Mafia Appalti e PNRR

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La polemica tra il Ministro Fitto e la Corte dei Conti  accende i riflettori su due punti importanti.  Il primo é quello relativo alla tradizionale sovrapposizione di ruoli tipico della realtà  giuridico-amministrativa italiana.

La polemica tra il Ministro Fitto e la Corte dei Conti  accende i riflettori su due punti importanti.  Il primo é quello relativo alla tradizionale sovrapposizione di ruoli tipico della realtà  giuridico-amministrativa italiana.
Il Professor Luigi Balestra (vicepresidente del Consiglio  della Corte dei Conti  nel 2020-21) ha   ragione.  La segnalazione semestrale  di eventuali criticità  gestionali é un compito dei magistrati contabili. https://www.ripartelitalia.it/le-invasioni-di-campo-che-fanno-male-al-pnrr-lanalisi-di-luigi-balestra/

Ma non sta certo alla Corte dei Conti deliberare  “il conseguimento o meno delle milestone del PNRR” che ovviamente spetta esclusivamente alla Commissione Europea”  .

Luigi Balestra sottolinea inoltre  giustamente  che “la statuizione (assunta dalla Corte ndr)  rischia di creare un danno economico rilevante allo Stato-comunità connesso alla mancata liquidazione di una intera rata del Pnrr, circa 16 miliardi”. Per inciso un’ ipotetico  “danno patrimoniale”  attribuibile  alla Corte dei Conti appare un vero e prorio paradosso.
Il secondo aspetto riguarda un tema molto più ampio. Siamo, infatti, di fronte all’ ennesimo “corto circuito” con cui in Italia si rischia  di affrontare la materia degli appalti e delle pubbliche forniture.
Guardando in senso retrospettivo la realtà del nostro paese appare davvero “schizofrenica”.

Da qualche tempo a Milano si mettono in discussione non tanto le indagini dei primi anni  novanta sui diffusi fenomeni di corruzione o i finanziamenti illeciti ai partiti, quanto i metodi con cui alcune indagini su “Tangentopoli” sono state condotte ed in particolare l’uso eccessivo e/o distorto  della carcerazione preventiva.

A Palermo viceversa ci si interroga nella direzione  esattamente opposta. Ci si chiede perché (negli stessi anni di Tangentopoli)  le informative dei Carabinieri del ROS su “Mafia/Appalti” siano state archiviate in tempi record dalla Procura di Palermo (e in altri casi ridimensionate e segmentate sul territorio tra le diverse procure) con l’ identico risultato di non acquisire  una visione integrata e complessiva sul funzionamento e le patologie degli appalti in Sicilia.
Dopo la sua assoluzione definitiva da parte della Corte di Cassazione il Generale Mario Mori ha proposto l’ istituzione di una commissione di inchiesta sulla archiviazione delle informative  mafia/appalti elaborate dai carabinieri del ROS, inchieste a cui – come è  da sempre noto – Giovanni Falcone e Paolo Borsellino tenevano moltissimo.

L’ idea di Mori mi sempre buona soprattutto se oltre a far luce sul passato consentira’  di  individuare alcuni tratti di continuità che legano i fenomeni criminali della Sicilia di ieri con quelli della  Sicilia di oggi.  In 30 anni molto, ma non tutto, è cambiato.

Il pericolo di  concentrare tutta l’ attenzione  sul passato e non riflettere sul passato per comprendere meglio il presente e il futuro e  stata la costante preoccupazione di un magistrato di straordinaria capacità e competenza,  Liliana Ferraro.

A Lei si deve la realizzazione in tempi record dell’aula  bunker per il maxi processo,  l’estradizione di Priebke dall’ Argentina e il doloroso compito di sostituire Giovanni Falcone dopo la strage di Capaci.

Liana Ferraro è  scomparsa il 24 febbraio dell’ anno scorso, il giorno dell’invasione militare russa in Ucraina. Ripensando alle tante chiacchierate con Liliana mi è venuto in mente che è  il momento giusto per concretizzare la sua intuizione.

Di studiare il passato per illuminare il presente c’è un grande bisogno a Palermo, in Sicilia (e in tutta l’Italia).  Questa volta ci sono decine di miliardi di euro del PNRR Next Generation e di altri fondi della UE da spendere nell’isola entro il 2026.

Le regole sono estremamente chiare: i soldi vengono erogati alla condizione che non ci siano conflitti di interesse, frodi e corruzione. Altrimenti i finanziamenti europei saltano e le conseguenze le pagheranno per decenni i cittadini della Sicilia.

Questa volta nessuno può permettersi il lusso di sbagliare. Gli appetiti non mancano, alcuni segnali preoccupanti si intravedono già, ma è talmente importante che le organizzazioni criminali (siciliane, provenienti da altre regioni e/o straniere) non si infiltrino e lucrino illegalmente che questa volta non c’è spazio per l’omertà.

Sulla base delle intese operative la Guardia di finanza e’ in trincea dal primo giorno di approvazione drl PNRR.  Ha avuto infatti il compito di svolgere un ruolo quotidiano di monitoraggio e prevenzione sull’utilizzo dei fondi del PNRR. Sono certo che farà un lavoro eccellente.

Per assicurare una vera trasparenza serve, però, l’impegno di tutti. Nell’ interesse delle future generazioni sta a tutti i cittadini siciliani superare ataviche paure e combattere l’indifferenza ora che ci sono i mezzi per assicurare la rinascita economica e culturale dell’isola.

Qualora – e spero proprio di no –  dovessero prevalere collusioni e vecchie logiche spartitorie; qualora un impegno civico collettivo non si sviluppi – in parallelo alle complesse attività tecniche di monitoraggio proprie della polizia di prevenzione –  la Sicilia rischia di perdere  una occasione storica e nei prossimi decenni ai siciliani non resterà che piangere sul latte versato.

Marco Mayer

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