Nel Paese tutti i boia sono scelti tra i detenuti. Mohammad Shahjahan era in prigione dal 1991 e non si è pentito: “Se non lo avessi fatto io, sarebbe stato un altro”
AGI – Un detenuto condannato per omicidio in Bangladesh è stato liberato con uno sconto di dieci anni sulla pena, grazie ai meriti speciali acquisiti come boia, per aver curato l’esecuzione di 26 condannati alla pena capitale tra cui capi politici e militanti islamisti.
Generalmente per ogni esecuzione capitale la condanna al detenuto boia è ridotta di due mesi, sebbene si tratti di una concessione che può essere applicata solo una volta l’anno a prescindere dal numero delle persone giustiziate.
Nel Paese tutti i boia sono scelti tra i detenuti. Shahjahan era in prigione da maggio 1991 e ha spiegato di non essersi pentito della mansione svolta: “Ero un po’ più coraggioso e perciò mi assegnarono il lavoro di boia. Se non lo avessi fatto io, lo avrebbe fatto qualcun altro” ha detto ai giornalisti dopo la scarcerazione.
Tra i detenuti cui Shahjahan ha stretto il cappio intorno al collo si annoverano sei tra i condannati per l’assassinio di Sheikh Mujibur Rahman, considerato il padre della nazione, oltre a personaggi di spicco della formazione islamista Bangladesh Jamaat-e-Islami.
Secondo il gruppo locale per i diritti umani Odhikar, tra gennaio 2021 e marzo 2022 sono state 411 le persone condannate a morte nel primo grado di giudizio e sette quelle che hanno salito il patibolo.