Elezioni presidenziali e legislative di Taiwan a rischio interferenza

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Il PCC (Partito Comunista Cinese) con la spalla del MSS (importante Agenzia planetaria), si appresta a sabotare le elezioni di Taiwan del 13 gennaio. La potente Agenzia cinese ha ingaggiato la nota rock band dell’isola di Taiwan MayDay, per rilanciare i loro brani attraverso le antenne della NRTA (National Radio and Television Administration) del servizio pubblico cinese.

La MSS attraverso la Radio TV di Stato NRTA, ha ordinato alla nota band di rilasciare dichiarazioni in favore di Pechino, sostenere la “One China Policy” del PCC e di collaborare nella propaganda anti Taipei oltre ad altri messaggi politici contro Taiwan.

Ufficialmente la Rock Band ha rifiutato l’offerta, ma sappiamo anche che l’MSS difficilmente si accontenta di un rifiuto.

Il PCC non demorde, è pronta ad investire cifre considerevoli nella propaganda online e nel dare la possibilità ai giovani di Taiwan, di accedere alle prestigiose università cinesi, fino ad oggi precluse.
Non è un mistero che il presidente cinese Xi Jinping voglia portare la sua sfera di influenza sull’isola e, per raggiungere questo obiettivo è disposto ad ogni sacrificio. E il sabotaggio delle elezioni rientra in una delle sue priorità.

Le convinzioni di sabotare le elezioni di Taiwan maturarono il 26 dicembre in occasione della cerimonia celebrativa in onore del giorno della nascita dell’
ex presidente del PCC Mao Tse-Tung. In quell’occasione il presidente Xi ha affermato con fermezza nella Grande Sala del Popolo di Pechino, la necessità di portare a compimento la visione di Mao; ha inoltre sostenuto la continuazione della Politica della Cina come unica entità storico geografica, sottolineando che l’unificazione della Cina fa parte dell’identità storica della Cina.

Delle manovre del PCC per riportare nell’alveo cinese Taiwan, ne è stato messo a conoscenza anche il presidente degli Stati Uniti il nonno Joe Biden. Il PCC sta fagocitando i partiti politici filo-cinesi ad esercitare un’influenza economica nella regione per promuovere gli interessi di Pechino e impedire l’indipendenza di Taiwan.

Ovvio che se la riunificazione pacifica non dovesse avvenire, il PCC ha un piano B, ben più cruento, l’intervento armato su Taipei. Il PCC è irritato con Taipei per il suo governo democratico, in contrasto con il governo autoritario di Pechino. Il PCC non è preoccupato né dell’indipendenza rivendicata da Taiwan, né delle rivendicazioni dei piccolo scogli emersi contesi con Taiwan. Ciò che veramente terrorizza il PCC è il sistema politico democratico dell’isola. Taiwan e Cina condividono le stesse radici, ciò che le contraddistingue è il sistema partecipativo, a Taiwan si tengono elezioni libere, a Pechino le elezioni sono frutto di mediazioni tra le correnti interne al PCC. Ecco perché un paese democratico a poche miglia dalla Cina preoccupano il PCC. La Cina è un grande Paese dalla grande estensione, sarebbe difficile per il PCC mantenere il controllo del paese continentale, se il popolo rivendicasse libere elezioni.
Di questo Taiwan ne è cosciente, per questo il governo ha votato per il rafforzamento di basi missilistiche nell’isola. Taiwan ha ben compreso che il rallentamento dell’economia cinese potrebbe aumentare gli appetiti di Pechino. Lo specchio di mare pullula di navi e aerei spia cinesi che interagiscono con gli spy sat collocati sulla verticale di Taiwan. Hanno costituito una rete impenetrabile con cui possono controllare ogni operazione di import ed export di Taiwan.

La famosa via della seta, la Belt and Road, taglia fuori il movimento di merci di Taiwan, rendendola vulnerabile dalle fauci di Pechino.

Ormai siamo a poche ore dall’apertura dei seggi elettorali. Alle coalizioni per vincere basta una maggioranza semplice. Non è previsto il ballottaggio. Il voto viene espresso di persona, apponendo un segno sul candidato preferito. Il processo elettorale essendo privo del voto elettronico, obbliga i cittadini elettori che vivono fuori dell’isola a rientrare per esprimere il loro voto. Ad ogni elettore, verranno consegnate due schede, una per il candidato della propria circoscrizione e una per il voto nazionale. Il sistema elettorale assegna 113 seggi nel parlamento unicamerale, di cui 73 sono eletti a maggioranza semplice in circoscrizioni definite pilota e 34 seggi assegnati proporzionalmente a ciascun partito.

Un partito per entrare nel parlamento (Yuan), deve raggiungere lo sbarramento del 5% dei voti totali per ottenere i seggi necessari. Una piccola quota costituita da 6 seggi, è riservata alla popolazione indigena di Taiwan, che non discende dal ceppo cinese.

Pechino affila le armi per destabilizzare il voto in suo favore. Vedremo domani quale sarà il risultato dopo la chiusura dei seggi alle ore 16.00. Qualunque sia il voto che uscirà dalle urne, provocherà scossoni politici nel PCC. Anche gli americani seguono con trepidazione il voto, le acque territoriali di Taipei pullulano di navi da guerra americane, britanniche e australiane, oltre al sorvolo continuo di aerei dell’asse anglosassone.

Maurizio Compagnone
Analista

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