Le ambizioni di Pd e centrodestra ai ballottaggi

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Schlein punta a ottenere un 5-2 mentre il centrodestra guarda soprattutto a Catania. Lo scenario, da Ancona a Vicenza, passando per Brindisi,Terni, Massa, Siena e Pisa, della seconda tornata delle amministrative

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AGI – Si chiude lunedì la partita delle elezioni amministrative nelle Regioni a statuto ordinario. E si apre il primo round della sfida nei Comuni siciliani che vanno al voto. Nel primo caso, per quanto riguarda i capoluoghi di provincia, il centrodestra ha eletto quattro sindaci, strappando Latina e confermando la guida di Sondrio, Treviso, e Imperia, al primo turno. Mentre il centrosinistra ha vinto in due capoluoghi, Brescia e Teramo, dove già governava.

Ora gli occhi sono puntati sugli altri sette capoluoghi, che vanno al ballottaggio: Ancona, Brindisi, Vicenza, Terni, Massa, Siena e Pisa. Nel complesso saranno chiamati al voto 1,3 milioni di elettori in 41 città.

Nel capoluogo marchigiano, la coalizione di governo punta a strappare al centrosinistra per la prima volta la guida della città. In Toscana, il centrosinistra, invece, tenta di recuperare le tre città passate alla coalizione avversa nell’ultima tornata elettorale, cinque anni fa. Mentre, in Veneto, il centrodestra va a caccia di una riconferma che appare in salita a Vicenza. Infine, a Terni, il centrosinistra è rimasto fuori dalla competizione ed è una sfida tutta interna al centrodestra, tra un civico e un candidato sostenuto dai partiti.

In contemporanea con i ballottaggi si aprono le urne anche in 127 Comuni della Sicilia, tra cui Catania, Trapani, Siracusa e Ragusa. La sfida piu’ importante al primo turno del voto siciliano è sicuramente Catania, dove i tre leader del centrodestra, Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Antonio Tajani, hanno chiuso insieme la campagna elettorale.

Le ambizioni di Elly Schlein

L’asticella del Pd è fissata a quota cinque: tante sono città in cui i dem puntano a vincere ai ballottaggi. La segretaria Elly Schlein ha mobilitato, la scorsa settimana, l’intero stato maggiore per portare avanti quella campagna pancia a terra vista nei giorni precedenti al primo turno. Ma l’emergenza in Emilia-Romagna ha costretto tutti a tirare il freno a mano. Queste le città a cui puntano i dem: Vicenza, Massa, Pisa, Siena ed Ancona.

Il centrodestra, dopo la sconfitta a Brescia al primo turno, non ha replicato iniziative unitarie in vista dei ballottaggi. Ma si e’ ritrovato in Sicilia, a Catania, per tirare la volata a Enrico Trantino. Il candidato di FdI dovrà vedersela con Maurizio Caserta, sostenuto da Pd e M5s, e che tra gli assessori designati ha indicato, tra gli altri, l’ex ministra del Lavoro, Nunzia Catalfo.

La coalizione di governo punta, quindi, alla vittoria al primo turno a Catania (dove la soglia per vincere è il 40%) e ad almeno due o tre vittorie ai ballottaggi nei capoluoghi di provincia. In particolar modo, conta di riuscire a non cedere al centrosinistra tutte e tre i Comuni toscani contesi. In casa Pd circola ottimismo. C’è la consapevolezza che ai ballottaggi ci sono due o tre elementi che giocano a favore del centrosinistra e che potrebbe portare la vittoria anche in quelle realtà sulla carta piu’ difficili.

Come a Vicenza, dove il candidato dem, Giacomo Possamai (considerato vicino all’ex segretario Enrico Letta) sta giocando una partita per molti versi simile a quella che ha decretato la vittoria di Damiano Tommasi a Verona: puntare tutto sul proprio profilo, riunire quanto più centrosinistra possibile, evitare di dare una connotazione troppo di partito alla sua proposta.

