L’allarme di Borrell: “Non possiamo permetterci un’altra guerra” nella regione. Gli 14 soldati italiani feriti “stanno bene”. “Appoggio incondizionato” di Mosca a Belgrado. E Macron punta il dito su Pristina
La minoranza etnica serba del Kosovo ha boicottato le elezioni locali nel nord del Paese ad aprile, consentendo all’etnia albanese di assumere il controllo dei consigli locali nonostante un’affluenza esigua, inferiore al 3,5%. Molti serbi chiedono il ritiro delle forze speciali di polizia del Kosovo e dei sindaci di etnia albanese che non considerano loro veri rappresentanti.
I manifestanti hanno esposto un’enorme bandiera serba che si estendeva per oltre 200 metri dal municipio al centro di Zvecan. Tre veicoli della polizia speciale del Kosovo di etnia albanese – la cui presenza suscita polemiche nelle aree settentrionali a maggioranza serba – sono rimasti parcheggiati fuori dall’edificio.
Gli italiani feriti “stanno bene”
“Volevo tranquillizzare che i ragazzi stanno bene. Tre erano i feriti che destavano preoccupazione all’inizio e sono stati ricoverati all’ospedale di Pristina. Sono due fratture alla tibia e una al polso curate in maniera opportuna dalla struttura sanitaria”. Lo ha detto il Capo di Stato maggiore della Difesa, l’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, in audizione davanti alle commissioni riunite Affari Esteri e Difesa del Senato e Difesa della Camera, parlando degli scontri.
L’allarme di Borrell
Nel rassicurare sulle condizioni dei 14 militari italiani feriti ieri, il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha espresso la sua grande preoccupazione avvertendo, come anche il capo della diplomazia europea Josep Borrell del rischio di un’escalation: “non possiamo permetterci un’altra guerra”, ha detto l’alto rappresentante per la politica estera Ue, mentre la Nato ha deciso di aumentare il contingente della missione in Kosovo, la Kfor.
“Siamo molto preoccupati per quello che sta accadendo in questa parte dei Balcani dove purtroppo la tensione sta salendo. Ho parlato sia con Aleksandar Vucic presidente della Serbia, sia con Albin Kurti primo ministro kosovaro, invitando entrambi alla calma”, ha detto Tajani.
Poi, ha aggiunto, c’è stata “una riunione di Italia, Germania, Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti, che sono i Paesi che lavorano per la stabilita’ della regione: insistiamo tutti con Vucic perché si possa arrivare a una pacificazione”.
In particolare, secondo Tajani “forse bisogna far si che anche l’insediamento dei sindaci di etnia albanese nel Kosovo del nord possa essere rinviato per cercare di calmare le acque”. Il ferimento dei militari delle forze Nato in Kosovo (oltre ai 14 alpini italiani anche una ventina di ungheresi) ha intanto portato l’Alleanza a decidere di dispiegare un contingente delle Forze di riserva operative per i Balcani occidentali.
Inoltre, “a un ulteriore battaglione di forze di riserva è stato ordinato di ridurre i propri tempi di preparazione al dispiegamento da quattordici a sette giorni, per essere pronto a rafforzare le forze Nato in Kosovo, se necessario”, ha stabilito il comando della Forza alleata congiunta di Napoli, che ha spiegato la decisione come “una misura prudente per garantire che la Kosovo Force abbia le capacità di cui ha bisogno per mantenere la sicurezza in conformita’ con il nostro mandato del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite”, ha dichiarato l’ammiraglio Stuart Munsch.
“C’è stata fin troppa violenza, non possiamo permetterci un altro conflitto” – Josep Borrell
“L’Ue si aspetta che Kosovo e Serbia agiscano con responsabilità – ha spiegato Borrell – e si impegnino nel dialogo facilitato dall’Unione per trovare soluzioni sostenibili alla situazione nel nord del Paese, per garantire la sicurezza di tutti i cittadini e preparare la strada per l’attuazione del nuovo accordo sulla normalizzazione. Abbiamo già molto violenza oggi in Europa. Non possiamo permetterci un altro conflitto. Spero che la mia voce venga ascoltata e che le persone si comportino in base alle nostre richieste”.
Anche Borrell ha sentito i leader del Kosovo e della Serbia, chiedendo a entrambi “di adottare con urgenza misure per ridurre le tensioni immediatamente e senza condizioni. Ogni ulteriore azione unilaterale dev’essere evitata e la calma va ripristinata”.
In particolare, e come primo passo, il capo della diplomazia europea ha chiesto “che le autorità kosovare sospendano le operazioni di polizia concentrate sugli edifici municipali nel Nord del Kosovo e che i manifestanti violenti si fermino”.
La posizione di Russia e Cina
Secondo la Russia, storicamente alleata della Serbia, il contingente Nato è un fattore che spinge l’escalation nei Balcani; ma anche Pechino ha espresso la propria solidarietà a Belgrado esortando a Nato a “rispettare sovranità e integrità territoriali dei Paesi interessati a fare cose che favoriscano la pace regionale”.
La Russia sostiene i serbi nella situazione con il Kosovo, ritiene che tutti i diritti e gli interessi legittimi dei serbi del Kosovo debbano essere rispettati e garantiti, ha detto il portavoce presidenziale russo Dmitry Peskov citato da Ria Novosti.
“Lo stiamo tenendo d’occhio. Noi sosteniamo assolutamente, incondizionatamente, la Serbia, sosteniamo i serbi. Riteniamo che tutti i diritti e gli interessi legittimi dei serbi del Kosovo debbano essere rispettati, che debbano essere garantiti, che non ci debba essere spazio per azioni provocatorie che violino i diritti dei serbi e, naturalmente, stiamo seguendo molto da vicino l’evolversi della situazione. Siamo preoccupati a questo proposito”, ha detto Peskov ai giornalisti.
E Macron punta il dito su Pristina
Il presidente francese, Emmanuel Macron, ha accusato le autorità kosovare di essere responsabili dell’escalation di tensioni nel nord del Paese durante le quali sono stati feriti 30 militari della Kfor.
“Molto chiaramente, c’e’ una responsabilità delle autorità kosovare nella situazione attuale e un mancato rispetto di un accordo comunque importante e che era stato siglato solo poche settimane fa”, ha affermato il capo dell’Eliseo da Bratislava, in Slovacchia.
L’Unione europea deve ripensare la sua governance e “inventare diversi formati” per soddisfare le aspirazioni di adesione dei paesi dell’Europa orientale e dei Balcani, ha proseguito Emmanuel Macron in un discorso pronunciato a Bratislava.
“E’ l’unico modo per rispondere alla legittima aspettativa dei Balcani occidentali, della Moldavia e dell’Ucraina, che devono entrare nell’Unione Europea e mantenere l’efficienza geopolitica”, ha dichiarato Macron, alla vigilia del vertice della Comunita’ politica europea di Chisinau.
A Bratislava Borrell ha incontrato il premier del Kosovo, Albin Kurti, per discutere delle tensioni nel nord del Paese. “La situazione attuale è pericolosa e insostenibile. Abbiamo bisogno di una de-escalation urgente e di una soluzione attraverso il dialogo per tornare al nostro lavoro sull’attuazione dell’accordo raggiunto”, spiega Borrell in un tweet.