Un investimento in perdita. Allarme costi da Corte dei Conti Francese e Consiglio Infrastrutture.

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Le ricerche più recenti arrivano al medesimo risultato riguardo agli investimenti ,in infrastrutture di trasporto  : inesistente il legame tra investimenti,  in infrastrutture di trasporto e , la  verifica  riguarda qualsiasi  investimento di questa natura in Europa.

 Le balle che da anni si raccontano sugli investimenti che riguardano l’alta velocità ,  autostrade ,  ponti , da 14,1 miliardi di euro come quello sullo Stretto ,che farebbero crescere l’economia sono appunto balle ad usum delphini e nella stragrande maggioranza dei casi , a carico del tartassato contribuente italiano.

Un’analisi dell’Ufficio Studi della Banca d’Italia,  “Un’autostrada per la prosperità? Prove dalla Calabria, Sud Italia”.

IL lavoro valuta l’impatto dell’autostrada “ Salerno/ Reggio Calabria  sullo sviluppo economico locale , a lungo termine.

IL  progetto originario, prevedeva tre opzioni di percorso.  La scelta finale fu   influenzata da potenti politici che fecero, in modo che il  percorso  attraversasse  il loro collegio elettorale.

La ricerca di Banca d’Italia conclude che la realizzazione dell’autostrada Salerno–Reggio Calabria non ha avuto effetti sul PIL della Calabria.

Esattamente come la realizzazione dell’alta velocità Torino/Napoli non ne ha avute ricadute economiche , né sul Piemonte e la Campania e tantomeno su Torino e Napoli. Analoghi risultati ci saranno per la Milano/Brescia/Verona/Padova e per la Salerno/Reggio Calabria con tracciato ,in diversione rispetto alla direttrice tirrenica , meno costosa e con tempi di realizzazione pari a un terzo.

”. Gli studi empirici sul tema suggeriscono cautela. Anche la  letteratura scientifica raccolta da  Duranton, Nagpal , Turner del rapporto sviluppo e infrastrutture scrivono  “ da questa evidenza non discende , che tutti i luoghi ben collegati siano ricchi o che il miglioramento della connessione infrastrutturale porti necessariamente allo sviluppo. Concordi invece nel ritenere che gli investimenti in infrastrutture di trasporto causino ricollocazione geografica dell’attività economica.

Alla luce di questi studi tra i quali la ricerca di Banca d’Italia, appare davvero sfacciatamente di parte e infondato,  quanto si legge sul sito della società Webuild, che il Ponte rappresenta un volano di crescita economica e sociale per la Sicilia e la Calabria.

Sette milioni di persone vivono nelle regioni Calabria e Sicilia e , ogni giorno utilizzeranno il Ponte circa 30 mila persone con risparmio massimo di poco più  di 40 minuti e con un investimento,  che nel DEF con le opere complementari arriverà a un costo di 14, 1 miliardi di euro , ma come da normale prassi per gli investimenti pubblici arriverà ad almeno 20 miliardi di euro.

 Ricadute macroscopiche sull’economia con questi dati marginali di traffico e con i risultati delle verifiche empiriche dovrebbero convincere chi investe i soldi del contribuente , a usarli con maggiore responsabilità e parsimonia.

L’attuale ministro Salvini , “ folgorato sulla via del governo” è passato da quel che pensava anni fa quando affermava  “Non vorrei spendere qualche miliardo per un ponte in mezzo al mare” al sostegno del ponte , ma commettendo marchiani errori nella dichiarazione sui costi .

Un ministro che ha approvato il DEF che afferma “ il Ponte si ripagherà in un anno e mezzo “. Aggiunge poi che si rivolgerà alla Unione europea per avere contributi . IL ponte non costa meno di 10 miliardi come afferma il Ministro,  ma a consuntivo costerà almeno il doppio.

 Se fosse fondata la sua valutazione dovremmo avere folle di investitori ,a partecipare al finanziamento , per la costruzione del ponte.

Invece nemmeno il riferimento al project financing , ma solo allo Stato che deve investire.

Sarebbe ragionevole e nell’interesse generale sottoporre ad analisi costi benefici il progetto del ponte. Da una valutazione fatta nel 2021 dalla società d’ingegneria delle Ferrovie dello Stato i benefici sono molto inferiori ai costi , anche se esistono analisi costi benefici su investimenti palesemente disastrosi come la Salerno/Reggio Calabria av , la Torino/Lione , la Brescia /Verona/Vicenza/Padova . Dalla dichiarazione di Salvini a oggi il costo del Ponte è cresciuto di 5 miliardi.

Sarebbe utile e opportuno , che il ministero la cui titolarità è di Matteo Salbini sottoponesse ad ACB  questo investimento costosissimo con valore sociale ed economico negativo.

Intanto anche il Conseil d’Orientation des Infrastructures ( organo tecnico del ministero dei trasporti francese ) lancia l’allarme costi per la Lione/Torino spostando la realizzazione dell’opera al 2033. Continui sono stati gli allarmi costi da parte della Corte dei Conti Francese nel 2012, 2014 e 2016 con un documento (Référé relatif à l ‘Agence de financement des infrastructures de transport de France (AFITF) (autistici.org)) , “il carattere estremamente preoccupante (très préoccupant) di questa prospettiva per l’equilibrio futuro delle finanze pubbliche”. Da noi invece struzzismo integrale !

Sempre utile ricordare lo scandalo nella ripartizione dei costi del tunnel della Lione/Torino !

 Tratta internazionale lunga 57,1 Km tra Saint-Jean Maurienne e Susa, per una lunghezza di 57,1 Km, di cui 45 in Francia e 12,1 in Italia. La ripartizione dei costi viene pattuita con una quota del 57,9% per l’Italia e del 42,1% per la Francia.

Ma a fronte di una apparente riduzione dell’impegno italiano (nel 2004 concordato per i due terzi a carico dell’Italia), i francesi hanno ottenuto che la tratta di 22,2 Km in territorio italiano (tunnel dell’Orsiera e area di sicurezza di Chiusa S. Michele) fosse stralciata dalla tratta internazionale ed i relativi costi addebitati alla tratta nazionale italiana. Il costo a chilometro per l’Italia, per la tratta italiana della galleria di base, raddoppia rispetto alle previsioni del progetto presentato all’UE. Costi che raddoppieranno come minimo aprendo i cantieri nel 2033.

Infine spacchettando la crescita tra agricoltura, industria , costruzioni e servizi si osserva quanto già risaputo : il contributo dei servizi alla crescita del PIL in termini percentuali  nel 2022 è stato del 81,5% , del 14,3% le costruzioni del 4,6% l’industria e agricoltura una contrazione di meno 0,4% .

In termini assoluti alla crescita del 3,8% del 2022 , i servizi hanno contribuito per il 3,1%, le costruzioni per lo 0,5 , l’industria per lo 0,2% e l’agricoltura per lo 0%.

 Contributo delle costruzioni positivo , ma marginale come incidenza sul tasso di crescita del PIL. Altro che volano le costruzioni !!

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