Si era molto ironizzato quando il 21 febbraio scorso Giorgia Meloni si era recata in visita a Kiev. La contemporanea improvvisa visita del presidente americano Joe Biden, aveva messo in secondo piano, secondo alcuni osservatori la nostra premier. La sua attesa sulla scaletta dell’aereo all’arrivo da Roma, in attesa di un incontro con il presidente americano in partenza da Kiev, aveva scatenato una ridda di allusioni sul presunto ruolo subalterno della Meloni. Il susseguente incontro con Zelensky era stato visto come sbrigativo per un irritato, sempre secondo alcuni, leader ucraino, a causa delle polemiche sorte per il mancato collegamento con il festival di Sanremo.
D’altra parte da quando la Meloni è in carica molti cercano di sottolineare ad ogni piè sospinto, di un evidente isolamento della premier italiana in Europa. Si fa spesso riferimento, per rafforzare questa tesi, alle pretestuose accuse delle Francia di Macron verso la gestione del flussi di migranti da parte dell’esecutivo italiano ( a cui da qualche giorno si è aggiunta anche la vicepremier spagnola Yolanda Diaz, che ha aspramente criticato il governo italiano sul tema del lavoro). Ma è evidente che questa narrazione fa a pugni con la politica estera sempre più convincente del premier, che viene criticata da chi, come Francia e Spagna, ha evidente problemi interni con le proprie opposizioni di destra. Le elezioni europee che si avvicinano non fanno che alimentare questo clima di critica diffusa contro chi, come la Meloni, sembra destinata a giocare un ruolo da protagonista nel centrodestra non solo italiano, ma anche europeo. Il possibile accordo tra popolari ed Ecr, di cui la premier italiana è presidente dal 2020, terrorizza le sinistre di mezza Europa, che rischiano dopo anni di perdere il controllo del parlamento a Bruxelles.
Questa visita a sorpresa di Zelensky, che vedrà ovviamente anche il papa e il presidente della repubblica Mattarella, non può che rafforzare la leadership della Meloni, che si è mostrata sempre convinta sostenitrice delle ragioni ucraine, dopo la vile invasione russa. D’altra parte sarebbe la prima volta che il leader ucraino viene in Italia ( mentre è già stato in Francia, Gran Bretagna ). Nemmeno il tanto decantato Draghi aveva avuto l’onore di ospitarlo ( anche per la nota avversione da parte dei cinque stelle, partito di maggioranza relativa di quel governo, verso l’invio di armi all’Ucraina). Ospitare adesso il leader ucraino, in un momento in cui si cominciano ad intravedere timidissimi segnali di qualche avvisaglia diplomatica, può essere un segnale importante verso la nostra premier e il suo ruolo nella intricatissima questione ucraina. Sarebbe un ulteriore smacco per chi come Macron da tempo cerca di assumere, senza particolari fortune, ed anzi con qualche scivolone di troppo, il ruolo di mediatore europeo del conflitto tra i due contendenti.
Giorgia Meloni certamente ribadirà il suo appoggio all’Ucraina, ma certamente cercherà anche di aprire qualche spiraglio verso una soluzione diplomatica del conflitto, magari anche utilizzando la sponda del Vaticano, che è in queste ore impegnato in una difficilissima trattativa diplomatica, che presto potrebbe portare il Santo Padre a Kiev. Quello che per ora appare chiaro è che, al di là delle illazioni e delle provocazioni di giornali ed opposizioni, il nostro paese sembra essere diventato di nuovo centrale su molti fronti, come quello africano, quello mediorientale ed ora anche quello ucraino. E’ indubbio che dopo anni di sostanziale irrilevanza del nostro paese sulla scena internazionale, la premier ha restituito all’Italia un ruolo certamente centrale in un Europa sempre più smarrita e divisa. E questo evidentemente non può che non suscitare irritazione malcelata in chi, come Macron, da tempo aspira a ricoprire quel vuoto di leadership lasciato in Europa dalla uscita di scena di Angela Merkel.