La Mostra su Frida Kahlo e Diego Rivera a Padova ha sottolineato aspetti interessanti dei due artisti, ripercorrendo alcune fasi del difficile, contrastato rapporto. Quando i due si conobbero nel ’22 lei aveva già subìto 32 interventi chirurgici a seguito dell’incidente che a 18 anni le aveva sconvolto la vita: ha inizio così il sodalizio artistico/sentimentale fra due personalità molto forti e spesso in conflitto. Il matrimonio stesso sarà molto burrascoso e terminerà col divorzio.
Già a partire dalla prima stanza della mostra mi sono sentita immersa in un’atmosfera particolare che mi ha ricordato il periodo fra gli anni ’30 e ’40 in cui in Messico si ritrovavano personaggi come Trotskij, Neruda e quant’altri…oltre ai nostri due pittori ovviamente. Mi sono sentita coinvolta nelle vicende umane di tutti loro, così importanti sul piano artistico -letterario ma anche politico. E ho ritrovato anche l’atmosfera della casa di Frida, che ho visitato a Città del Messico nel 2003, nonché dei murales di Diego all’interno del Municipio stesso.
Nella seconda e terza stanza della Mostra ci si sentiva immersi nel Modernismo messicano, ma anche negli aspetti autobiografici di Frida ritratta nelle foto di suo padre, di Tina Modotti, di Edward Weston e successivamente di André Breton.
L’opera di Frida “Autoritratto sul letto” restituisce un’immagine veritiera ed efficace del suo inconscio e del rapporto col mondo dell’infanzia (aveva anche subito un aborto spontaneo, che la lasciò devastata).
Negli autoritratti lo sguardo magnetico di Frida catalizza l’attenzione, restituendo i drammi da lei vissuti.
Nella sua opera più enigmatica si vede invece una serie di abbracci intrecciati: l’universo abbraccia la terra ritratta come una donna dalla pelle color muschio che abbraccia Frida che a sua volta avvolge Diego in un abbraccio materno: sul seno di lei c’è una ferita sanguinante.
Diverso è l’approccio di Diego all’infanzia, come si nota nell’opera “Modesta”: lo sguardo della bambina è malinconico, non esprime alcuna gioia. Nei “Girasoli” invece lui ritrae bambini concentrati nei giochi, e tutta l’immagine trasmette pace e vitalità.
In “Paesaggio con cactus” lui sceglie come protagonista l’ironia, i cactus hanno quasi forma umana…Ritrae spesso la quotidianità delle popolazioni indigene, come per esempio in “Venditrici di calle” dove il bianco dei fiori campeggia illuminando uno dei suoi dipinti più belli.
La riproduzione della cultura latinoamericana tanto amata da Diego si esprime poi perfettamente ne “Il guaritore”, dove una donna ha portato il figlioletto, ferito alla testa, dal curandèro.
Un tratto comune dei due rimane certamente il legame con l’arte precolombiana, mediato dal loro personale percorso insieme nella sua complessità. Ambedue mettono su tela (e sui murales nel caso di Diego) i colori e gli umori del mesoamerica fatti di forti contrasti, di colori vividi e di sofferenza, forse più intimista in Frida che ha dovuto elaborare tramite la pittura i numerosi traumi della sua esistenza.
E ambedue compiono una perfetta riproduzione del quotidiano e della cultura dei luoghi a loro cari, con i sentimenti dei protagonisti sullo sfondo dell’epopea di un popolo con le sue contraddizioni e le sue tragedie.
Sandra Massai Fallaci ©
foto pinterest.fr