La tragedia di Mestre ha drammaticamente posto in primo piano il problema della sicurezza stradale nel nostro Paese. Problema che già qualche anno fa era tragicamente emerso con il crollo del ponte Morandi a Genova. Tante sono state le congetture fatte su quest’ultima tragedia: la stampa ha parlato di un malore dell’autista, un uomo di quarant’anni molto esperto nel suo lavoro. Alcuni giornali hanno ipotizzato che il malore possa dipendere dagli effetti collaterali del vaccino. L’autopsia accerterà le reali cause della morte. L’autobus elettrico, secondo le dichiarazioni di alcuni testimoni, ha preso fuoco al momento dell’impatto contro il guardrail per poi precipitare giù sulla ferrovia sottostante, facendo un volo di circa una decina di metri. Sembrerebbe che se il mezzo non si fosse incendiato al momento dell’impatto contro la struttura di contenimento probabilmente i sopravvissuti sarebbero stati di più. Oggi stanno uscendo fuori dei documenti, si parla di un fascicolo “esplorativo”nel quale la stampa locale aveva denunciato il degrado e lo stato di pericolosità del viadotto, fascicolo, sembrerebbe, noto alla procura di Venezia. Come sempre accade nel ginepraio di burocrazia del nostro Paese, sarà sicuramente impossibile attribuire responsabilità. Una cosa però deve far riflettere: il problema del grave degrado delle infrastrutture italiane si trascina da anni perché esse sono vecchie e con poca o nessuna manutenzione; questa mancanza di controlli e manutenzione è dovuta anche alle politiche rigoriste imposte dalla UE al nostro Paese. Se i governi locali e quello nazionale non prenderanno coscienza sull’urgenza di intervenire costruendo nuove strutture e garantendo l’adeguata manutenzione delle vecchie, queste tragedie purtroppo si ripeteranno come un’agghiacciante roulette russa. Il livello di civiltà di un Paese è dato soprattutto dallo stato delle sue strade e noi italiani dovremmo saperlo bene dal momento che abbiamo avuto nella nostra storia nazionale forse i più grandi costruttori di strade: i romani, le cui strade e ponti ancora oggi sono in piedi, i quali sapevano già più di duemila anni fa che un grande Stato ed un’economia viva si basano sulle vie di comunicazione. Si rimane comunque perplessi sul fatto che un guard-rail, anche se nuovo, possa impedire il suo sfondamento ad un autobus del peso di circa 18 tonnellate già con una trentina di persone a bordo ed in movimento. Purtroppo la sicurezza stradale nel nostro Paese è un grande problema che merita attenzione ed investimenti perché riguarda la vita di tutti; dobbiamo poterci muovere su tutto il territorio nazionale senza temere che, come una roulette russa, possa succederci qualche grave incidente. Le nostre infrastrutture sono vecchie e malmesse perché, fatte in cemento armato, materiale che dura circa un cinquantennio, risalgono quasi tutte a quella straordinaria stagione che vide fiorire il miracolo economico italiano, agli anni sessanta. Purtroppo anche le infrastrutture recenti a volte crollano a causa dell’imperizia e delle speculazioni di chi curò i lavori. L’immoralità diffusa e l’assenza del senso dello stato hanno prodotto dei veri illeciti che, complice la mancanza di adeguati controlli, si sono tradotti in opere prive di ferro e dei criteri richiesti.