Sempre meno giovani e sempre meno laureati. Tredici regioni italiane su 21 non sono solo in declino demografico perché molti vanno via, ma fanno fatica a formare i pochi giovani che rimangono e portarli fino alla laurea universitaria. E non è solo il Sud a soffrire. Nella mappa di tutte le regioni europee elaborata dalla Dg Politiche regionali della Commissione UE sulla base di quattro indicatori (immigrazione netta di giovani, variazione del numero di laureati, a numero di laureati in età lavorativa e variazione della popolazione in età lavorativa) spiccano Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta al Nord Ovest, Friuli Venezia Giulia a Nord Est, ma anche le Marche, l’Umbria e l’Abruzzo al Centro. A queste si aggiungono sei delle sette regioni che per i parametri europei rientrano tra quelle “meno sviluppate”: Sardegna, Sicilia, Calabria, Puglia, Basilicata e Molise. Fa eccezione la Campania che soffre meno delle altre la fuga dei giovani e ha percentuali di laureati più alte. Ma resta comunque in bilico, come altre 35 regioni del resto dell’Unione.
Stiamo parlando di territori alle prese con un’accelerazione del calo della popolazione in età lavorativa, accompagnato da un numero di laureati che tra il 2015 e il 2020 è rimasto stagnante, a livelli molto bassi. In Francia sono in questa situazione solo tre regioni (Champagne-Ardenne, Lorena e Alta Normandia), in Germania quattro regioni dell’Est, una sola in Portogallo e nessuna in Spagna. Nel confronto tra Paesi, l’Italia si colloca appena sopra la Romania con meno del 20% di laureati tra 25 e 64 anni contro il 18,78% della Romania, il 50,8% dell’Irlanda o il 40% di Francia e Spagna e il 30% di Portogallo e Germania. Fuori dalla Ue, i termini di paragone ai due estremi sono il Canada (62%) e il Messico (18%). Lo scroso settembre l’eurodeputato dell’ Ecr Dennis Nesci aveva sferzato le Regioni del Sud a mettere in pista politiche attive per evitare lo sradicamento della popolazioni giovanile di talento dalle proprie terre. “Serve il massimo impegno per garantire ai giovani il diritto a restare nella loro terre, ai governatori delle sei regioni del Sud per condividere l’opportunità che l’Europa mette a disposizione dei giovani talenti”. aveva detto a Settembre il deputato.
“Si tratta di un’iniziativa – spiegava Nesci – che prevede azioni quali l’individuazione di opportunità di collaborazione e di conoscenze trasferibili da altre regioni per migliorare le strategie esistenti, lo sviluppo di capacità, l’individuazione di fonti di finanziamento e il finanziamento a complemento dell’assistenza tecnica, per supportare gli enti regionali che decideranno di aderire al progetto della ‘Trappola dei talenti'”. “Un ambizioso programma – conclude – per imprimere un nuovo slancio alla riqualificazione professionale e al miglioramento delle competenze. La scorsa settimnana il Parlamento europeo come ha comunicato ,o stesso Nesci, relatore ombra del provvedimento in commissione Regi ha apprvato un piano assai importante a Strasburgovolto alla vaòorizzazione dei nuovi talentoi in Europa. “Nel corso di questa iniziativa – spiega l’eurodeputato – si prevedono azioni come l’individuazione di opportunità di collaborazione e di conoscenze trasferibili da altre regioni per migliorare le strategie già esistenti, lo sviluppo di capacità, l’individuazione di fonti di finanziamento e il finanziamento aggiuntivo per l’assistenza tecnica, al fine di sostenere gli enti regionali che hanno aderito al progetto della ‘Trappola dei talenti’. Si tratta di un programma ambizioso, che mira a dare un nuovo impulso alla riqualificazione professionale e al miglioramento delle competenze, soprattutto per le aree più periferiche dell’Europa”.