L’Unical alla scoperta del Nido di Seta

Calabria

Di

Di Mariachiara Monaco

Il Disu Unical spalanca le porte al territorio invitando realtà industriali di successo, a dimostrazione di quanto la Calabria abbia da offrire tra storia, cultura e voglia d’impresa. È questo il significato dell’incontro intitolato Il ritorno alle antiche pratiche: facciamo seta in Calabria, organizzato nell’ambito di un ciclo di seminari di Storia economica e sociale dell’età moderna.

All’incontro hanno partecipato Katia Massara, docente di Storia Contemporanea, Giuseppe Squillace, ordinario di Storia Greca e delegato orientamento, placement e terza missione del Disu, e Giannantonio Scaglione, professore di Storia Moderna che ha avuto l’idea di far vivere ai suoi studenti un’esperienza laboratoriale, facendo loro ascoltare dal vivo il testimonial prescelto: la Cooperativa Nido di Seta di S. Floro (Cz).

Una realtà imprenditoriale molto importante, che affonda le sue radici nella storia. Infatti dal 14° al 18° secolo la città di Catanzaro è stata considerata la capitale europea della seta, un’antica tradizione che è tuttora molto sentita e che di recente ha ritrovato un forte impulso grazie a tre ragazzi: Giovanna Bagnato, insieme a Domenico Vivino e Miriam Pugliese, che dopo diverse esperienze lavorative nel nord Italia e all’estero, si sono ritrovati nel 2013 nella cittadina catanzarese.

Ed ecco qui l’idea: restare per dar vita ad un sogno apparentemente ardito, ma non troppo.

I tre amici hanno proposto al Comune di recuperare e gestire 5 ettari di terreno con oltre 3.000 gelsi abbandonati e, dopo le consuete lungaggini burocratiche, finalmente nel 2014 hanno fondato la cooperativa Nido di Seta.

La cultura serica è ancora molto sentita in Calabria e quindi si trattava di riprendere e valorizzare qualcosa che già c’era, ma che era stata praticamente trascurata. Per fare questo, data la loro limitatissima conoscenza della gelsibachicoltura, i ragazzi si sono affidati alle anziane del luogo e dei borghi limitrofi, con le quali hanno avviato l’attività.

Ciò che propone Nido di Seta è un contatto diretto con il territorio, dove conoscere il gelseto e i bachi allevati, fino alla trattura della seta: nel dipanamento dei bozzoli ad esempio si può ammirare come più fili di seta, unendosi tra loro, formano un unico filo lungo oltre 2.000 metri. Senza dimenticare lo splendido museo inserito nella bellissima cornice di Castello Caracciolo, un percorso naturalistico nel cuore di una pineta, che si conclude con la degustazione di prodotti del territorio provenienti da agricoltura biologica.

«La nostra è stata una pratica di ritorno in Calabria. Miriam è cresciuta al nord, come anche io che mi sono aggiunta dopo, mentre Domenico si è laureato a Napoli, ma tutti sentivamo il fascino e la nostalgia dei racconti dei nostri nonni», ha spiegato Cristina Orso Manzonetta alla platea attenta e curiosa degli studenti raccolti in aula Alcaro: «Sabato scorso abbiamo festeggiato dieci anni dalla nascita della cooperativa. Sono stati anni di fatiche, di momenti duri, ma oggi possiamo dire di avere tanti sogni per il futuro», racconta, mentre mostra al pubblico il ciclo di vita del baco, sostenuto da oltre 3000 piante di gelso e allevato in azienda secondo le tecnologie più innovative, ma mantenendo al tempo stesso la filiera tradizionale e home made. Un vero miracolo che non a caso ha richiamato sulla piccola azienda di San Floro l’attenzione di Gucci, che l’ha scelta per il suo progetto nature positive “From the ground to the collection”, in virtù della straordinarietà della sua produzione 100% made in Italy, anzi made in Calabria. Ancora più sorprendente è stato poi il risultato ottenuto con l’Academy: per tramandare gli antichi saperi e avere più persone formate su questa coltivazione, Nido di Seta ha organizzato una serie di corsi tematici su molteplici aspetti, dalla lavorazione alla tessitura, dall’allevamento del baco da seta ai vari metodi di tintura naturale. Mai, i lungimiranti ragazzi avrebbero pensato di ricevere un’inaspettata e consistente risposta dall’estero, da paesi come Stati Uniti, Argentina, Inghilterra, Slovenia, Germania.

Turismo ma non solo, visto che quello didattico è uno degli ambiti che ha caratterizzato fin dall’inizio la Cooperativa, la quale  ha ospitato moltissime scolaresche, di tutta la Calabria e non solo: per Nido di Seta investire sui giovani e sulla scuola è fondamentale, per far scoprire alle nuove generazioni una realtà ricca di valori, determinante per la crescita del territorio: «Mostrare ai bambini e ai ragazzi che da un bruco nasce il tessuto più prezioso del mondo è un prodigio: si può solo rimanere incantati di fronte a qualcosa di cui noi non siamo artefici».

Il professor Scaglione ha ricordato ai suoi studenti – che al termine della presentazione hanno potuto toccare, affascinati e incuriositi, i bozzoli, i filati e vari strumenti di produzione – quanto preziose siano testimonianze come questa per far conoscere pratiche di recupero del passato che rappresentano anche una strada per il futuro.

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