Un modello che sembra seguire anche Schlein a livello nazionale: poco partito, tanto civismo. Anche perché sono state proprio le liste civiche la vera sorpresa del primo turno. Un altro elemento è rappresentato dalla bassa partecipazione al voto vista al primo turno.

L’elettorato dem, viene spiegato da fonti parlamentari impegnate in questa campagna elettorale, è quello che tradizionalmente si mobilita di più. In questa fase, poi, c’è la voglia nell’elettorato di centrosinistra di ‘battere un colpo’ rispetto alla destra al governo.

Le alluvioni che hanno flagellato l’Emilia-Romagna hanno richiamato ‘a casa’ la stessa segretaria e molti componenti della sua segreteria, primi fra tutti Davide Baruffi, responsabile Enti Locali, e Igor Taruffi, responsabile del coordinamento della segreteria. Entrambi infatti, siedono in quella giunta nella quale sedeva anche Schlein quale vice del presidente Stefano Bonaccini.

Priorità ai territori

A rimanere impegnata per i ballottaggi è la rete territoriale del Pd. Lo schema di Schlein, viene riferito, prevederebbe che siano i singoli territori a siglare le intese con le altre forze alternative alla destra per vincere al secondo turno. L’intenzione è quella di favorire queste intese ‘variabili’ a seconda del profilo del candidato dem, ma sempre con l’obiettivo di allargare il campo il più possibile. Dunque, “priorità ai territori”.

Con questo mantra la segretaria dem si sta preparando agli ultimi fuochi di campagna elettorale. “Non vuole stare nei palazzi, vuole andare in mezzo alla gente, anche a costo di prendersi qualche contestazione, come avvenuto con i ragazzi in tenda, alla Sapienza”, osserva un dirigente del Pd. L’obiettivo è di “riconnettersi con quell’elettorato che il Partito democratico ha perso negli ultimi anni”. Un approccio civico, dunque, che Schlein ha intenzione di tenere anche in alcune delle partite aperte con i ballottaggi.

Il silenzio elettorale che la segretaria si è imposta dopo l’alluvione in Emilia-Romagna è stato interrotto in Toscana, a Massa e Pietrasanta, per sostenere i sindaci di centrosinistra, rispettivamente Romolo Enzo Ricci e Lorenzo Borzonasca. Poi, venerdì, Schlein ha chiuso la corsa ai ballottaggi ad Ancona, unico capoluogo di Regione conteso alla destra.

Un programma ridotto all’essenziale. Anche questa una scelta precisa: stando a quanto riferiscono fonti del Pd al Senato, infatti, la strategia di Schlein è quella di far leva sul civismo che si e’ affermato al primo turno, cercando di non dare una connotazione troppo partitica alla sfida nelle città. Insomma, “cerca di tenere lontano il Pd nazionale, puntando alle forze locali”.

Uno schema che ricorda da vicino quello di Matteo Renzi che conduceva le sue campagne elettorali, per non dire delle edizioni della Leopolda, lasciando in secondo piano i gangli nazionali del Pd, puntando tutto sul mondo produttivo locale, su quello delle professioni o sugli intellettuali d’area. Oltre a questo, viene spiegato, con manifestazioni più di partito ti esponi al rischio di innervosire un alleato o l’altro: un rischio tanto più concreto in una situazione di alleanze variabili come quelle di queste comunali dove anche i ‘duellanti’ del Terzo Polo, Renzi e Calenda, si presentano separati in alcune realtà.

Le ambizioni del centrodestra

Dal canto suo, il centrodestra conta comunque di vincere agilmente a Catania, anche grazie alla legge elettorale che consente l’elezione con il 40% dei consensi. Mentre, per quanto riguarda i ballottaggi, ritiene contendibile Brindisi e almeno una delle tre città toscane al voto.

