Opportunità o minacce in tavola

Agroalimentare & Enogastronomia

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Nelle nostre società dell’opulenza il cibo si è sempre fatto arte con sapori e profumi che ci raccontano storie di monti e pascoli, tramandando tradizioni che non si sono mai arrestate, giungendo sino ai nostri giorni in un arcobaleno di gusti e virtù nutritive e salubri. Il cibo sintetico si pone in contrapposizione a tutto ciò? In Italia, in Puglia è stato vietato ma potrebbe arrivare nel libero mercato dell’UE?

Il latte è l’alimento primordiale sin dai nostri primi giorni di vita, per tutti i neonati dei Mammiferi. La sua utilizzazione per la produzione di alimenti risale al Neolitico ed oggi è sulle nostre tavole con grandi varietà di prodotti derivati: i prodotti lattiero caseari, realizzati con la trasformazione del latte e consumati in varie culture da millenni.

La filiera del latte inizia in allevamento, dove animali di varie specie (prevalentemente bovina, bufalina, ovina, caprina) sono selezionati, nutriti e controllati per la produzione di tale alimento. In Italia tutte le aziende da cui proviene il latte, destinato all’alimentazione umana, devono essere registrate dai Servizi Veterinari dell’ASL, ma il latte, in un futuro forse molto prossimo a noi, potrebbe avere anche “origine controllata” in laboratorio o meglio nei fermentatori.

La fermentazione, da secoli utilizzata per produrre alcool e pane, è stata applicata alla produzione dei nutrienti base della nostra alimentazione, quali le proteine. Il processo consiste nel copiare nel lievito il gene responsabile della produzione delle proteine ​​del latte di mucca. Il gene istruisce il lievito su come produrre le proteine ​​in modo altamente efficiente. Quindi il lievito viene messo nei fermentatori dove si moltiplica rapidamente. Le proteine ​​sono quindi combinate con vitamine, minerali, grassi e zuccheri non animali, pertanto senza colesterolo o lattosio, per produrre i latticini.

Sono stati effettuati dei test in doppio cieco per verificare che non vi è alcuna differenza rispetto ai latticini tradizionali per gusto, consistenza e bontà, con il vantaggio di escludere il lattosio, il colesterolo, gli ormoni e gli antibiotici. L’azienda Remilk in Israele, con i suoi prodotti lattiero caseari, è solo un esempio, altri sono rinvenibili un po’ ovunque, anche in Europa e in Italia. Prontamente le associazioni di produttori, allevatori e consumatori hanno lanciato l’allarme, così come accaduto per le farine di insetti, la carne coltivata.

L’allerta riguarda la possibilità che tali prodotti possano danneggiare la salute dei consumatori e soprattutto minacciare la produzione e il commercio delle aziende che utilizzano le materie prime tradizionali. Osserviamo che occorreranno le necessarie autorizzazioni prima che tali prodotti arrivino sui mercati dell’UE, prima che possano minacciare le nostre filiere produttive.

L’Italia, di recente, ha promulgato un decreto per vietare ogni attività finalizzata alla produzione e distribuzione di alimenti e mangimi sintetici.  Il Ministro dell’agricoltura e il Ministro della Salute fanno leva su come al momento solo poche ricerche abbiano affrontato “brevemente” gli aspetti di sicurezza del cibo sintetico e come sia ancora dibattuto l’aspetto della sostenibilità ambientale di tali produzioni: “non sono stati osservati grandi progressi, in termini di questioni tec­niche è ancora fondamentale svolgere tantis­sima ricerca al fine di ottimizzare la meto­dologia di coltura cellulare”. Infatti la ricerca è ancora in fase embrionale e non si ferma come affermano i docenti universitari.

Riportiamo in breve l’esito di una ricerca del Ce Delft, (centro studi olandese specializzato in tematiche ambientali) che ha fatto uso del metodo Life Cycle Assessment LCA (valutazione del ciclo di vita) in base alla UNI EN ISO 14044:2021. Nello studio è stato scelto l’approccio attributivo, in quanto, hanno affermato, si sta analizzando un prodotto in fase di sviluppo, che ha già le proprie variabili interne ed esterne. I risultati riguardano uno scenario di produzione entro il 2030, che ingloba i cambiamenti attesi, internamente ad es. l’aumento della produzione di carne coltivata (CM), ed esternamente ad es. gli impatti sull’uso delle fonti di energia. I risultati sono stati confrontati con i prodotti proteici convenzionali, ed osserviamo come l’impatto ambientale sia superiore rispetto al tofu e ad altri alimenti proteici senza carne (soia, ecc), ma di gran lunga inferiore rispetto agli allevamenti di bestiame tradizionali.

Tuttavia, riguardo ai novel food, in base della normativa UE qualsiasi cibo che non sia stato consumato “in modo rilevante” prima del maggio 1997 è da considerarsi un nuovo alimento. La categoria comprende “nuovi alimenti, alimenti da nuove fonti, nuove sostanze utilizzate nei prodotti alimentari nonché nuove modalità e tecnologie per la produzione di alimenti”.

Dal 1 gennaio 2018 solo la Commissione Europea può autorizzare i nuovi alimenti e può chiedere all’EFSA, l’Agenzia europea per la sicurezza alimentare, di effettuare una valutazione scientifica dei rischi per stabilirne la sicurezza. Le valutazioni dell’EFSA in termini di sicurezza sono una tappa fondamentale nella regolamentazione dei nuovi alimenti, su tali valutazioni si basa il lavoro degli enti decisionali europei e nazionali che autorizzano i prodotti sul mercato europeo. Per gli alimenti tradizionali, provenienti da Paesi terzi, il nuovo regolamento semplifica il processo di autorizzazione richiedendo prove della sicurezza d’impiego in almeno un Paese extraeuropeo per un periodo di 25 anni.

Il prossimo 7 giugno si celebrerà la Giornata Mondiale della sicurezza alimentare e presso l’Auditorium Cosimo Piccinno, al Ministero della Salute, si terrà un convegno per celebrare la ricorrenza. Una sessione riguarderà “La sicurezza alimentare e l’approccio One Health: come declinare la Tutela del consumatore e la promozione del made in Italy”. In tale sessione verrà presentata un’anteprima della nuova campagna di comunicazione dell’EFSA.

Il fermento di opinioni e il dinamismo della ricerca scientifica in merito sono plausibili, considerando che il nostro pianeta si dovrà presto confrontare con le problematiche connesse ad una popolazione di 10 miliardi di persone prevista per la fine di questo secolo, sottolineiamo…con risorse sempre più scarse.

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