Bari – Una vittoria che scalda i cuori e che blinda il terzo posto in chiave playoff

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Foto SSC Bari

E pensare che l’infortunio al secondo minuto di Pucino costretto alla sostituzione con Dorval, ha fatto aleggiare preoccupazioni nel San Nicola perché il terzino si è contorto dal dolore tanto è vero che è uscito in barella. Poi il solito Bari incapace di imporre il gioco, di dominare l’avversario tanto che la Reggina ha provato a trovare il gol rendendosi pericolosa soprattutto con Di Chiara che su contropiede, dopo un errore di appoggio di Dorval, ha tirato in porta, ma Caprile si è salvato con le gambe, ma tutto sommato la difesa biancorossa ha tenuto bene senza affanni.

Il Bari ha giocato in contropiede andando vicino al gol in più di un’occasione, con Cheddira sul cui tiro si è immolato Gagliolo, poi con Bellomo dal limite ma il suo tiro è terminato di un soffio alto, e poi il gol di Folorunsho servito da Esposito, che ha portato in vantaggio i biancorossi.

Il secondo tempo è iniziato con la Reggina a fare la partita nel tentativo di cercare il pareggio, con Maita che si è fatto ammonire così da saltare Genova e per essere pronto per i playoff.

Mignani ha iniziato coi cambi con Ceter e Benedetti al posto di Bellomo e Folorunsho, del resto bisognava ottimizzare le forze. Poche le emozioni, il Bari ha tenuto bene il campo soprattutto con Benali oggi davvero insuperabile che non ha fatto sentire la mancanza di Maiello. Una punizione della Reggina con Hernani con la deviazione di Caprile che è risultata provvidenziale. I calabresi ci sono sempre stati, non si sono mai arresi, ce l’hanno mesa tutta, ci hanno provato ma la difesa del Bari oggi era insuperabile. Del resto, una squadra capace di non subire gol per 14 gare non si inventa per caso.

Ci sarebbe stata gloria per Ceter che si è trovato da solo davanti al portiere, ma secondo l’arbitro lo scontro col lo stesso numero uno reggino è stato determinante per l’annullamento del gol. L’occasione del raddoppio è capitata sui piedi di Esposito che da solo davanti al portiere, servito da Cheddira, ha tirato verso la porta ma lo stesso numero uno calabrese ha parato con bravura.

Dentro Morachioli e Molina per dare fosforo alla squadra ma la gara è scivolata via verso la vittoria con un’altra occasione capitata sui piedi di Cheddira che ha sbagliato clamorosamente. Peccato.

Non un Bari bellissimo a cui ormai ci ha abituato che però è tornato a vincere tra le proprie mura, ma terribilmente concreto, capace di soffrire senza particolari sbavature e di colpire ad ogni opportunità.

Un Bari attento nelle palle che giravano nella propria area di rigore, con Vicari che ha giocato davvero una grande partita, e con capitan di Cesare che ha portato il vessillo in area dando anche spettacolo con quell’assolo, tipico suo cavallo di battaglia, che per poco non sanciva il raddoppio.

Da non sottovalutare le 22mila persone presenti allo stadio in un giorno semi festivo, alle 14 con la pioggia. La gente è entusiasta, la curva pure. Il pubblico che critica non viene allo stadio, si diverte sul web.

Una vittoria che scalda i cuori di tutti, mette tutti a tacere (o quanto meno dovrebbe perché – statane certi – ci sarà sempre qualcuno a criticare la squadra e a cercarne il pelo nell’uovo), una vittoria che accende i motori per un finale che si preannuncia dall’alto tasso emotivo.

Una squadra che anche quando potrebbe pareggiare vince la partita, una situazione decisamente inconsueta per quest’anno in quanto il più delle volte la squadra non ha quasi mai rispettato le aspettative, ma oggi è stato diverso, poi gli avversari giocavano senza ben quattro titolari e ed è risaputo che quando capitano queste situazioni il Bari non riesce mai ad approfittarne cosa che, puntualmente, avviene a parti invertite. Ma quest’anno, evidentemente, tante cose son girate a favore dei biancorossi come non mai, un motivo in più per crederci fino in fondo perché chissà, poi, quando capiteranno certe opportunità. Forse proprio quando non sente il peso e la responsabilità della partita, il Bari dà il meglio di se’, e così è stato oggi perché in fondo bastava un punto, due per blindare la posizione ed invece, tra lo stupore generale, ne sono arrivati tre. Ora il terzo posto è blindato.

Eppure non si era partiti con obiettivi ambiziosi, gli stessi interventi del mercato sia estivo che invernale sono stati interlocutori e non lasciavano presagire un terzo posto, ed invece il calcio è strano, non finisce mai di stupire, e a volte diventa una favola, proprio ciò che è accaduto al Bari, una matricola, una squadra, i colori che dopo tutto ciò che hanno passato nel corso degli ultimi quattordici anni, regalano dignità all’ambiente, fanno rialzare in piedi tutti e danno lo slancio dopo la rinascita di cinque anni fa. Il senso di appartenenza torna forte più che mai e chissà che da lunedì non si torni a vedere i ragazzi che vanno a scuola con la sciarpa del Bari come accadeva alla vigilia di un traguardo che non vogliamo nemmeno nominare ma che pure è accaduto per strada.

Una squadra di ottime potenzialità tecnico tattiche ma dallo straordinario valore umano e morale che ha stupito tutti. Dispiace per Pucino che oggi si vede, verosimilmente, interrompere il suo cammino.

Ora c’è la gara di Genova da onorare poi si farà sul serio. Il Bari è andato oltre i propri limiti, ora bisogna alzare l’asticella, gestire bene le forze a Genova, dare il 120% perché almeno tre squadre sono più attrezzate dei biancorossi e il loro finale in crescendo è tutto dire, e le individualità possono fare la differenza, ma il Bari ha lo spirito di gruppo giusto e tanta qualità morale e qualitativa, armi con cui potrà competere con chiunque. Con Folorunsho ritrovato, con Cheddira che sembra tornato ai vecchi fasti, con Maiello pronto a rientrare e a fare il professore, con Capitan Di Cesare a portare alta la bandiera e con tante altre pedine pronte a dare il contributo.

Il Bari non è perfetto, non lo è mai stato, occorre solo lavorare sulla testa dei giocatori facendo capire loro che il senso di appagamento che potrebbe aleggiare è ancora lontano, poi le gambe andranno da sole. C’è da percorrere l’ultimo chilometro adesso ed il traguardo è in vetta, sulle dolomiti non in riva al mare.

Massimo Longo

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