Quattro miliardi di metri cubi di acqua , non lasciano spazio alle interpretazioni parascientifiche

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Analizzando i dati forniti dall’Agenzia di Protezione dell’Ambiente ,  di ISPRA ( Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale nonché del meteorologo  Pierluigi Randi,, presidente di Ampro (Associazione Meteo Professionisti) abbiamo dedotto , che le violenti polemiche occorse per gli eventi alluvionali in Emilia , di scientifico hanno poco, molto poco.

Ognuno poi,  può esercitarsi nella supposizione delle reali motivazioni.

Eventi epocali di maltempo che,  in 20 giorni hanno fatto registrare un livello di precipitazione cumulata pari a 500 millimetri di acqua.

In un anno nelle stesse zone cadono 900/1000 millimetri di acqua , quindi in circa 60 ore si è riversata nelle zone colpite la metà della quantità di acqua che cade in un anno.

L’Associazione Meteo attraverso una dichiarazione del suo Presidente  Pierluigi Randi ha quantificato , in 4 miliardi di metri cubi ovvero in 4 mila miliardi di litri di acqua quanto caduto nelle zone emiliane colpite.

IL maggiore invaso dell’Emilia Romagna , può contenere al massimo 33 miliardi di litri di acqua.

Questa quantità enorme e senza precedenti di pioggia  ha causato l’esondazione di 23 fiumi e coinvolti negli allagamenti 43 comuni.

Sul versante del dissesto idrogeologico, risultano “attive” un migliaio di frane: si tratta di masse il cui terreno è in fase di spostamento verso valle, di queste circa 300 sono concentrate in 54 comuni.

Altra considerazione da fare,  per tacitare asini presenti in Tv è il richiamo al DL 49/2010  il quale  stabilisce che si debbano adottare, per gli scenari di elevata probabilità o alluvioni frequenti, tempi di ritorno compresi fra 20 e 50 anni; per gli scenari di probabilità media o alluvioni poco frequenti, tempi di ritorno fra 100 e 200 anni; per gli scenari di scarsa probabilità o scenari di eventi estremi, tempi di ritorno superiori a 100 anni.

IL tempo di ritorno del fenomeno in Emilia è stato di 20 giorni !

Inoltre l’ appennino emiliano-romagnolo è costituito da terreni con un’elevata componente argillosa e  , quindi scadenti caratteristiche geomeccaniche di resistenza.

Emilia-Romagna e Toscana sono le regioni con la maggiore estensione di territorio esposto , a quella che si definisce “pericolosità da frana elevata e molto elevata: rispettivamente 3.270 e 3.707 km quadrati.

L’Emilia-Romagna è anche , tra le regioni in cui le percentuali diterritorio potenzialmente allagabile e di popolazione esposta , a rischio di alluvione risultano superiori rispetto ai valori calcolati alla scala nazionale. Per uno scenario di pericolosità media” le aree potenzialmente allagabili raggiungono il 45,6% dell’intero territorio regionale e la popolazione esposta supera ampiamente il 60%.

L’evento di pioggia, durato complessivamente 48 ore, è risultato il più intenso rilevato sull’intero territorio regionale per due giorni consecutivi dal 1997 ed il più intenso nella stagione primaverile dal 1961.

 Le precipitazioni maggiori si erano concentrate sui bacini collinari affluenti di Reno. L’andamento orario registrato dalle stazioni pluviometriche più significative dei suddetti bacini, ha mostrato la persistenza nel tempo delle piogge, che hanno raggiunto nelle 24 ore centrali dell’evento cumulate superiori ai 150 mm/24h, per le quali è stato stimato un tempo di ritorno superiore a 100 anni.

Infine la strumentale e interessata polemica , incomprensibile per alcuni , in verità non meteorologi e nemmeno climatologi.

Vero che il clima è sempre cambiato,  ma avveniva in centinaia e migliaia di anni non in alcuni decenni come sta avvenendo attualmente.

La rapidità dei cambiamenti è frutto del cambiamento della circolazione generale dell’atmosfera e alcuni fenomeni,  che pensavamo non potessero manifestarsi alle nostre latitudini o nel Mediterraneo stanno avvenendo.

La normalità “ nuova” sarà caratterizzata da lunghi periodi di scarsa pioggia con brevissimi periodi di precipitazioni intensa.

La serie storica delle precipitazioni , lunga un secolo mostra che simili quantità di pioggia non hanno precedenti.

Nemmeno nell’alluvione del Polesine nel 1951 causata dal Po.

Eventi con grandi quantità di pioggia ci sono stati , ma distribuiti in periodi più lunghi.

Infine il territorio urbanizzato è strutturato e conformato con il clima del tempo passato e,  questo ci obbliga a porre in essere velocemente la strategia di adattamento ai cambiamenti climatici e  la riduzione delle emissioni.

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