Ancona

Il candidato del centrodestra Daniele Silvetti (proveniente da FI) ha superato, col 45% al primo turno, la candidata di centrosinistra e Terzo Polo Ida Simonella (41,3%). Ma il secondo turno riapre la partita e la coalizione di centrosinistra ha già fatto partire il corteggiamento verso il terzo classificato, il candidato civico Francesco Rubini Filogna (6,1%), verso il M5s (il candidato Enrico Sparapani ha preso il 3,6%) e i Verdi (hanno sostenuto Roberto Rubegni, 1,7%).

Brindisi

Anche a Brindisi, proveniente da una amministrazione di centrosinistra, il candidato sostenuto dalla coalizione di governo è risultato in vantaggio al primo turno. L’indipendente Giuseppe Marchionna, appoggiato anche dal Terzo polo, ha ottenuto il 44%, mentre il candidato di centrosinistra, espressione dei Cinque Stelle, Roberto Fusco, ha preso il 33%. Anche qui, pur senza apparentamenti formali, il centrosinistra spera nell’elettorato degli esclusi: il candidato di Verdi-Si, Riccardo Rossi, che ha una dote del 10,1%. Ma Rossi è il sindaco uscente, che il centrosinistra non ha ricandidato, scegliendo Fusco, anche in virtù dell’accordo fra Pd e M5s.

Vicenza

Incerta, per il centrodestra, e’ la partita di Vicenza, dove il sindaco uscente Francesco Rucco (indipendente di centrodestra, proveniente da An) si è fermato al 44%, mentre il candidato di centrosinistra e Terzo Polo, Giacomo Possamai, ha ottenuto il 46,2%.

Pisa

Sfida apertissima in tutti e tre i capoluoghi toscani di provincia finiti al ballottaggio, ritenuti contendibili da entrambi gli schieramenti. Gli occhi sono puntati su Pisa, citta’ simbolo che il centrosinistra vorrebbe riconquistare. Qui, il centrodestra, con il sindaco leghista uscente Michele Conti, non ha vinto al primo turno per un soffio (49,9%). E Paolo Martinelli (41,1%) di centrosinistra, con Pd, M5s e Verdi-Si in coalizione, ora punta al ribaltone raccogliendo i voti dell’elettorato del candidato di sinistra, Francesco Auletta (6,7%), anche se Auletta ha escluso ogni intesa formale.

Siena

A Siena, la candidata proposta da FdI Nicoletta Fabio ha portato il centrodestra al 30,5%; mentre Anna Ferretti, di centrosinistra, si è fermata al 28,8%. Ferretti spera di contare sui voti delle altre forze di centrosinistra, andati al primo turno alla candidata del M5s Elena Boldrini e delle forze del Terzo polo, che hanno corso divise, restando sotto il 2%. Contesi da tutti i voti del terzo candidato Fabio Pacciani, che ha ottenuto il 22,6%, sostenuto da una serie di liste civiche.

Massa

A Massa, altro capoluogo toscano che il Pd punta a riconquistare, al primo turno si e’ posizionato in testa il sindaco uscente della Lega, Francesco Persiani (35,4%), sostenuto anche da FI, ma non da FdI, che ha presentato un suo candidato, Marco Guidi (20%) piazzato al terzo posto, quindi fuori dal ballottaggio. Al secondo turno andrà il candidato del centrosinistra Enzo Romolo Ricci (29,9%). A Massa il Terzo Polo si è spaccato: pur senza il proprio simbolo, Azione ha appoggiato Persiani, Italia viva invece Ricci.

Terni

Infine, un caso a parte è quello di Terni, citta’ governata negli ultimi cinque anni dal centrodestra con il sindaco leghista Leonardo Latini. FdI ha imposto un candidato di bandiera Orlando Masselli, che ha ottenuto al primo turno il 35,8%. Al secondo posto si è piazzato il civco di centrodestra Stefano Bandecchi (28,1%), patron della Ternana calcio e fondatore dell’Università degli Studi Niccolò Cusano. Per Bandecchi potrebbero votare molti degli elettori che al primo turno hanno scelto il candidato di centrosinistra (21,9%) e del M5s (10,8%).

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