la connettività nazionale ora al 2% dei livelli ordinari”.

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